Questa mattina, miracolosamente aggiungerei, sono riuscita ad alzarmi ad un orario decente.
Forse è merito della forza dell'ammmore che mi infonde Declan.
Declan e il suo richiamo d’amore. Declan l’amore de mi vida. Declan e Claire. Claire e Declan. I nostri nomi assieme sono come un canto melodioso in una tiepida giornata autunnale.
Aww!!! Quanto ti amo. Sei “il mio trottolino amoroso e du du da da da” (Questa è la frase di una delle tante canzoni italiane che i miei genitori ascoltano in continuazione in macchina, ormai ne conosco tutte le parole a memoria!), “e farò in modo che il tuo nome diventi il nome di ogni città!”...Un momento, che idea! Un’idea geniale. Così un giorno potrò dire che abito a Declan, in provincia di Declan e sto con Declan che è il ragazzo che ha dato il nome "Declan" ad ogni paese, e ripeterò all’infinito il suo nome perché a questo mondo non c'è cosa più bella! Ne dovrò parlare al sindaco.
Tu sei tutta scema…
Nel mentre sono persa nel mio idillio, seduta sul letto con lo sguardo nel vuoto e trasognante, intenta ad infilarmi il calzino che ho in mano da un quarto d'ora, arriva la dolce Lix che molto amorevolmente mi salta addosso e mi dà una zampata sulla guancia. Forse ha captato i miei pensieri e ha deciso che doveva far rinsavire in qualche modo la sua psicopatica padroncina.
«Grazie Lix, non so come farei senza di te.» Le dico ridestandomi, facendole i grattini dietro le orecchie, un gesto molto apprezzato.
Allora Omino, riprendiamoci e vediamo di non fare scherzi. Abbiamo una missione da compiere, capito?
Forse non ti è chiaro, ma qui il problema non sono di certo io. Parla con quello svogliato.
Parlo ad entrambi. NIENTE impappinamenti nel parlare, NON aggiungiamo altre figuracce al nostro repertorio, ma soprattutto... ATTENIAMOCI al piano! Ne va della nostra situazione sentimentale. Mi raccomando, conto su di voi.
Faremo del nostro meglio.
Bene.
Mi tolgo il pigiama delle superchicche gettandolo sul letto sfatto e prendo uno dei jeans scuri aderenti buttati alla rinfusa sulla sedia accanto alla porta (perché usare l'armadio?), e una maglietta color rosa antico con le mezze maniche a palloncino. Aggiungo anche una delle mie collane preferite: Un piccolo orologio con numeri romani e la catenina color oro.
In bagno ci metto almeno tre quarti d'ora, tra trucco e parrucco. Ho legato i capelli castano chiaro in una coda bassa messa di lato, con ciuffi di frangetta che mi ricadono sulla fronte, poi ho messo un po' di matita nera sugli occhi (Maggie ha detto che fa risaltare il mio colore nocciola. Mi fido del suo giudizio dato che è una patita di queste cose e guarda sempre video su youtube), blush rosato sugli zigomi per dare un tono a questa pelle smunta e un lucidalabbra alla fragola.
Mi guardo allo specchio. Direi che il risultato finale non è affatto male... certo, se avessi gli occhi un po' più distanziati tra loro, il naso un po' più piccolo e all'insù e degli zigomi un po' più alti sarebbe decisamente meglio, ma diciamo che possiamo anche accontentarci. Non che possa fare altrimenti, devo per forza accontentarmi dato che è la mia faccia e me la devo tenere.
Chissà se Declan mi noterà. Sicuramente sarà troppo concentrato sulla perfetta Kristal perché si possa accorgere di una tipa insignificante come me. Sbuffo amareggiata.
Alt! Fermi tutti. Questo non è affatto il modo di affrontare la cosa!
(Omino è pronto ad entrare in azione con uno dei suoi discorsi motivazionali. Adoro quando fa così).
Ma allora! Kristal chi? Cos’ha questa Kristal in più di te?
Potrei, come ho già anche fatto, fare una lista infinita delle cose che ha più di me.
Ha solo un sacco di soldi con il quale si compra l’affetto e l’ammirazione delle persone, ecco cos’ha! Tu invece avrai anche pochi amici ma sono veri amici che ti apprezzano per quella che sei e anche Declan se ne accorgerà se sarà così intelligente da guardare oltre le apparenze. Quindi ora basta frignare e vai a conquistarlo, di grazia!
Giusto… hai ragione!
Quant’è bravo a infondermi fiducia. Bene, lo farò!
Sono motivata, sono motivata!
Manca solo un goccio di profumo e ci sono. Prendo dal comodino la boccetta di profumo all'argan, spruzzo nell'aria ed entro volteggiando nella nuvola profumata facendo attenzione ai vari ostacoli di camera mia. Una volta, tra i vari volteggiamenti, sono andata a sbattere contro il comò. Assai doloroso.
Scendo le scale facendo il meno rumore possibile, dalla cucina sento già delle voci, questa volta però non mi farò incastrare.
Metto i roller e piano piano mi avvicino per analizzare la situazione: Papà non è ancora uscito e sta amoreggiando con mamma, mentre nonna assiste alla scena col sorriso sulle labbra. Probabilmente guardandoli starà rivivendo ricordi di gioventù con uno dei suoi tanti mariti. A me invece, guardando questa scena, viene solo in mente l'episodio di Giorgie di quando lei cadeva nel fiume e si ammalava, e il giovane Arthur per scaldarla (perché ovviamente il fuoco nel caminetto non era abbastanza), si offrì di denudarsi e mettersi sopra alla poveretta svenuta, nuda come mamma l’aveva fatta, ignara di quello che il suo caro fratellastro stava per fare. Arthur ovviamente si stava solo sacrificando per la causa, che scherziamo? Suvvia, era solamente puro istinto di sopravvivenza. E il tutto succedeva sotto gli occhi del nonnino che rimase a guardare la scena, tutto sorridente, insieme al vecchio cagnone.
Quell’episodio mi lascia tutt’ora perplessa.
Comunque, approfitterò di questa distrazione di nonna che starà pensando: "Che cari figlioli", intenta a fissare i miei genitori, per passare davanti alla cucina senza venir placcata da lei.
Okay, la porta d'ingresso è ad un metro da me. Ce la posso fare. E uno...e due... e...via!!! Sfreccio rapidamente davanti a nonna fiondandomi sulla porta, la apro e... Sììì! Sono libera!
«CLAIRE! NON HAI FATTO COLAZIONE, TORNA INDIETROOO!!!» La sento urlare sulla porta d’entrata, ma ormai non può fare più niente, sono troppo lontana e non può più riacciuffarmi. Un sorriso soddisfatto compare sul mio volto mentre nonna continua a sbraitare. «QUANDO TORNI FACCIAMO I CONTI SIGNORINA!».
Certo, certo, come no. Tanto tra cinque minuti si dimenticherà dell’accaduto.
Sfreccio sui roller tra le strade di Spinning Crazy, salutando ogni persona che mi conosce. Tutto il paese praticamente. Spero solo di non incontrare anche il sindaco. Un tipo basso, pelato e paffuto, che sta aspettando da una settimana una mia risposta per partecipare come "volontaria" all’organizzazione della sagra della ghianda (lo so, non poniamoci troppe domande).
Non ne ho per niente voglia ma ogni anno mi incastrano sempre per questo stupido evento. Sto cercando di rimandare per cercare di trovare una scusa plausibile, ma tanto è tutto inutile. Non posso rifiutarmi perché tutti poi mi guarderebbero con sguardi di disapprovazione... e sinceramente sono stufa di quegli scuotimenti di testa.
Per non parlare del fatto che dovrò sorbirmi per la milionesima volta la storia della nascita di questo "splendido" paese. Il Sindaco George adora raccontare quella storia.
Vi sarete certo chiesti (come me lo chiesi anche io dodici anni fa, quando io e la mia famiglia ci trasferimmo qui) chi è stato l'idiota a cui è venuto in mente di dare il nome Spinning Crazy ad una città, giusto? Ebbene, il genio in questione non era altri che il bis bis bis bis bis (e un sacco di altri bis) bisnonno di George.
Attenzione, sarà l'ultima volta che riporterò alla mente questa stupida storiella.
Un giorno il signor Perry Pickwick, (già il nome era tutto dire), decise di andare in gita con la famiglia. Mentre giocava col figlioletto, andò a recuperare il pallone con cui stavano giocando e molto intelligentemente cadde in una buca. Si ruppe così un braccio e chiamò aiuto, ma il figlioletto, stanco di aspettare il padre che per recuperare un pallone ci stava impiegando tre secoli, se ne andò a giocare per conto suo. La signora Pickwick invece, non poteva certo sentire le grida d’aiuto del consorte, presa com’era a sistemare amorevolmente le tovaglie e il cibo preparato per il pic-nic, mentre si dilettava in un canto melodioso (Melodioso per così dire. Si dice che la sua voce era talmente assordante che ti faceva risultare quasi orecchiabile lo stridio delle unghie su di una lavagna). Ma tornando al demente nella buca... Il signor Pickwick, dopo essersi sgolato per ore e aver maledetto in venticinque lingue (tra le quali alcune di dubbia provenienza), il tizio che aveva lasciato una buca aperta in mezzo al prato, (probabilmente trattavisi di un suo parente data l’intelligenza), scoprì che la suddetta era in realtà un sotterraneo.
Decise così di incamminarvisi per vedere dove lo avrebbe portato. Dopo aver girato a vuoto per mezz'ora, aver sbattuto contro un muro, preso una storta e venir assalito da terrificanti pipistrelli assetati di sangue, vide finalmente una luce davanti a sé. La seguì con la speranza nel cuore e salì gli scalini che probabilmente lo avrebbero riportato dalla sua famiglia, sicuramente in pena per lui (seh, come no).
Non appena mise fuori la testa, un oggetto lo colpì sulla nuca (inutile dirvi le dolci parole che uscirono dalla sua bocca, famosa era la sua finezza). L'oggetto, dopo aver colpito il signor Pickwick, rotolò per qualche metro davanti a lui. Finito lo sproloquio e alzando gli occhi, rimase estasiato dalla bellezza che gli si parò davanti: Un'immensa vallata verde, circondata da alberi sempreverdi con qualche collinetta che sbucava qua e là. Il tutto illuminato dalla luce del tramonto che si estendeva all'orizzonte.
Ripresosi da cotanta bellezza, decise che lì, in quel luogo, avrebbe fondato una città, suo grande sogno da sempre. Scoprì che il misterioso oggetto che l'aveva colpito non era altro che una trottola, probabilmente proveniente da un villaggio vicino. Fu uno scoiattolo sull'albero alle sue spalle che gliela fece cadere sulla sua capoccia dura (secondo me aveva capito che non era un tipo molto sveglio e si stava beffeggiando di lui).
Comunque in conclusione, il signor Pickwick si ricordò della trottola che volteggiò davanti a lui e così decise che avrebbe chiamato la città "Spinning Crazy" ovvero: "Trottola impazzita". Immaginate la faccia felice della moglie quando, a tarda sera, tornò da lei mettendola al corrente del progetto. Tralasciando che non credo neanche si fosse accorta della sparizione del marito. Non deve aver fatto molte storie però, dato che lui alla fine riuscì nell'impresa. Diventò sindaco della città e la carica passò di generazione in generazione fino all'attuale sindaco, il signor George Pickwick.
Questa, a detta di tutti, dovrebbe essere la storia della nostra città. Quella che tutti gli anziani raccontano a figli e nipoti.
Io invece dico che sono tutte calunnie. Il nostro piccolo paesino conta solo milleduecentotrentatre abitanti e quando succede qualcosa immediatamente lo vengono a sapere tutti, nessuno escluso. Il problema di questa città è che nessuno riesce a tenersi un cecio in bocca e tutti dobbiamo stare attenti a come ci muoviamo. Un solo passo falso e siamo fregati! Ecco perchè si chiama trottola impazzita. Perchè le notizie girano veloci proprio come quel giocattolo. Prendiamo ad esempio il povero Peppe (povero mica tanto dato che se l'è cercata, ma mi fa comunque un po' pena), è stato una delle vittime colpite da questa "malattia", infatti l’accaduto viene ricordato da tutti come “Il segreto di Peppe”.
Peppe, è il macellaio del paese. È un tipo un po' superficiale e anche poco fedele. Un giorno, mentre sua moglie era fuori a fare la spesa, decise che avrebbe incontrato l’amante nel loro luogo segreto, che ora tanto segreto non è (trattasi del capanno degli attrezzi del marito di lei). Trudy, la fruttivendola (zabetta come poche), passando di lì per caso, a suo dire, li colse sul fatto. Ma pensate che se lo sia tenuto per sé? figuriamoci! Tornata a casa chiamò la vicina e la mise al corrente. E così la notizia prese il via, come una trottola impazzita, per l'appunto.
La vicina di Trudy, lo raccontò ad un’altra vicina che lo raccontò alla migliore amica della sorella della madre, che lo disse ad una parente che le faceva visita da un paese lontano. Quest’ultima lo raccontò ad un'altra vicina incontrata al mercato, che lo raccontò alla sorella, che lo raccontò alla nipote. A sua volta la nipote che lavorava con mia madre, lo raccontò pure a lei e lei, (facendosi venire un sacco di trip mentali), fece una capoccia tanta a mio padre sul fatto che non era giusto tradire la propria amata e che se lui le avesse fatto una cosa del genere, non sarebbe dovuto tornare a casa altrimenti avrebbe potuto dire addio alla vita.
A quel punto mio padre andato al bar, si lamentò dell'accaduto col barista, suo amico, e così anche lui venne a conoscenza del fattaccio.
Ovvio che la catena non poteva certo spezzarsi e la cosa andò avanti finché alla fine la notizia non arrivò anche alle orecchie della moglie del macellaio. Tornato a casa la sera, ignaro del fatto che Concetta fosse venuta a conoscenza dell’accaduto, Peppe aprì tranquillamente la porta di casa e se la ritrovò, armata di padella, ad aspettarlo nella penombra vicino alla finestra.
In conclusione, Peppe fu cacciato di casa e il giorno dopo, oltre ad averle prese dalla moglie dovette pure vedersela col marito dell’amante, non molto contento riguardo la vicenda. Il marito, Tiberius, è un armadio a tre ante e vi lascio immaginare come ne uscì fuori il povero Peppe. Morale che si ricava dalla storia di Peppe: Attento a quello che dici o che fai perché il paese lo scoprirà e saranno cavoli amari!
Questa frase dovremmo usarla come slogan di Spinning Crazy. Un grande striscione sopra la trottola gigante che c'è all'entrata del paese. Altra trovata di quel geniaccio del Signor Pickwick.
Ora capite in che razza di paese vivo? C'è da rimanere traumatizzati a venir a conoscenza di queste cose.
Comunque, forse questa volta sono fortunata. Sono quasi arrivata a scuola e del sindaco non vi è traccia. In compenso ho avvistato mio fratello Josh che, stranamente, è in giro da solo.
«Ehi Josh!» Lo chiamo e neanche si prende la briga di voltarsi.
Claire, mantieni la calma.
Lo raggiungo.
È vestito in maniera indecente: Ha un cappello nero con la visiera girata all'indietro che nasconde i capelli biondo scuro, una maglietta grigia talmente grande da poter raggruppare al suo interno un’intera squadra di calcio, compreso l’arbitro e il coach, e dei jeans sdruciti tenuti a vita così bassa da arrivargli quasi alle caviglie. Non si può guardare... ma terrò per me i miei commenti. «Josh, ehi, tutto okay? Come mai tutto solo? Vuoi che facciamo la strada assieme?» Gli propongo gentilmente e lui, per tutta risposta, quasi non mi scoppia a ridere in faccia e girando all’improvviso a destra, tagliando in mezzo al prato, si infila in un vicolo.
Ho per caso fatto una battuta divertente senza accorgermene?
«Grazie mille della chiacchierata... è sempre un piacere parlare con te... E TIRATI SU QUEI PANTALONI!» Gli urlo dietro e da lontano gli vedo alzare il dito medio.
«Va bene, Claire non perdere la calma. Ti sei sistemata a dovere, sei riuscita a sfuggire alle grinfie della nonna, non hai incontrato il sindaco e stai per incontrare il tuo futuro marito.» Ripeto tra me e me.
Quel Josh comunque non può farla franca tutte le volte! E per di più sta anche saltando la scuola!
Ooohm, oooohmmm... Rimani ferma sui tuoi obiettivi e non farti influenzare da uno stupido bamboccio.
Tutto a posto. Sono calma.
Bene. Sono arrivata. Mi levo i roller e li metto nel sacchetto, rimetto le scarpe e spalanco le porte.
![](https://img.wattpad.com/cover/354754722-288-k48434.jpg)
STAI LEGGENDO
Unlucky?
Любовные романыClaire ha sedici anni, vive a Spinning Crazy , un piccolo paesino dove tutti si conoscono e si fanno gli affari degli altri. Frequenta la scuola insieme alle sue due migliori amiche, Meg ed Evy, e insieme ne combinano di tutti i colori per riuscire...