Queenie, mamma per un'ora
Il Preside,
seguito, dalla giovane si trovavano davanti alla casa di Newt Scamander.
«Se non te la senti, possiamo anche evitare. Sarebbe una bugia in più.»
A quelle parole Venere bussò decisa alla porta, ad aprire fu quella che poi identificò come sua sorella Tina, la quale riconobbe subito Silente.
«Siamo qui per...»
Albus non riuscì a terminare la frase che lo fece Queenie per lui.
«Me. Siete qui per me, oh povera piccola. Che vita difficile devi star vivendo. Vieni raccontami ogni cosa.»
Queenie, lease in un istante la mente dell'adolescente e invitò ad entrare entrambi.
Sia Tina che a Jacob erano d'accordo sul fatto che Queenie non dovesse nulla a Grindelwald e quel favore che "doveva riscattare" non esistesse.
Newt invece taceva. Aveva ascoltato tutto quello che la ragazza aveva da dire ed una sola cosa non aveva detto.
«Perché non lo dici ai tuoi amici. Capisco della tua condizione, ma non comprendo questo.» le domandò ad un certo punto Scamander. Lei emise un sorriso tirato.
«Perché non voglio abbiano pietà. Del mio destino soffrirebbero, ma sapere di mia madre... Creerebbe pietà nei miei confronti, pietà che non desidero.»
Newt sorrise alla ragazza poggiandole una mano sulla spalla, era solo un adolescente che desiderava essere normale e non lo era.
«Non leggo la mente, ma conosco Queenie, dal primo momento che ti ha visto già sapeva quale scelta avrebbe preso e se Jacob non vorrà aiutarla fingendosi tuo padre. Lo farò io.»
Delle lacrime bagnarono le gote di Venere, che abbassò il viso per non mostrarle.
«Newt, è una bugia...» iniziò Tina ma si bloccò quando sentì mormorare un timido "Grazie" dalla studentessa. Notando successivamente stesse piangendo, acconsentì capendo perché Newt la voleva aiutare.
Lui non stava facendo un favore a Gellert Grindelwald. Lui stava solo aiutando Venere Hadley.
«“Cari Malandrini,—» iniziò a leggere Sirius ad alta voce, dopo aver rubato la lettera dalle mani di Remus.
«— Sirius lascia immediatamente la lettera a Remus, non ci provare a leggerla, non sei capace. —» lesse imbronciandosi e porgendola a Remus, ma venne presa prima da James.
«— No James neanche tu e non vi imbronciate antipatici. Solitamente Rem può ricordare la mia intonazione filosofica. E non mi scimmiottare Potter.—»«E non mi scimmiottare Potter. Ma chi si crede di essere questa bionda!»
«Oltre la ragazza che ti piace? Su molla a Remus.» lo prese in Sirius.
Remus finalmente ottenne la lettera e come al solito lo divertì molto sapere che Venere li conosceva meglio di chiunque altro.
«—Ora, che possiamo finalmente andare avanti. Con onore ed affetto vi comunico che il vostro auto-invito è stato confermato! Vi verrà a prendere il mio amico elfo, Atticus (ama i cioccolatini, non mettetene in giro), pochi minuti prima del pranzo, per le presentazioni con i miei genitori!
Ci vediamo a Natale.
Vi auguro un bella serata,
La vostra splendida migliore amica.”»«Quanto vorrei essere la modestia di Venere alle volte.» affermò Sirius
Finché Remus non notò una frase a fine pagina e scoppiando a ridere lo mostrò a Sirius e James.
“Tu sei la mia modestia Black.”
Era, la vigilia di Natale.
Venere saltellava per casa vestita con un pigiamone rosso e delle calze lunghe fino al ginocchio con disegnate delle stelline bianche.
I capelli legati in una coda e un cerchietto con delle renne. Nel giradischi andavano canzoni natalizie mentre lei e Atticus addobbavano casa con mille festoni, un albero gigantesco adornava l'ingresso tutto sui toni del rosso e del bianco. Quale pallina dorata, ed ovviamente, la stella di natale in cima.La porta di casa suonò sulle note di “Step Into Christmas” di Elthon John. Corse ad aprire trovandosi davanti Newt, Queenie, Tina e Jacob.
Tutti e quattro lessero la sua faccia stupita di vederli lì e fu infine Jacob con sua goffaggine e dolcezza a parlare per tutti.
«Ecco, noi Venere... Sai ci abbiamo pensato a lungo e non sembrava giusto lasciati in questa casa immensa da sola ad addobbare tutto. Quindi siamo passati per un saluto e addobbare.»
Venere sorrise intimidita, nessuno aveva fatto un gesto così tenero, nessuno comunque che conoscesse da così poco.
Così li fece accomodare e conobbero anche il dolce sgorbuticone di Atticus.
«Prima di tutto... Cioccolata?»
«E lo chiedi anche! Ah qui ho dei dolcetti fatti da me per te. Domani te né porterò altri da poter mangiare con i tuoi amici.»
«Grazie Jacob. Se non fossi cresciuta con l'idea di amare i babbani, mi sarei ricreduta conoscendoti.»
Quel pomeriggio e la sera stessa, furono passati in allegria. Fu la vigilia di Natale più bella che Venere abbia mai passato, di solito sola con l'elfo e raramente Silente, adesso con quattro persone che si erano trasformate in chiassose per farla sorridere e renderla felice.
Questo ricordo l'avrebbe portato sempre con sé nel cuore.
Jacob, il babbano più goffo, coraggioso, divertente e dolce che avesse mai conosciuto.
Queenie, la legiliments che aveva compiuto degli sbagli perché in grado di amare e soprattutto che si era subito resa pronta ad esserle di aiuto.
Newt,l'unico tassorosso con cui non aveva litigato, aveva una purezza negli occhi che non avrebbe dimenticato facilmente.
E Tina, Tina che all'inizio era pronta a tutto pur di non aiutarla e ora si ritrovava allo stesso tavolo dopo una giornata di risate, musica e festoni.
Per la sua ultima vigilia, non poté desiderare di meglio... Il problema fu il giorno successivo.
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𝓥𝓮𝓷𝓮𝓻𝓮. // 𝓙𝓪𝓶𝓮𝓼 𝓟𝓸𝓽𝓽𝓮𝓻
FantasySi può vivere anni talvolta senza vivere affatto, e poi tutta la vita si concentra in una sola ora. Questo è ciò che succede alla sedicenne Venere, che visse poco, si finse felice finché non trovò la felicità davvero, nei piccoli gesti, in coloro ch...