La sagra della ghianda

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«Signorina, un sacchetto di ghiande a testa per i miei bambini.» Fa la sua ordinazione un uomo sulla cinquantina, capello corto e brizzolato, indicando i suoi cinque figli. Vuole due chili e mezzo di ghiande? Sta allevando dei figli o degli scoiattoli? Tenendo questa considerazione per me, poso lo sguardo su uno dei “bambini” e mi salta subito all’occhio la sua espressione sconsolata, dietro degli occhiali spessi con una montatura verde bottiglia. La differenza di età tra noi è minima, avrà sì e no un anno in più, quindi posso capire il suo disagio, ma questo non mi induce certo a provare pena per lui.
Checcavolo! Quella da compatire sono io, costretta a stare qui a servire gente col quoziente intellettivo di una medusa e nonostante ciò, riuscire lo stesso a sorridere cordialmente senza spaventare e far fuggire nessuno.
«Signora, io ne voglio tante mi raccomando!» Dice il più piccolo, facendo un sorriso angelico, a sua convinzione. Sbaglio o mi ha appena chiamata signora? Sappi, bimbo, che non accetto queste cattiverie gratuite. Una ghianda in meno, mi dispiace ma quel che è giusto è giusto.
«Certo piccolo, tanto paga papà, no?» Sorrido rivolgendomi al padre che ricambia, poco convinto.
Porgo all’uomo i cinque sacchettini. Dopo avermi pagata si allontana insieme alla sua prole e subito altre venti persone si fanno avanti. Dentro di me piango. Chissà se riuscirò ad arrivare viva a sera.
I giorni a casa sono finiti e ho passato tutta la settimana ad aiutare, dopo la scuola, nell’allestimento di tutti gli stand e dei festoni. Protagoniste principali le ghiande, ovviamente, esibite in tutte le salse. C’è chi ne ha fatto delle conserve, chi ha fatto dolci, chi come me vende quelle appena raccolte, chi le ha tostate per farci il caffè, e addirittura c’è anche chi ha usato i gusci per fare dei lavoretti a mano.
Il sindaco ha contattato dei giostrai per far divertire tutti i bambini e un dj per avere buona musica. Credo abbia un po’ esagerato per un evento che dura un solo giorno. Tra gli stand, le giostre, il palco e altre attività ricreative, abbiamo occupato il parco e tutta la strada principale. Fortunatamente nessuno si è lamentato, anche perché sono tutti qui a divertirsi e come aveva promesso il signor Pickwick, non ci sono solo i nostri compaesani ma anche gente straniera. Infatti alcune persone sono passate dal mio stand esprimendosi a gesti per farsi capire, cosa che obbligatoriamente ho dovuto fare anche io, con l’unico risultato di sembrare scimmie ammaestrate.
Quanto vorrei che ci fossero Meg e Evy a farmi compagnia, qui da sola mi sento abbandonata. Peccato che, Evy ancora non mi parla e continua ad evitarmi ogni volta che mi vede, mentre Meg è da una settimana che sta depressa e non vuole dirmene il motivo. Ammetto di essere anche io un po’ giù di morale da quando Kyle è partito nuovamente, ma confido nella sua promessa di venirmi a trovare più spesso d’ora in avanti.
Speravo almeno nella presenza di Declan ma oggi aveva un impegno urgente, confermandomi sin da subito che non sarebbe riuscito a passare.
Nell’ultimo periodo abbiamo passato molto tempo insieme tra varie uscite con amici o da soli, le lezioni di italiano che proseguono alla grande, le sue partite di calcio, le maratone di serie tv e i piccoli momenti di intimità. Non lo considero più solo il mio ragazzo, è diventato il mio migliore amico, un punto stabile nella mia vita e questa consapevolezza mi rende molto felice.
L’unica persona invece che avrei volentieri evitato di vedere, non fa altro che passare ogni dieci minuti davanti al mio stand continuando a salutarmi con la mano e la cosa sta diventando parecchio irritante. Se vedo Eugene un’altra volta, sarò costretta a usare queste ghiande come munizioni per la fionda che ho preso in prestito da Josh per far fronte ad eventuali scocciatori. E lui rientra proprio nella categoria.
I miei genitori sono passati a trovarmi verso l’ora di pranzo ma non sono riuscita a dar loro molte attenzioni e alla fine si sono persi in mezzo a tutto questo caos. In un momento di calma, sono riuscita a scorgere nonna sulla pista da ballo insieme ad Albert, il suo fidanzato. Non ci sarebbe stato nulla di male se solo avessero ballato un tango o un valzer. Peccato che il repertorio sia un po’ più moderno e si siano scatenati sulle note di “Bad romance” di Lady Gaga. Ne sono rimasta basita e ho temuto fino all’ultimo per le loro articolazioni. Fortunatamente non c’è stato bisogno di chiamare l’ambulanza.
«Bella fanciulla, un sacchetto di ghiande per favore.» Chiede un ragazzo alto, fisico prestante e sicuro di sé. Ha il classico sguardo da “sono bello e so di esserlo”, ma se pensa di impressionarmi si sbaglia di grosso, non potrà mai competere con il mio Declan. Gli allungo il sacchetto riempito, pronta per servire un’altra persona ma prima di poter fare alcunché, mi porge una rosa rossa cercando di catturare i miei occhi con i suoi, ammaliatori. Alcune persone intorno a noi mi sorridono, altre rimangono colpite dal gesto galante e qualcun altro rimane a fissarmi in attesa di una mia reazione. Oh, insomma! Che razza di Don Giovanni!
«Scusa, ma sono fidanzata e non accetto regali da sconosciuti.» Dico un po’ stizzita, accampando una scusa banale.
«Andiamo piccola... non sto cercando di rimorchiarti. È solo una rosa. Un’innocente, delicata, piccola rosa scarlatta.» Dice con voce roca e suadente. Uno strano baluginio guizza nei suoi occhi e oscilla appena la rosa per invitarmi a prenderla. «Allora?»
«Su ragazza, non si vedono più gesti così galanti di questi tempi. Fossi in te ne approfitterei.» Interviene una vecchietta in suo favore mentre il resto delle persone annuisce come fossero piccioni.
Perché capitano sempre a me i tipi strambi?
Alzo la mano e prendo la rosa. Sia chiaro che è solo per levarmelo dalle scatole.
«Ti ringrazio.» Cerco di essere il più cortese possibile. Lui, per tutta risposta, volge lo sguardo a qualcuno alle sue spalle e poi indietreggia piano, accennando un sorriso sfrontato.
Abbasso lo sguardo e quasi non mi viene un colpo. Con occhi sgranati lo rialzo e lo punto nuovamente su di lui che con fare soddisfatto, continua a ridacchiare tra sé per poi voltarsi e andare incontro ad un altro ragazzo con un cellulare in mano puntato nella mia direzione. Fulmino entrambi, riportando la mia attenzione a ciò che mi mette così in agitazione e mi paralizzo. Quel farabutto! Avrei dovuto capirlo che era tutto uno scherzo. Gesto galante un corno! Ho tra le mani una rosa con dentro un grillo pronto a saltarmi addosso in qualsiasi momento! E quelli non aspettano altro che un mio urlo disumano per farsi quattro risate e magari mettermi pure su internet.
Perché sempre insetti?! Qualsiasi altra cosa sarebbe andata bene ma non questo. Sono ancora traumatizzata dai “cuccioli” del ragazzo prosciutto, non credo di poter sopportare un altro incontro ravvicinato di questo genere!
Continuo a guardare l’insetto con ribrezzo. Che orrore, si muove! Come esco da questa situazione? Quelli non mi tolgono gli occhi di dosso, tutta la gente qui davanti attende di essere servita… sono in trappola!

Non è ancora detta l'ultima parola!

Omino! Allora non mi hai abbandonata! Scusami per come mi sono comportata l'altra volta, sono stata ingiusta.

Non preoccuparti di questo, ormai è acqua passata e poi io e il mio socio abbiamo fatto pace e ora siamo più carichi che mai!

Ragazzi, così mi fate piangere.

Non è il momento. Abbiamo una situazione da risolvere.

Giusto. Idee?

Ovvio, con chi credi di parlare?

Alzo gli occhi al cielo.

Sì, scusa. A volte me ne esco con certe domande… quindi?

Tu lascia fare a noi e lasciati guidare.

Sì, ma…

Cri, spegni i motori!

Che?! Aspetta un momento…!

Stai buona, donna. È tutto sotto controllo.

All’improvviso mi sento come se fossi priva di emozioni, in una sorta di inquietante apatia. Alzo la mano libera e senza esitazione, non facendomi notare, prendo il grillo con due dita.
«Ehi, tu» Mi escono dalle labbra queste due parole rivolte al ragazzo. «Avvicinati un momento.»
Con passo sfrontato mi raggiunge, guardandomi ancora con quel sorriso strafottente.
«Sì?» Appoggiandosi al bancone, reprime a stento le risate buttando qualche occhiata all’amico dietro di lui che fa lo stesso.
«Ecco, la rosa è davvero bellissima… ma credo che questo sia tuo.» Gli mostro il grillo nella mano con fare soddisfatto e smettendo di ridacchiare, si ritira su guardandomi scioccato per il mio comportamento. Vedo lo stesso stupore nella gente che ci circonda e tra noi avviene una muta conversazione che più o meno si è svolta così:

“Non pensavi che avrei reagito così, eh?”
“Ti ho sottovalutata, ragazzina.”
“Mi dispiace aver rovinato il tuo squallido scherzetto.”
“Stronza, questa me la paghi.”
“Non contarci, bastardo.”

Ci fissiamo ancora per qualche secondo, la tensione è palpabile. «Tzè! Guastafeste.» Mi accusa infine, infastidito, per poi andarsene chiamando a rapporto anche il suo amico.
Fiera di me stessa, lo guardo mentre si allontana tutto impettito e accenno una risata, poi d’improvviso parte un applauso che mi riscuote e mi fa prendere coscienza di quel che è appena successo. Come ho potuto fare una cosa del genere? Ho preso tra le mani un insetto… così, con nonchalance… e lo sto tenendo ancora in mano! E la gente continua a guardarmi, colpita, e a complimentarsi con me per aver tenuto testa allo scherzetto di quell’idiota.
Sono diventata l’idolo di tutte le folle!
No! Ma che cavolo dico?! Vorrei solo svenire in questo momento, altro che idolo! Va bene, Claire, mantieni i nervi saldi. Santo cielo ‘sto “coso” continua a muovere le zampe, che schifo!
«G-grazie, davvero non ho fatto nulla di che…» Balbetto.
«Scherzi, vero? Sei stata fenomenale!» Mi risponde, in fibrillazione, una ragazza dai capelli rossi. «Io non sarei mai riuscita a fare una cosa del genere!» Continua, mentre tutti gli altri annuiscono.
«Beh… datemi un oscar per l’interpretazione allora!» Ridacchio con appena un accenno di isteria. «E una medaglia per il coraggio, direi che me la merito.» Qualcuno si fa una sana e grossa risata e intanto indietreggio verso il prato alle mie spalle per sbarazzarmi di questo essere malefico che continua a guardarmi coi suoi occhi demoniaci.

Un tantinello esagerata, non trovi?

Esagerata un piffero! Ti rendi conto di ciò che mi avete fatto fare?

Già… Una figata, eh?

Decisamente no!

Andiamo. Quanto è stata soddisfacente la faccia di quel cerebroleso?

S-sì, okay. Ammetto che è stato forte non dargliela vinta… ma prendere il grillo in mano si poteva evitare!

E dove stava poi il divertimento?

Non ti commento.

Sotto lo sguardo attento di tutti, mi abbasso per posare la creatura e quando alzo lo sguardo, mi assale un senso di angoscia nel vedere, dall’altro lato della strada, Declan in compagnia di Kristal. Improvvisamente tutta l’euforia di poco fa svanisce.
Osservo la scena con una morsa al cuore. Non si tengono per mano ma passeggiano l’uno accanto all'altra e non posso fare a meno di provare fastidio misto a gelosia. Perché Declan è qui con lei? Mi aveva detto di avere un impegno urgente. Mi ha mentito forse? O era lei l’urgenza? Non capisco.
Continuo a guardarli e vorrei tanto sapere quel che si stanno dicendo. Peccato che riesca solo a vedere lei mentre ride e lui con un’espressione indecifrabile sul viso.
Istintivamente faccio un passo avanti, nella loro direzione, ma il lieve tossicchiare di una delle persone dietro di me mi ricorda che sono qui per servirli e a malincuore, torno al mio posto passando il resto della giornata a pensare ai motivi che ci possano essere dietro alla bugia di Declan.







ANGOLO AUTRICE:

Hola! (⁠≧⁠▽⁠≦⁠) Questo capitolo è un po' di passaggio, molto soft, per prepararvi al prossimo un po' più tosto ⊙⁠﹏⁠⊙
Cooooomunque, la scena del grillo mi è venuta in mente pensando a me stessa in una situazione del genere e che invece di reagire urlando, avrei potuto fare la disinvolta prendendo tra le mani l'ipotetico insetto e farla pagare a chi di dovere...così a caso, la mia mente vagabondaggia XD e nulla, ho pensato di far fare la stessa cosa alla povera Claire X''D
Mi raccomando, non perdetevi il prossimo aggiornamento! :D
A presto! 。⁠◕⁠‿⁠◕⁠。

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