Capitolo 28 - Fenice

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Chiara

Il telefono squilla, ma lei non risponde. Sono cinque ore che la aspetto a casa, sono le due del mattino, ma di Jane nemmeno l'ombra. L'ennesimo sospiro stanco abbandona le mie labbra.

Dove sei, Jane? Davvero i miei limiti, quelli che così tante volte hai promesso di voler rispettare, ti infastidiscono tanto da farti provare il desiderio di fuggire da me? Non voglio che pensi di non poter uscire per conto tuo. Però vorrei non essere qui a chiedermi che cosa ti sia successo. Vorrei che tu non sentissi il bisogno di non dirmi nemmeno dove ti trovi.

Ammetto che ci sono state volte in cui io sono uscita di casa, a qualsiasi ora, anche in piena notte. Ma non c'è stata occasione in cui non l'abbia avvertita o le abbia lasciato un post«it accanto al letto o sul tavolo della cucina. Non pretendo da Jane che sia come me, sarebbe strano, perfino inquietante, avere una relazione con la fotocopia di me stessa. Tuttavia, vorrei che il mio rapporto fosse con la stessa persona con cui è iniziata due anni e otto mesi fa.

Che cosa è accaduto alla ragazza che conobbi tre anni fa, Jane? Forse è colpa mia se tutto quello che eri è quasi completamente svanito?

Ricordo bene cosa ha fatto sì che, nonostante tutto, io l'apprezzassi. Era testarda, premurosa. Pronta a fare di tutto per ottenere quello che voleva. Irrazionale, ma tremendamente razionale allo stesso tempo. Svampita, un poco ingenua. Energetica, tremendamente affrettata nel trarre le sue conclusioni. Pretenziosa, ma anche accomodante e comprensiva allo stesso tempo.

Oggi ti guardo e mi chiedo chi tu sia realmente. Forse, se tu non fossi cambiata tanto, alla fine il nostro rapporto avrebbe davvero avuto qualche chance di funzionare. Per la persona che eri, lo sai meglio di me, sono stata disposta a cambiare. Eppure è come se tutti i cambiamenti che ho fatto ti avessero dato il diritto di voltare le spalle a qualsiasi tua promessa. Come se il mio cercare di essere migliore per te ti avesse dato delle buone basi per cominciare a comportarti come se io fossi un mostro senza diritti e senza cuore.

Osservo il panorama fuori dalla porta finestra in cucina. Mi rifiuto di salire sul balcone, anche dopo tutto questo tempo. All'inizio non era di alcun fastidio per Jane, adesso sembra un reato di stato e capita che talvolta litighiamo a riguardo.

Che ti ho fatto perché tu ce l'abbia tanto con me? Cosa ti ho fatto mancare? Amore incondizionato forse? Sapevi che sarebbe stato così. Hai sempre ribadito che non sarebbe stato mai un ostacolo per te.

Evidentemente, aveva sbagliato le sue previsioni. Forse comincia a capire che tra l'idea di dover avere a che fare con qualcosa di simile per sempre e l'affrontarlo davvero, anche solo per qualche anno, c'è un grande oceano, un mare di stanchezza ed esasperazione che la maggior parte delle persone non mette mai in conto. O magari avere a che fare con tutto questo non è mai stato nei suoi piani. Magari non ha peccato di presunzione sopravvalutandosi, ma credendo che io sarei effettivamente cambiata abbastanza da diventare tutto quello che lei avesse voluto.

Hai avuto tanta fretta. Fretta di avermi, fretta di chiamarmi "la tua ragazza". Fretta di vivere al mio fianco e fare colazione con me tutti i giorni. Fretta degli abbracci alle due del mattino e delle rassicurazioni quando hai un incubo. E allo stesso modo adesso hai fame. Fame di essere tutto ciò che amo, fame di possedere la mia carne. Fame di cose che hai sempre saputo che io non avrei mai potuto darti.

Non so se io mi stia raccontando delle menzogne, ma credo che non sia esattamente questo il problema. O forse la speranza mi sta rendendo tanto cieca da potersi permettere di indossare la maschera di convinzione. Vorrei solo sapere che cosa ci sia davvero dietro questa sua irritazione costante.

Alissa è sempre stata dalla tua parte, eppure anche lei ha notato che non sei più in te. All'inizio mi chiamava paranoica, ora la noto che ci guarda preoccupata quando io ti parlo e tu sembri così distante, anche se poi non dice nulla. E tu, lo hai notato come stai cambiando? Come sei diversa.

Non voglio incolpare Jane per essere diventata una persona nuova dopo tutti questi anni. Ma c'è una bella differenza fra evolversi e cambiare, e Jane pare trasformarsi ogni giorno di più in qualcuno di totalmente opposto alla vecchia se stessa. Vorrei prendermene la colpa, se solo non fossi stata per tutto questo tempo in prima linea a dirle che la nostra relazione era un errore, o se solo riuscissi a vedere dov'è che sbaglio. Almeno saprei che non è impossibile invertire il processo, che semplicemente cambiando qualcos'altro di me potrei evitare questo suo viaggio verso una deriva lontana.

La porta si apre ed io mi dirigo in salotto con grandi falcate. Jane richiude il battente e sussulta quando la mia figura, immobile, entra nella sua visuale. Non dice una parola, mi guarda soltanto. Odora di ristorante, credo che questo sia il miglior modo di descrivere la scia che si è portata dietro. Dubito ci sia andata da sola, ma non è questo che mi preme adesso.

«Stai bene?»

Anche i vicini di casa possono sentire la preoccupazione che domina la mia voce. Senza emettere suono, Jane scrolla le spalle e si dirige in camera da letto, lasciandomi impalata a fissare il punto del corridoio in cui l'ho persa di vista. La sola vera risposta che ottengo, è sordo chiudersi della sua porta.

Nemmeno in questo atteggiamento ti riconosco più. Che cosa è successo, Jane? Ho la sensazione che l'unica cosa che ancora so di te sia il tuo nome, quattro lettere per chiamare qualcuno che ha solo le sembianze di una persona che, adesso, non esiste più.

I Frutti dell'IgnotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora