Dieci.

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Non animagus,
Bensì Maledictus.

Albus quel giorno era andato a trovare la sua amica, che ultimamente era sempre più distante dalla realtà e da sua figlia di appena cinque anni

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Albus quel giorno era andato a trovare la sua amica, che ultimamente era sempre più distante dalla realtà e da sua figlia di appena cinque anni.

Si trovavano nel giardino della villa di Gellert. Albus stava mostrando alla bambina come giocare a gobbiglie ed ogni tanto lanciava un occhio alla sua amica che era più lontana rispetto a loro e con gli occhi chiusi si lasciava cullare dal vento fresco che segnava l'arrivo dell'autunno.

«Ah! Ho beccato uno spruzzo.»  lamentò giocosamente la bambina.

«Lo sento Albus.» alzò la voce Julia, il professore si alzò ed avvicinò velocemente intimando alla nipote di rimanere dov'era e continuare a giocare, ma Venere già sapeva che a breve si sarebbe trasformata perché quando si girò verso di lui con quel sorriso, così beata ella mutava.

«Julia che succede?» mormorò preoccupato.

«Lo sento, questa è l'ultima volta amico mio urlò chiudendo gli occhi e aprendo le braccia.

Silente era sempre più confuso e lanciò uno sguardo alla bambina che già li fissava con tristezza.

«Si sta per trasformare.» chiarì Venere.

In quel momento collegò. Nel momento in cui Julia si sarebbe trasformata la sua maledizione l'avrebbe colta definitivamente e non sarebbe mai più tornata umana. Avrebbe lasciato la sua unica e maledetta figlia sola.

«Julia non lo fare ti prego.» la supplicò l'uomo tenendola per le braccia. Ma lei rise, alzò il volto al cielo e presto divenne un piccolo canarino giallo, che volò prima intorno a Silente e poi fece lo stesso con Venere.

La bambina piagnucolava, conscia non solo che non avrebbe più avuta una madre già assente, ma anche del fatto che presto o tardi le sarebbe toccata la stessa sorte nella sua forma di cigno.

Inoltre se un giorno avesse avuto una figlia, avrebbe subito la sua stessa sorte.

«Andrà tutto bene Venere, ci sono io con te, vieni voglio presentarti un mio piccolo amico, Atticus.»






«Quindi tu...» iniziò Sirius.

«...Ti trasformi...» proseguì James.

«...In un cigno.» terminò Remus.

«È fantastico!» esclamarono i  tre insieme.

James fece per raggiungerla quando lei si bloccò urlando.

«Io non sono un animagus

I tre ragazzi si guardarono dapprima confusi e poi scoppiarono a ridere convinti fosse uno scherzo, ma lo sguardo quasi ferito della bionda fece fermare Remus, che bloccò anche gli altri.

«Questo è il segreto di cui mi parlavi?»

Lei annuì al mannaro e con gli occhi lucidi iniziò a raccontare la sua storia con annessa di ogni bugia.

« Io, Venere Hadley, sono cresciuta con il professor Silente e quella dove siete venuti è la casa che mi è stata lasciata in eredità da Gellert Grindelwald. Un amico di mia madre. Quelli che avete conosciuto quel natale non erano i miei  veri genitori ma due persone che sono state così gentili da aiutarmi.
Vedete io sono un maledictus, condizione che viene passata da madre in figlia. Quel canarino, il mio molliccio era mia madre Julia, non ho paura di lei, lei ora sarà chissà dove nel mondo a viaggiare libera ma avevo paura del mio destino, questo finché non vi ho conosciuto. Ho capito davvero cos'è il coraggio, tu Remus sei un lupo mannaro e nonostante le tue debolezze, porti avanti la tua vita con felicità e voi James, Sirius, siete gli amici che tutti desiderano pronti ad esserci nelle difficoltà.»

Sorrideva mentre lo raccontava anche se diverse lacrime scesero dai suoi occhi.

«Quindi in tuo destino è trasformarti e non tornare più umana?» mormorò Sirius tirando su con il naso.

Venere annuì.

«Se volete lasciarmi lo capirò, ma vi chiedo di restare con me fino all'ultimo.»

James era arrabbiato e piangeva in silenzio, ma non poteva sprecare tempo con la donna che amava, tempo che fondalmentalmente non aveva.

Così si avvicinò e la strinse a sé.

«Sono arrabbiato Venere, ma ti amo troppo per lasciarti andare e non sapere quanto tempo ti resta.»

«Ma tu già lo sai non è così?» mormorò Remus.

«Io e Silente abbiamo fatto una stima, in base alle mie sensazioni e ciò che mi ricordo di mia madre... Dovrebbero essere due anni al massimo.»

James rafforzò la stretta alla quale si unirono anche Remus e Sirius.

«Nessun segreto d'ora in poi» proclamò Sirius.

«Aspetta, tu già sai che siamo Animagus vero?»

Lei annuì.
I quattro si staccarono e James iniziò le presentazioni.

«Bene! Allora amore mio mi ripresenterò come Ramoso, uno splendido cervo.»

«Un cornuto, vorrai dire. Io bambolina sono Felpato, un cane cazzuto.» le fece l'occhiolino.

«Sacco di pulci, giù le zampaccesgridò James.

«Ed io, amica mia, sono Lunastorta. Dal mio problema peloso.»

Venere sorrise dolcemente prendendo la mano di Remus e stringendola forte.

«Nel bene e nel male io vi ricorderò per sempre.» confidò e Remus la strinse in un mezzo abbraccio, baciandole la tempia 

«Dobbiamo trovarti un soprannome!» urlò James.

«Bianchina!» esclamò Sirius indicando James.

«Sono un cigno e non una capra.»

Mentre due dei quattro grifoni cercavano il soprannome perfetto, lo stesso con il quale l'avrebbero ricordata per sempre, lei si sentiva serena e libera. Finalmente non aveva segreti. O quasi.

𝓥𝓮𝓷𝓮𝓻𝓮. // 𝓙𝓪𝓶𝓮𝓼 𝓟𝓸𝓽𝓽𝓮𝓻Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora