Le risate di Meg e Evy risuonano per tutto il corridoio e non accennano a smettere. Sono letteralmente piegate in due e credo che tra un po' partiranno via dei polmoni dal troppo ridere.
«Ragazze vi prego... vi sembra il caso di mettersi a ridere a questa maniera?» Cerco inutilmente di farle riprendere. «Ci stanno guardando tutti!» Faccio notare, cercando di non incrociare lo sguardo con nessuno.
«Scusaci, ma... Eugene... l’unci... pfft!» Quasi Meg non si soffoca cercando di mettere insieme una frase che abbia senso, ma ciò che ne è venuto fuori è tutt’altro che sensato. Ed Evy si è messa pure a picchiare coi pugni sull’armadietto per cercare, invano, di calmarsi.
Cielo. Ieri ho rischiato di accoppare Eugene con quel cavolo di uncinetto e queste si mettono a ridere sguaiatamente.
Non è normale.
Diamine! Se non fosse stato per Eugene, mi sarei potuta godere di più il fatto di essere riuscita a parlare con Declan senza svenire dall'emozione o per mancanza di ossigeno. Invece mi son dovuta beccare i rimproveri di quella megera di duemila anni, che credevo simpatica, e che alla prima occasione mi ha cacciata via dal club senza farmi dire neanche una parola, ripetendomi allo sfinimento che l’uncinetto non è un giocattolo.
Lo so anche io che non è un giocattolo, grazie! Manco andassi tutti i giorni a tirare uncinetti addosso alla gente. Mi è solo scivolato dalle mani.
Le ragazze del club mi hanno guardata tutte con il classico sguardo di disapprovazione (che tutti mi rifilano sempre e devo ancora capirne il perché), come se avessi lanciato quell’arnese sulla fronte di Eugene di proposito.
Ho tentato di spiegare in tutti i modi che è stato solo un dannatissimo incidente, ma pensate che qualcuno mi abbia minimamente ascoltata?
Solo Declan è riuscito a essere dolce e comprensivo, offrendosi di aiutarmi a portare il sacco di patate svenuto (che non sembra, ma non è certo un fuscello), in infermeria.
Mentre attendevamo che si svegliasse, abbiamo approfittato per scambiare ancora qualche parola. Lui più che altro. Io cercavo di rimanere concentrata utilizzando tecniche di respiro lette su una rivista di yoga.
Ha cercato in tutti i modi di non farmi sentire in colpa dicendomi che erano cose che potevano capitare (solo a me aggiungerei) e per farmi ridere mi ha raccontato che quando era piccolo, sotto natale, era andato insieme ai suoi genitori in un centro commerciale dove c'era un babbo natale che faceva le foto coi bambini e quando toccò a lui, per cercare di prendergli il cappello, gli infilò un dito nell'occhio, non proprio delicatamente, e dovettero portare il povero babbo natale all'ospedale. Così, tutti i bambini con le proprie famiglie che aspettavano con trepidante attesa il loro turno, guardarono lui e i suoi genitori come di solito le persone guardano me, con disapprovazione.
È proprio la mia anima gemella!
Dopo aver parlato un pò del più e del meno, è saltato fuori (casualità) che oggi nel pomeriggio avremmo fatto atletica assieme e ci siamo messi d’accordo di incontrarci dopo le lezioni per andarci insieme.
Purtroppo poi Eugene si è ripreso e abbiamo dovuto interrompere le nostre conversazioni chiedendogli se si sentiva meglio e che io ero molto dispiaciuta per l’accaduto.
Indovinate un po' la prima parola che ha detto appena sveglio? Scusa. Che novità.
Io (accidentalmente, voglio sempre precisare) gli lancio addosso un uncinetto (di cui ne porta tutt’ora i segni, sembra quasi che se lo sia tatuato in fronte con inchiostro rosso) e lui si scusa perché, a detta sua, se fosse stato più attento avrebbe potuto parare il colpo o quantomeno schivarlo. Ogni volta rimango sempre più perplessa d’innanzi alla sua indulgenza.
«Oh, Claire» Forse Evy dà segni di ripresa, «mi farai morire uno di questi giorni.» Scherza asciugandosi le lacrime.
«Mi fa piacere farvi divertire con le mie disgrazie» Le rispondo accennando un sorriso, rilassandomi un po'.
«Dai, almeno da come ci hai raccontato sei riuscita a parlare con lui.» Mi consola Meg che, ripresasi anche lei dall'attacco di risate, tira fuori dalla borsa lo specchietto per darsi una sistemata.
«Ragazze non potete immaginare. È così bello, gentile...» Comincio a partire per Loveland, appoggiata all'armadietto con aria sognante.
«...Simpatico, altruista, sexy, profondo, sensibile...» Continua Evy, prendendomi in giro.
«...Muscoloso, disponibile, fantastico, intelligente, affascinante.» Ci si mette anche Meg, al che guardo entrambe con gli occhi ridotti a due fessure. Insomma, non ho parlato di lui così tante volte!
«Davvero muy divertenti! Vi rendete conto che domenica prossima verrà a casa mia?» Esulto saltellando e Meg si unisce ai festeggiamenti saltellando assieme a me. Se tentassi di far partecipare anche Evy, sono certa che mi potrebbe staccare il braccio a morsi, quindi evito.
Appena finiscono le lezioni, mi fiondo davanti all’entrata della scuola dove c'è già Declan ad aspettarmi. Presa come sono ad ammirarlo, cado a terra (dove c'era un cartello con scritto a caratteri cubitali "pavimento bagnato") e mi faccio un paio di metri in scivolata. Qualcuno che mi vede potrebbe pensare che mi stia allenando per qualche gara con lo slittino (senza slittino), in stile libero (molto libero). Fortuna che Declan è girato di spalle e non mi ha vista, così, frenando la mia corsa/scivolata ad appena venti centimetri da lui, mi rialzo come se nulla fosse e gli appaio alle spalle a mo' di uccello del malaugurio pronto a sussurrare all'orecchio qualcosa di spiacevole.
«Declan!» Trillo facendogli fare un impercettibile balzo. Impercettibile per tutti gli altri, ma non per la sottoscritta che nota ogni minimo dettaglio che lo riguarda. «Scusami, ti ho spaventato?»
«Ehi Claire, no, figurati. Mi hai solo preso un po' alla sprovvista.» Mi sorride e sono tentata di tirar fuori il defibrillatore dalla borsa. «Come va, bellissima?» Si avvicina dandomi un bacio sulla guancia che mi paralizza sul posto.
Okay.
Fermiamoci un attimo.
Che. Cosa. È. Appena… successo???
Ho sentito male, o mi ha chiamata davvero bellissima?
E il mio senso del tatto mi ha fatto uno scherzo, o davvero Declan ha posato le sue fantastiche labbra sulla mia guancia?
Oddio, non capisco più una cippa.
Tre domande importanti: Chi sono? Dove sono? E cosa sto facendo?
Risposta per tutte e tre: Non ne ho la più pallida idea!
Credo di essere appena passata a miglior vita. Il cuore mi ha tamburellato all’impazzata nel petto e poi è esploso. Sì, credo proprio che sia andata così.
Rimango a bocca aperta come una mongola e con lo sguardo incantato su di lui, le spalle ricurve in avanti e a fatica riesco a rimanere in piedi. Ci manca solo il biascicamento di parole incomprensibili e la bava alla bocca e poi posso dire di aver seguito alla lettera il manuale della perfetta deficiente.
Declan ha alzato le sopracciglia come a invitarmi a dire qualcosa. Sembra un po' confuso.
E ci sfido, al suo posto anche io lo sarei.
Fai poco lo spiritoso tu. Che cavolo fate? Non vi state per niente attenendo al piano… sembro una rincoglionita!
Beh…
Non. Dire. Nulla.
«Ho fatto qualcosa che non va? Forse sono stato troppo espansivo. Sai, è la caratteristica di noi californiani.» Mi rivela scherzando. «Non era mia intenzione metterti in imbarazzo, scusami.»
«Ma va, quale imbarazzo, sii pure espansivo quanto vuoi...» Dico in tono soave. La bocca, ancora una volta, si è messa in funzione senza il mio permesso e senza premurarsi di vedere se era collegata col cervello, che ovviamente è scollegato come al solito.
Omino, insomma!
Stai calma sorella. Adesso provvedo.
Sarebbe utile!
«Okay» Esordisce, sempre più divertito dalle mie reazioni. «Forza, andiamo.» Tiene aperta la porta e rimango ancora lì, impalata. Cosa aspetta ad uscire? «Prego madmoiselle.» Fa un mezzo inchino col braccio teso.
Ah, ora è tutto chiaro. Non avevo capito che voleva che passassi per prima, ecco perché sono rimasta bloccata. Scene del genere sono più uniche che rare da queste parti e non sono abituata a questa galanteria, qui nessuno si sognerebbe mai di fare una cosa simile, cavernicoli come sono.
Dopo mezzo secolo (probabilmente gli si sarà anchilosata una spalla), esco e ci avviamo ai campi dietro la scuola.
A malincuore (perché in realtà vorrei stare ventiquattro ore su ventiquattro appiccicata a lui come un koala su una pianta di eucalipto), mi sono dovuta allontanare dal mio adorato orsacchiotto (Declan, si intende), perché gli spogliatoi maschili e quelli femminili separano il nostro amore non ancora sbocciato. Il mio è sbocciato da tempo, ora c'è da lavorare sul suo.
Mi spalmo contro il muro, con l’orecchio appoggiato ad esso per cercare di captare un segnale della sua presenza dall’altra parte, tipo il battito del suo cuore che batte all’impazzata per me. Oppure il suo respiro, caldo e confortante, che mi rassicura da questa nostra lontananza forzata. Chissà, magari anche lui è appollaiato accanto allo stesso muro, con la mano appoggiata, in cerca di un mio contatto. Alzo anche io la mano e un brivido mi attraversa, credo di sentirlo... Sì, lo sento, ne sono certa è lui!
«Oh, quanto vorrei oltrepassare questa parete e arrivare da te amore mio!» Enuncio a gran voce, con fare teatrale.
«Claire? Che stai facendo?» Una voce alle mie spalle interrompe il contatto extrasensoriale che s’era venuto a creare. Mi volto e mi ritrovo davanti quattro mie compagne, come me iscritte ad atletica, che mi guardano perplesse e confuse (e quando mai). «Non credevo che ti piacesse atletica... sei sicura di dover stare qui?» Mi chiede con fare preoccupato Betty, la vice-presidentessa del club.
E due.
«Sì. Sicura.» Le rispondo un po' stizzita.
«Okay. Sbrigati allora che tra poco si comincia.»
«S-sì, ma certo. Arrivo subito.» Faccio un sorrisetto imbarazzato e poi tutte e quattro escono dallo spogliatoio, lasciandomi da sola.
Non mi ero proprio accorta di avercele dietro. Mi avranno sentita mentre ero intenta a decantare il mio amore ad una parete fredda? Mah... pace. Tanto quelle tipe sono innocue. Se al posto loro ci fosse stata Kristal, in quel caso mi sarei dovuta preoccupare, ma è del tutto impossibile che venga a fare atletica. Figuriamoci se si mette a correre e saltare rischiando di rovinarsi la perfetta acconciatura. E sia mai che le si rompesse un’unghia! Nessuno vorrebbe mai incappare in codesta tragedia. Tanto meglio per me, almeno non dovrò avercela tra i piedi a rovinare tutti i miei piani di conquista.
Forse è meglio se mi sbrigo. Non voglio certo perdermi Declan mentre corre, col vento a sferzargli i capelli, il viso abbronzato che vien baciato dal sole e quegli addominali che... sbavo al sol pensiero. Magari potrei accidentalmente versargli un po' d’acqua sulla maglietta così da costringerlo a levarsela, mostrandosi in tutta la sua mascolinità...
Claire, un po’ di contegno! Potrei capire se sbavassi davanti un bel piatto di spaghetti, ma per un ragazzo mi sembra un po’ eccessivo, non trovi?
Per niente… lui è il mio piatto di spaghetti al sugo…
Ci rinuncio.
Okay, vada per la borraccia d’acqua.
Appoggio il borsone su una delle panchine grigio piombo, un pò logore, che un tempo erano di un bel verde acceso ma che nessuno si è più premurato di sistemare, e aprendolo rimango di sasso. Dove diavolo è finita la mia tuta da ginnastica?!
Era qui, me lo ricordo bene... Una tuta da ginnastica non può sparire così nel nulla! Vuoi vedere che il borsone in realtà è una specie di passaporta che ha spedito la mia tuta in un posto sperduto? Provo a metterci le braccia dentro per vedere se spedisce anche me in qualche bel posticino tropicale. Nada. Vabbè sarà per un'altra volta, ma ora torniamo serie.
E se... ma certo! Quel disgraziato di un Josh! Ieri sera stava gironzolando vicino a camera mia, scommetto che è stato quel teppista a farmela sparire. Se lo prendo lo faccio in mille pezzi!
Uffa e ora come faccio??? Non posso certo correre con la gonna di jeans, accidenti! Ma perché m'è toccato un fratello così idiota? Giuro che questa volta lo secco!
«Pensa Claire, pensa Claire, pensa Claire...» Sono nel panico totale, ma alzando lo sguardo una luce si fa spazio in mezzo a questo baratro oscuro.
Pessima idea Claire, davvero pessima.
Non ho altra scelta.
Esco dallo spogliatoio e i raggi del sole mi colpiscono costringendomi a mettere una mano davanti al viso. Sono proprio certa di volermi fare vedere così conciata? Posso sempre tornare indietro e rivestirmi... No, non posso. Declan è là in campo che risplende di luce propria e non posso certo farmi scappare questa occasione.
Suvvia Claire, non c'è neanche poi tanta gente. Solo una decina di ragazzi del club, e allungando un po' il collo in perfetto giraffa style, noterai un’altra decina di persone sulle gradinate. La situazione non è così tragica come potrebbe sembrare.
Un passo in avanti e tutti potranno ammirare la mia tenuta. Io lo trovo abbastanza tragico!
Sei tu che vuoi per forza andare dal tuo Declan, non prendertela con me.
Al diavolo. Mi convinco ed esco dal mio rifugio optando per un’entrata di quelle trionfali: Spalle dritte, pancia in dentro, petto in fuori e sguardo fiero.
Non faccio in tempo a fare neanche due passi, che dalle gradinate sento provenire dei fischi. «Ehi Claire, sei davvero uno schianto vestita così.» D’improvviso sento il sangue ribollirmi nelle vene. Non solo mi ha rubato la tuta, ma ora mi prende pure in giro insieme alla sua banda di scimmie ammaestrate. Che cavolo ci fa qui? Scommetto che è venuto solo per ridere di me quel decerebrato. Sono tentata di levarmi la scarpa e lanciargliela in fronte, ma mi trattengo dal compiere tale azione.
«Wow Josh, molto maturo da parte tua nascondere la tuta alla tua cara sorella maggiore, ti è stato consigliato da uno dei tuoi amichetti o hai fatto tutto da solo?» Lo guardo negli occhi sfidandolo e lui ricambia lo sguardo con un sorrisetto divertito. Che faccia da schiaffi!
«Beh, cara sorella maggiore, io mi sono solo limitato a quello, il resto l'hai fatto tutto da sola.»
Non ha tutti i torti in effetti.
Invece ce li ha eccome tutti i torti, quel maledetto! Ma si può sapere da che parte stai?
«Non credevo che saresti arrivata a tanto pur di fare atletica, se fossi stato al tuo posto me ne sarei semplicemente tornato a casa. Devo ammettere che ci vuole del coraggio a farsi vedere conciati a quel modo, sono colpito.» Continua a prendermi in giro, ridendo assieme ai suoi amici e qualcun altro lì accanto li imita con fare divertito. Chi devo uccidere per primo?
«Quando torniamo a casa ti disfo.» Lo avverto furibonda, puntandogli un dito contro.
«Che paura.»
Claire, mantieni i nervi saldi.
AAAAAAAARGH!!!
Questo non era quello che intendevo…
Quanto lo odio! Che razza di fratello... bastardo! Diciamolo pure, è proprio un maledetto bastardo! È possibile che non abbia proprio imparato niente da Kyle? Ma da chi diavolo ha preso si può sapere?! Perchè ce l’ha tanto con me? E pensare che quando era piccolo era un tenero angioletto. Se non fosse per me non avrebbe mai imparato ad andare in bicicletta, o ad allacciarsi le scarpe, a leggere, a gonfiare i palloncini senza la pompa per gonfiare i palloncini, a fare bolle giganti con le gomme da masticare. Tutto questo perchè mi piaceva condividere con Josh le cose che insegnavano a me ma non a lui perchè ritenuto ancora troppo piccolo all’epoca.
Certo, quando dovevo insegnargli ad andare in bicicletta è caduto di testa una o due volte... forse tre... ma era colpa sua cavolo! Gli dicevo sempre che doveva pedalare e non stare fermo se no era logico che cadesse, no? Per fortuna aveva la testa dura e il massimo che hanno dovuto fare è stato mettergli due punti in fronte.
Quando gli ho insegnato a gonfiare i palloncini ha quasi rischiato di collassare per mancanza di fiato e salivazione. Ma anche quella volta è stata tutta colpa sua! Io gli dicevo di mettere in bocca la parte lunga del palloncino, fare un pò di pressione con le labbra e poi soffiare... invece lui teneva aperto il palloncino con le dita grassocce e ci soffiava e sputava dentro in perfetto lama style. Per cercare di aiutarlo, lo costrinsi a bere un’intera bottiglia d’acqua, col solo risultato di farsi la pipì addosso e poi svenire. Anche lì, una bella gita all'ospedale ci stava. Ricordo che le infermiere mi riempirono di tanti bei regali mentre aspettavo con mamma e papà che Josh si riprendesse. Ero una bimba adorabile e irresistibile.
Parlando delle gomme da masticare... vi dico solo che non c'è stato nessun bisogno di andare al pronto soccorso, ma il salto dal parrucchiere, quello sì. Quel giorno Josh ha dovuto dire addio ai suoi adorati capelli alla Enzo Paolo Turchi. Ha pianto per intere settimane... Josh intendo. Ma sono sicura che se Enzo Paolo Turchi avesse assistito al fattaccio, pure lui si sarebbe messo a piangere. Che devo dire? Succede...
Comunque, tralasciando questi insignificanti dettagli, sono stata io ad insegnargli tutto quello che sa... e questo è il suo ringraziamento?!
Riporto l’attenzione su di lui che continua a sghignazzare come una iena strafatta di chissà quali sostanze illegali. Non che si vedano tutti i giorni iene in quello stato...
Sono. Una. Belva. Inferocita.
Pestando i piedi a terra, con talmente tanta foga da rischiare di sprofondare nel terreno, raggiungo i miei compagni.
«Claire ma...» Betty tenta di dire qualcosa, ma la interrompo subito.
«Lo so! Lo so! Mi sono messa una cazzo di divisa da Football, problemi?» La guardo con fare omicida. Ebbene sì. Ho indossato proprio una divisa da football, cos’altro potevo fare? Ero disperata e lei era lì (non so cosa ci facesse nello spogliatoio femminile, ma lei stava lì), mi ha chiamata a gran voce e io ho ascoltato il suo richiamo. Ho messo la maglia al contrario, per non far vedere il numero scritto a caratteri cubitali del proprietario e l’ho annodata in vita (per forza, mi arrivava fin sotto ai piedi), i pantaloni invece li ho stretti per bene e li ho legati a lato con uno degli elastici che avevo sui capelli, in modo da non farli cadere. Avessi avuto una cintura sarebbe stato tutto più semplice.
Se vi state chiedendo se ho messo anche il casco o altre protezioni varie, la risposta è no. Va bene tutto ma c'è un limite alla pazzia.
«Okay, non ti agitare. Poi però vedi di ridarmela che quella è la divisa di mio fratello. Me l’ha data da portargliela a casa perché va lavata.» Mi mette al corrente Betty, un po' infastidita.
«Oh.» Riesco solo a rispondere, abbassando gli occhi. In effetti puzza un po' questa divisa, non me n’ero resa conto prima, presa com’ero da Declan e dagli istinti omicidi rivolti a Josh. Dovrò stare tre ore in doccia per levarmi questo odore di dosso. «Scusami, non volevo aggredirti a quel modo, se vuoi posso lavarla io non appena torno a casa.» Mi offro per cercare di sistemare la situazione, è il minimo che possa fare.
«Non importa. Quando avremo finito, rimettila dove l’hai presa.» Mi risponde con fare seccato.
Mamma mia, che acidità! Beh, la mia buona intenzione ce l’ho messa, poi faccia lei...
Declan mi fa un cenno di saluto. È qualche metro davanti a me e facendosi spazio tra i compagni, mi raggiunge illuminando la mia visuale con la sua lucentezza.
«Claire ti ho sentita gridare, va tutto bene?» Mi chiede preoccupato.
Quant'è premuroso!
No, Claire. Non ricominciare a perderti per Loveland che oggi abbiamo già fatto fin troppi danni… Rispondigli o penserà che sei svitata.
«A meraviglia!» Gli rispondo, ritrovando la calma perduta «È solo che ho un fratello molto dispettoso.» Butto uno sguardo alle gradinate dove c'è ancora Josh con l'allegra combriccola, che si divertono alle mie spalle. Basta, da adesso li ignoro.
«Devo dedurre che è per questo che indossi questa divisa?» La indica scherzando, guardandomi con quei suoi occhi azzurri e profondi come l'oceano. Talmente profondi che dovrei mettermi dei braccioli per riuscire a rimanere in superficie nel caso mi ci dovessi perdere dentro.
Sorrido, ma non faccio in tempo a rispondergli che il presidente del club, Roland, e Betty, la vice, ci richiamano all'ordine facendo fare a tutti otto giri del campo come riscaldamento.
Otto giri... otto giri... Probabilmente morirò dopo averne fatto neanche mezzo (il campo è immenso), ma mi consola il fatto che stramazzerò al suolo stando accanto al mio amato. Quindi no problem.
«Andiamo?» Mi incita Declan.
Che domande, certo che sì. Lo seguirei fino in Timbuctu se solo me lo chiedesse. Questo però non glielo dico e piuttosto che aprire bocca (sto serrando la mascella con tutte le mie forze) e dire qualche stupidaggine, mi limito ad annuire raggiante.
Come sospettavo, siamo a metà campo e già mi manca il fiato ma cerco di non darlo a vedere dato che Declan è il ritratto della salute.
Sembra che non faccia il minimo sforzo. Scommetto che va a correre tutte le mattine, altrimenti un corpo e una resistenza così non si spiegano.
Non capisco però, tutte le mattine vado in giro coi miei fidati roller e li uso anche se devo andare da qualche altra parte, non solo a scuola. Praticamente è come se me li intercambiassi coi piedi, in casa senza e fuori con. Quindi in teoria dovrei essere allenata, no? Perché invece faccio tutta questa fatica, di grazia? Sarà forse che usando i roller devo solo pattinare, invece a correre si mettono in funzione più muscoli... però diamine, non dovrei neanche ridurmi in questo stato! Sembra che ad ogni giro di corsa torni indietro di uno stato evolutivo. Sono partita bene da Homo Sapiens Sapiens con la classica e normale posizione che hanno tutti gli esseri umani, ma già al quinto giro davo segni di australopicismo.
Sto per collassare. Mi dispiace di non avere un bloc notes e una penna per poter mettere su carta a chi lascerò i miei averi. Non che ci sia molto da lasciare, l’unica cosa di valore che possiedo è il pc.
Maggie e Evy potranno prendere le cose dalla mia stanza e dividersele equamente. Sicuramente litigheranno per l’orsetto George, me l’hanno sempre invidiato. Se quelle due non litigano almeno una volta al giorno non sono contente.
Continuo a correre imperterrita. Ho sputato un polmone due giri fa e sto andando avanti con quello che è rimasto, ma tra poco farà la triste fine del suo compagno caduto. Nel mentre devo tenermi i pantaloni che altrimenti mi scenderebbero alle caviglie (maledetto elastico, non tiene una cippa!)
Mi volto verso Declan. Da non crederci! È ancora il ritratto della perfezione. Sul suo volto non si nota neanche un segno di affaticamento e non è neanche sudato! Io sono qui, grondante di sudore e con vestiti che erano già lerci prima, figuriamoci adesso (fossi in Betty brucerei questa divisa), e lui niente, il volto sempre sorridente come se non avesse appena fatto sette giri del campo.
«Tutto a posto?» Si premura di chiedermi. Ha anche fiato per parlare, incredibile! Al contrario di me che ho dovuto alzare i pollici per fargli capire che fosse tutto okay. Tutto okay mica tanto... sto solo morendo!
Oddio muoio, oddio muoio. Vedo Josh sulle gradinate, piegato in due dal ridere. Andrà all’inferno per questo suo comportamento oltraggioso e con le poche forze che mi sono rimaste, lo fulmino come solo io so fare.
«Va bene ragazzi, fermiamoci!» Grida Roland, e in questo momento vorrei baciarlo.
Grazie a Dio sono ancora viva! Recupero polmoni, milza e gli altri organi che ho perso durante la corsa e mi siedo insieme agli altri per fare stretching.
Un quarto d’ora dopo mi ritrovo in fila per fare la corsa ad ostacoli. Mi guardo intorno per cercare qualcosa di contundente per uccidermi, ma non trovo nulla. Non ce la posso fare. Ma quando mai mi è saltato in mente di iscrivermi a questo club?
Ce lo stiamo chiedendo tutti! Non siamo fatti per fare sport… Criceto ci sta per abbandonare, ho dovuto rianimarlo tre volte!
Me ne rendo conto. Questa sarà la prima e ultima volta che faccio atletica.
Sarà meglio, o avrai tutti sulla coscienza!
Tocca a Declan. Ovviamente non fa alcuna fatica e con sei salti perfetti, supera tutti gli ostacoli davanti a sé.
Tornando indietro mi fa l'occhiolino e poi batte il cinque a tutti.
Tesoro caro, già non ce la faccio a reggermi in piedi, se mi fai pure l'occhiolino tanto vale che faccio tutta sta fatica, cado a terra svenuta e chi si è visto si è visto.
Con le gambe tremolanti mi metto in posizione e al via di Roland, per qualche miracolo, riesco a scattare in avanti.
Avanti Claire, ce la puoi fare a non ucciderci.
Ci provo.
Salto e il primo ostacolo è andato.
Vai così!
Pure il secondo e il terzo.
Olèèè!
Il quarto diventa più alto ma riesco per un pelo a saltarlo, poi la fortuna mi abbandona perché nel saltare il quinto ostacolo, sento i pantaloni che stanno per lasciarmi e proseguire da soli e per tenerli, nel mentre sono ancora in aria, chiudo le gambe d’istinto e sbatto il ginocchio sull’ostacolo con la conseguenza di finire spalmata per terra.
Peccato. Stavi andando bene però.
Io resto qui. Non ce la faccio più e non ho nessuna intenzione di muovermi da questa posizione. Se vogliono spostarmi dovranno trascinarmi via di peso anche perché una gamba di sicuro è andata.
Sento delle voci raggiungermi e con la vista sfocata, vedo Josh in lontananza che insieme ai suoi amici se ne va via.
Ovvio, il motivo del loro divertimento è finito k.o. che ci starebbero a fare ancora qua?
«Claire! Claire!» Mi sembra di sentire la voce di Declan ma non ce la faccio a tenere gli occhi aperti, così decido di svenire. Quel che ne sarà di me, lo scoprirò se mai dovessi risvegliarmi.
Apro gli occhi e mi guardo attorno, confusa. Sono nella mia stanza e quattro persone mi stanno scrutando.
«Ha riaperto gli occhi!» Questa è Meg, sembra stia piangendo.
«Menomale. Ehi Claire, come va?» Chiede Evy, preoccupata.
«Ho avuto giorni migliori.» Mi massaggio le tempie per cercare di far passare il mal di testa. «Che ci fate qui?»
«Che domande! Eravamo preoccupate per te!» Mi informa una Meg disperata.
«Tesoro, si può sapere cos'è successo?» Mi chiede mamma, probabilmente in uno dei suoi momenti di sanità mentale.
«Perché non lo vai a chiedere a quel fetente di Josh... è tutta colpa sua!»
«Ma povera creatura che ti ha fatto?» Si aggiunge anche nonna alla conversazione. Secondo lei Josh è un santo. Su che basi pensa ciò, qualcuno me lo deve spiegare.
«Da quanto ci ha detto, voleva solo farti uno scherzo e ti ha nascosto la tuta da ginnastica, non è certo colpa sua se sei caduta. Era molto preoccupato per te, non è giusto che lo incolpi per qualcosa che non ha fatto.» Cerca di farmi ragionare mamma.
Nooooo, non è assolutamente colpa sua. Quella testa di cavolo! Ha abbindolato tutti passando così dalla parte del giusto e facendo passare me per una sorella degenera che dà la colpa dei suoi problemi al povero fratello minore. Ho solo rischiato di perdere il ginocchio ma guai a toccare Josh! Diamine, vorrei mettermi a urlare e cacciare via tutti dalla mia stanza.
«Signora dovremmo parlare con Claire, potete lasciarci da sole?» Chiede Evy a mia madre dopo aver visto il mio sguardo omicida.
«Certo cara, forza mamma andiamo.»
«Ma io volevo rimanere» Si ribella nonna, che viene trascinata via a forza.
Finalmente un po' di pace.
«Voi mi credete, vero?»
«Ma certo che sì, non c'è neanche da chiederlo... sappiamo di cosa è capace tuo fratello.» Mi rassicura Meg.
«Se me lo trovo davanti, giuro che gli spacco la faccia!»
«Grazie ragazze, e Evy, se non vuoi che mia nonna si aizzi contro di te, non ti conviene. Ma apprezzo il pensiero.»
«Allora, non vuoi sapere chi ti ha portata a casa?» Meg, fa su e giù con le sopracciglia e sprizza felicità da tutti i pori.
«Chi?» Chiedo curiosa. Non ricordo molto dopo che sono svenuta.
«Declan!» Mi rivela raggiante. «Quando ti ha portata qui, tua madre ci ha chiamate subito e abbiamo fatto in tempo ad incrociarlo e chiedergli cosa fosse successo.»
«Vai avanti!» La incoraggio euforica. Oddio, ero tra le braccia forti e possenti di Declan! Come in una delle mie fantasie! Quasi non svengo un’altra volta per l'emozione.
«Dopo la caduta ti ha portata in infermeria dove ti hanno fasciato il ginocchio, a proposito nulla di grave, si è solo un po' gonfiato, e poi ha chiesto in segreteria il tuo indirizzo e così ti ha portata qui con la sua macchina!»
La guardo con gli occhi che brillano per l’emozione. Dopo una giornata del genere ci voleva proprio una bella notizia. Peccato solo che fossi svenuta e non ho potuto constatare cosa si provi a stare così vicina a lui.
Rimaniamo a parlare del più e del meno, fantasticare e scherzare per due ore, poi, dopo che nonna stava cercando di intrufolarsi di nuovo nella mia stanza per ascoltare i nostri discorsi, Meg e Evy se ne sono andate per lasciarmi riposare.
La suoneria del mio cellulare mi ridesta dal mio breve pisolino pomeridiano e con gli occhi ancora un pò impiastricciati, tasto il comodino per prenderlo e quasi non lo faccio cadere. Sullo schermo compare un numero sconosciuto. Stavo dormendo, chi è che rompe a quest'ora? Spero non sia qualche rompiscatole che vuole vendermi strane cose per telefono. Quando vogliono sanno essere peggio degli stalker!
«Pronto!» Rispondo scocciata.
«Claire?» Dall'altra parte sento una voce familiare.
Anche se dal cellulare la voce si maschera un po', non posso non riconoscerla. E' proprio la sua voce! Mi tiro su di scatto.
Oddeus!!! Che gli dico? Che faccio? Ma come fa ad avere il mio numero??? Oddiooddiooddio!
Claire smettila subito!
Oh. Grazie Omino per lo schiaffo astratto. Mi serviva.
E di che... Allora, ti rendi conto che il tuo caro Declan sta aspettando un cenno di vita da parte tua?
Sì, me ne rendo conto...
E allora rispondigli! Che cavolo stai aspettando?!
Ahhh! Non so che dirgli! E non sgridarmi, uffi!
Va bene, va bene... plachiamo i nostri animi. Fai un bel respiro profondo e di’ una qualsiasi cosa che ti viene in mente, qualunque cosa ma ti prego, rispondi a quel poveretto! E tu criceto fai andare quelle zampette, forza! Diamine...
Non ce la faccioooooo! Ho perso l'uso della parola e sono assai disidratata. Sto per iperventilare!
Claire, cazzo! Rispondi!
No. E non essere scurrile.
Rispondigli. Ora!
No. (Mi sta facendo paura)
Claire, non mi costringere ad usare le maniere forti!
…
Okay, ti ricordi di Kristal vero? Ecco, se non gli rispondi, qualunque cosa lui ti debba dire può benissimo andare a dirla a lei dato che tu non vuoi spiccicare parola!
Sei cattivooo! Così mi fai piangere!
Io mi licenzio.
«D-Declan?» La mia voce esce fuori un po' tremolante, ma è uscita e questo è ciò che conta.
Buon Dio! Alleluya! E ci voleva tanto? Stupida, bambinetta capricciosa!
Omino ora stai zitto!
Se continuo a trattarlo così, si licenzia per davvero... ma torniamo a noi.
«Sì, sono io!» Mi risponde gioviale «Stavo per riattaccare, credevo fosse caduta la linea...»
«Scusami... ehm... non si sentiva molto bene...»
«Ho capito. Ma dimmi, come stai? Ti fa ancora male il ginocchio?» Mi chiede preoccupato.
Ma che dolce! Si sta preoccupando per me e mi ha chiamata per accertarsi che stessi bene! Mo svengo.
Claire...
Okay, okay scherzavo! Però che gli dico? Devo dirgli la verità e dirgli che mi fa un male cane passando per una lamentosa piagnucolosa, oppure resto sul vago?
…
Vabbè faccio da me.
Dico sì? dico no? dico sì. Meglio no. «Ehhh, nghh.» Ma che cappero era quello?!
Ottimo lavoro. Significava cosa esattamente?
Omino continua a prendermi in giro, ma questa volta non posso dargli torto.
«Devo tradurlo come un sì o un no?» Mi chiede divertito. Sono un’ebete, è confermato.
«Un sì e un no. Il dolore va e viene.» Riesco a riprendermi e a fare una battuta che lo fa sorridere.
«Mi dispiace... Spero che per domenica ti passi.»
«Perchè?»
«Ti ricordi che avevo detto di avere un impegno? Beh, in realtà devo giocare ad una partita di calcio e volevo chiederti se avevi voglia di venirmi a vedere?»
«...»
«Claire? Sei ancora lì?»
«Io... S-sì! Sì! Certo che sì! Vengo volentieri!» Dico con un pò troppa euforia.
«Forte! Allora ci vediamo Domenica. Cerca di riguardarti mi raccomando, ciao!»
«Sì... C-ciao!» Attendo che sia lui a riattaccare e quando lo fa, mi ributto di peso sul letto.
Non ci posso credere!ANGOLO AUTRICE:
Hola! Ieri tra vari impegni non sono riuscita a pubblicare T.T Volevo cercare di pubblicare tutti i lunedì ma vabbè, è andata così per questa volta XD
Coooomunque, in questo capitolo si vede un po' di più il fratello di Claire, Josh, e come avete potuto ben notare è molto dispettoso nei confronti di sua sorella. Ci sarà una motivazione o è perché si annoia e si diverte a tormentarla coi suoi scherzi? Chissà.
In questo capitolo Claire non ne combina una giusta (e quando mai XD) ma nonostante i vari "incidenti" Declan continua a starle vicino e sistenerla...e l'ha pure invitata a una sua partita! :D
Beh, fatemi sapere cosa ne pensate ;)
Alla prossima!
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Unlucky?
عاطفيةClaire ha sedici anni, vive a Spinning Crazy , un piccolo paesino dove tutti si conoscono e si fanno gli affari degli altri. Frequenta la scuola insieme alle sue due migliori amiche, Meg ed Evy, e insieme ne combinano di tutti i colori per riuscire...