23. Blu Salvezza

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Il Cavaliere trasecolò, ma non poté compiere movimento alcuno, visto che era anchilosato al suolo in posizione supina.

Gli occhi che apparvero dinanzi all'Invocato Dell'Acqua erano i medesimi visti da Reveneria prima di divenire un ricettacolo pregno di potere; questi, però, erano blu in pupilla e cerulei nella sclera.

Vi era sempre un occhio centrale più grande, il quale era il più ominoso; esso era poi cinto da un ellisse di identici occhi, solamente più piccoli; infine, oltre all'oscurità, ad attorniare quella figura ellittica di iridi, vi erano altri grotteschi occhi, tutti con conformazioni diverse: chi più grande, chi più piccolo, chi più chiuso, chi più aperto. 

L'unica cosa che accomunava questa seconda cerchia che faceva compagnia alle tenebre era la loro lontananza con l'occhio centrale: era impossibile trovare uno di essi che avesse le stesse pupille, iridi, dimensioni o sporgenze di quello che faceva da sole. 

Dopo aver guatato intensamente il terrorizzato Cavaliere per qualche secondo, essi iniziarono a tremolare, e all'unisono tremolarono altresì le cristalline pupille dell'Ultimo Degli Ultimi.

Da quelle esecrabili pupille iniziarono ad uscire parole; esse, però, non rispecchiavano la fisicità di quelle orride pupille, esse erano confortanti e pacate, anche se misteriose. 

"Cavaliere, Ultimo Degli Ultimi, Invocato Dell'Acqua, ti trovi di fronte al lato blu delle costellazioni che voi afflitte Creature chiamate Grandi Occhi Celesti. 

Be', non avete tutti i torti... d'altronde siamo gli occhi per antonomasia."

Il Cavaliere non capiva cosa stesse succedendo, non capiva se fosse la realtà o un brutto sogno. Avrebbe voluto tanto parlare con quei mistici occhi, purtroppo, però, quel dono non gli era stato donato.

"E' normale essere confusi quando si ha di fronte uno di noi due... poi soprattutto per te, che essendo figlio della sperduta acqua, non avrai mai sentito parlare di questi fantomatici Occhi Celesti, ti sarai solo addormentato ogni notte appena vedevi due grandi costellazioni comparire nel cielo stellato. Che casualità?

Ma non preoccuparti... la tua ignoranza è dovuta alla Dea Cristallina, colei che t'ha invocato e direzionato parlandoti col suo spirto. Essa era stata già pietrificata, perciò non poté scorgere il nostro immediato intervento... ne poter pensare che a generare quel liquido scarlatto fossero state due costellazioni formatesi dopo il tradimento del Dio Dell'Oro!

Adesso però, nulla ha importanza. L'unica cosa che importa è il destino di questa terra. Ora ti donerò potere, molto potere; t'affibbierò un destriero di nome Bufera evocabile con una gemma cerulea che sarà presente sull'elsa della tua spada, attingerai ad una divinità per quanta forza avrai. 

Sentirai dolore, molto dolore, un dolore straziante, lancinante e struggente! Questo però scaturirà in potenza, la chiave che ti servirà per sconfiggere la dea dai capelli bianchi portatrice di vermiglia rivoluzione...

ti farò diventare l'acqua nella sua maniera più concreta, Cavaliere...

Ora non farti troppe domande, chetati; ti chiedo solo una cosa: tu lo vorresti un mondo governato dal rosso sangue, anziché dalla cristallina acqua?"

Dopo aver enunciato le sue misteriose dichiarazioni, il macabro occhio svanì e con esso i suoi analoghi. L'oscurità smise di circondare l'Invocato Dell'Acqua, lasciandolo solo con il dolore.

Nell'armatura del Cavaliere iniziarono a partire delle prepotenti convulsioni dalle sue gambe. Esse si diramarono per tutto il suo corpo. I suoi occhi si fecero più piccoli, sembrava che stesse per rimanere senza iride. 

L'unica fortuna era che, a differenza di Reveneria, dalla sua futile bocca non potevano uscire urla. Il suo dolore, però, permaneva ed era assai nefasto; quantomeno era silenzioso. 

Per tutta quella notte, Il corpo del Cavaliere fu soggetto a pesanti percosse, le quali lo contorcevano nelle maniere più impensate. 

Anche la sua spada a spirale mutò. Le sue curvature di foggia d'acciaio mutarono in vera e propria acqua. Essa si era sostituita perfettamente al grigio materiale e rimaneva tesa come se costituisse essa stessa una lama. 

L'acqua, in quella sua conformazione a spirale, continuava a scorrere, mescolando il bianco della schiuma al blu e allo sporadico cristallino del mare.

Quella notte però, I Grandi Occhi Celesti non avevano ancora finito di 'mietere' prescelti.

Il prossimo obiettivo era Nubius, e stavolta sul Capo dei Corvini non si palesò ne un occhio rosso ne un occhio blu, bensì un occhio viola scuro.

Esso era analogo agli altri due. Stesse forme, stessi occhi, stessa riverenza. Il Prigioniero Della Perfezione, coricato nella clinica "Il Rimedio Dorato" e costeggiato da entrambe le parti del suo aureo letto da due curatrici, assopitesi a causa dell'infermabile e abituale arrivo delle fatali stelle, era stato dato per morto, per sconfitto, per saturato dalla sua stessa fonte di potere.

Ma lo stesso occhio che gli aveva donato Notturnio si ripalesò; e anche se era morto, Nubius poteva vederlo ed udirlo. 

Quest'infausto occhio a differenza della sua controparte blu, iniziò a dire cose assai inquietanti al deceduto Corvino, che imperscrutabilmente riusciva ad arguirlo. 

"Uccidi... Annienta... Domina... Fai regnare le stelle oscure, da sempre nascoste dietro quelle rubre e marine..."

detto ciò, il Corvino Nero, anziché dolore ricevette oscurità, sempre più oscurità. La stessa oscurità che sembrava averlo tradito. 

Dallo steso Nubius fuoriuscivano viola, nero e magenta: pigmentazioni che segnavano l'inizio di un totale sovvertimento.

Quella tortuosa notte, condita da trasformazioni cangianti, finalmente passò. La giornata seguente s'aprì con Cobaltius che invece di dirigersi verso il suo odiato fratello, si stava dirigendo a Granelli Bucolici: da Romantius.

Le Cronache Scarlatte - Il CavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora