«Nonna, hai visto la mia felpa verde?» urlo, mentre scendo le scale, per farmi sentire da mia nonna che sicuramente sarà in cucina a preparare da mangiare. Cominciano ad arrivare le giornate fredde e in questo periodo non fa altro che preparare zuppe di ogni tipo e verdure cotte con cui mi rimpinza fino a scoppiare. Di notte sono costretta a scendere di soppiatto in cucina per cercare carboidrati, di cui sono ormai in astinenza.
Una volta Kyle mi ha fatto uno stupido scherzo per il quale non mi è quasi venuto un infarto! Era notte fonda, buio pesto, a parte la luce del frigorifero aperto che mi colpiva direttamente in faccia, e stavo cercando qualcosa da spizzicare quando, all'improvviso, avevo avuto come la sensazione che qualcuno mi stesse osservando, così alzai lo sguardo e vidi due occhi rossi brillanti che sbucavano da sopra l’anta del frigo. Cacciai un urlo da guinness world record e mi fiondai su per le scale mentre sentii delle risate alle mie spalle. Ricordo che pensai: “Non mi importa se è solo uno scherzo, devo mettermi al riparo sotto le coperte!” e così feci. Poco dopo sentii la voce di mio padre provenire dal corridoio, tutto allarmato, chiedendo cosa fosse successo e mia madre che con voce impastata dal sonno, gli rispose che probabilmente era scattato l’allarme della macchina di uno dei vicini e nel mentre consigliava a nonna di rimettere a posto la padella all’ingresso, che a quanto pare stava brandendo, agguerrita. Il giorno dopo Kyle continuava a guardarmi e a ridere, prendendomi in giro, così all’ora di pranzo, mi vendicai versando una generosa dose di olio piccante nella sua porzione di pasta col sugo, facendogli uscire fiamme anche dalle orecchie.
Come si suol dire: La vendetta è un piatto che va servito con la giusta dose di peperoncino… o qualcosa del genere.
«Nonna!» La richiamo una volta arrivata in cucina, vedendola assorta a guardare fuori dalla finestra con aria sognante, braccia conserte e fianco sinistro appoggiato al ripiano della cucina. «Nonna, ma cosa stai facendo?» Le chiedo, curiosa e confusa, mentre mi fa cenno di raggiungerla.
«Guardali, non sono adorabili?» Dice sospirando, invitandomi a guardare fuori dove vedo i miei genitori sistemare la bicicletta rotta di mamma. Almeno, questo è quello che dovrebbero fare, ma in realtà non fanno altro che lanciarsi sguardi languidi e la situazione si presenta più o meno così: Papà inginocchiato a terra con la bici capovolta davanti a sé. Mamma che sta in piedi a ciondolare e a girare intorno, civettuola. Papà che la chiama con nomignoli strani tipo Fettuccina mia o Stella Po (dove Po devo dedurre stia per “Polare”) e le chiede di passargli la chiave inglese. Lei, con altrettanti nomignoli tipo Passerottino, Dolcino, Caciottino (e tutto ciò che finisce in -ino), gliela porge e passano mezzo secolo a guardarsi negli occhi e a lanciarsi sorrisi svenevoli fin quando “Passerottino” non si decide a prendere in mano l’arnese e utilizzarlo per due secondi numerati, per poi voltarsi nuovamente a guardare Stella Po.
C’è da chiedersi come ne verrà fuori quella povera bicicletta, giacché Dolcino Caciottino non sa sistemare correttamente neanche le pile nel telecomando della televisione. Figuriamoci sistemare quel catorcio di bici.
Guardo nonna, che a sua volta mi guarda con occhi a cuore. «Questo sì che è vero amore! Mi ricordo quando mi comportavo esattamente come loro, con Hank. Oh, Hank. Quanto mi manca, era un vero gentiluomo, molto romantico!» Enuncia a gran voce. «Peccato che sia morto così prematuramente…» Abbassa lo sguardo, levando qualche pelucchio dal grembiule rosso che porta sempre quando è in casa.
«Nonna, aveva novant’anni…» Le faccio notare. Per chi se lo stesse chiedendo, Hank è stato il suo quinto marito ed era più vecchio di lei di trent’anni.
«Beh, aveva un’aria giovanile. E poi l’età biologica non conta, figliola. Ciò che conta è il fuoco che ti arde dentro! E lui di fuoco ne aveva da vendere!» Confessa con una risata, dandomi di gomito. Qualsiasi persona passasse di qui in questo momento, noterebbe lo sconcerto sul mio volto. Vogliono per caso disgustarmi e bloccarmi la crescita, tutti quanti? No, perché se questo è il loro intento ci stanno riuscendo alla grande!
«Oh! Ma dove ho la testa! Devo preparare la zuppa.» Dice battendosi una mano sulla fronte, piegandosi per prendere una pentola dal mobiletto. Mi volto per guardare la pentola che campeggia sul fornello e mi avvicino per vedere cosa c’è al suo interno. Quando alzo il coperchio non posso fare a meno di sorridere tra me e me.
«Nonna l’hai già fatta la zuppa, guarda.» Le indico la pentola e lei la guarda, confusa.
«Oh, che sbadata.» Dice riportando poi l’attenzione sulla pentola che ha davanti a sé, dove ha già buttato metà degli ingredienti ad una velocità impressionante. «Non fa nulla. Ne faccio ancora un po’, la zuppa fa bene» Mi dà un pizzicotto sulla guancia e senza perdersi d’animo, continua a cucinare. Se dovesse scordarsi ancora, dovremo chiamare tutta Spinning Crazy per riuscire a finirla tutta. Ho dei compiti da fare ma sarò costretta a tornare qui tra una mezz'oretta per farle focalizzare la sua attenzione su altro.
Guardo un’ultima volta fuori, ma distolgo subito lo sguardo prima di essere costretta ad andare dal dentista e così facendo, mi dileguo.
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Unlucky?
RomanceClaire ha sedici anni, vive a Spinning Crazy , un piccolo paesino dove tutti si conoscono e si fanno gli affari degli altri. Frequenta la scuola insieme alle sue due migliori amiche, Meg ed Evy, e insieme ne combinano di tutti i colori per riuscire...