Sfortunata?

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Allungo una mano verso il mio riflesso nello specchio, come se volessi guardare me stessa più in profondità della sola immagine che ho davanti.
Dall’inizio dell’anno scolastico mi sono successe un sacco di cose che penso mi abbiano cambiata in qualche modo, cose che se non fossero accadute, non mi avrebbero portata dove sono adesso. A pensare in un determinato modo, ad avere una mentalità più aperta, ad essere incline al perdono nonostante le cattiverie subite. Sarà anche una frase fatta, ma penso davvero che le cose non capitino per caso e che ci sia un qualcosa al di là della ragione e della razionalità.
Prendiamo ad esempio un litigio tra amiche che porta una delle due a prendere una decisione. Decisione che, se non ci fosse stata quell’esatta persona conosciuta anni prima all’asilo, non avrebbe preso. Prendiamo anche la delusione di un primo amore, col contributo della più acerrima nemica di quella ragazza a cui senza volerlo, aveva derubato della sua bambola preferita. Aggiungiamo pure la sorpresa di non conoscere così bene i suoi due fratelli come credeva, e il consiglio di una donna un po’ fuori dal comune, arrivata in città molto tempo fa. Tutte cose che hanno fatto sì che la ragazza salisse sul primo aereo disponibile.
Mettiamo che da un’altra parte del mondo, persone malvagie complottano atti terroristici e finiscono proprio su quell’aereo. E quando devono decidere quale ostaggio sacrificare, scelgono quella ragazza che aveva scelto di tingersi i capelli di fucsia prima di fuggire da casa. Se non se li fosse tinti, non se la sarebbero presa con lei, avrebbero scelto un’altra persona che attirava di più l’attenzione e la ragazza probabilmente sarebbe arrivata da tutt’altra parte.
Nella sua storia però c’era scritto che proprio lì, in quel punto, sarebbe dovuta cadere.
Perché lì ad attenderla, ci sarebbe stato un ragazzo.
Un ragazzo ferito, che nascondeva la sua sensibilità dietro il sarcasmo e l’arroganza, che non credeva più al valore di ogni singola donna, perché era stato tradito così tante volte da loro che ormai le vedeva tutte uguali. Ma nonostante questo, ha salvato più di una volta quella ragazza che gli era piombata addosso e dopo tanti litigi, sono riusciti a capirsi e apprezzarsi.
Se non si fossero incontrati, lui avrebbe continuato ad etichettare il genere femminile come "traditrici ed egoiste", e lei avrebbe continuato a fuggire da se stessa e dalle sue insicurezze.
Questa è la mia storia, ma lo è anche delle miliardi di persone che abitano questo mondo.
In qualche modo siamo tutti collegati. Serviamo tutti per fare capire a qualcun altro determinate cose e tutti siamo esattamente dove dovremmo essere in quel preciso momento.
Una decisione porta a delle conseguenze che ci mandano incontro al nostro destino.
Il mio è incontrarlo di nuovo.
Non voglio si riduca tutto a dei messaggi e a poche chiamate al cellulare. Voglio rivederlo ancora. Magari in una situazione meno d’impatto della prima volta.
Voglio sentire un’altra volta il calore di quell’ultimo abbraccio.



Tre mesi prima, davanti a casa Fills.

«Quindi abiti qui. Sembra un bel posto.»
«Per chi non ci vive forse può sembrarlo.»
Sorride. «Micetta è ora di tornare dalla tua famiglia.»
Annuisco ma mi irrigidisco e le mani cominciano a tremare. Durante il viaggio mi sono distratta cantando con Will e giocando insieme. Non perdeva mai occasione di scompigliarmi i capelli o punzecchiarmi il fianco col dito facendomi il solletico. Ovviamente mi vendicavo arruffando i suoi preziosi ricci e deformandogli la faccia quando era intento a guardare la strada.
Mi ha fatto un sacco ridere con le espressioni che assumeva mentre gli tiravo le guance o gli storcevo il naso! Però adesso siamo arrivati qui, a Spinning Crazy, e ho perso tutto il coraggio che avevo messo insieme in queste lunghe ore.
Guardo dritto davanti a me, in imbarazzo. «Verresti anche tu?»
Seguono attimi di silenzio dopo quella mia richiesta, poi mi prende il mento per farmi girare verso di lui e guardarlo negli occhi.
Sento di essere sul punto di piangere e non sopporterei una risposta negativa. Non so perché, ma mi sento più sicura con lui vicino. Con quel suo sguardo indagatore mi legge dentro e mi accarezza la guancia come per farmi capire la sua vicinanza. «Se è quello che vuoi, va bene.»
Subito mi sento meglio dopo quelle parole e annuisco sorridendo. «Ti ringrazio, Will.»
«Per cosa? È così che si comportano gli amici, no?» Scherza stringendomi con due dita la punta del naso.
«Sì» rido, «è proprio così.»
Scendo dall’auto e facendo un respiro profondo, mi dirigo verso la porta d’ingresso che trovo chiusa a chiave. Non mi sorprende più di tanto, è domenica mattina e i miei genitori non aprono mai prima delle nove.
Sono tentata di girare i tacchi e andarmene ma lo sguardo incoraggiante di Will mi rasserena e, con coraggio, suono il campanello. Seguono attimi di silenzio nei quali smetto di respirare, sento un macigno che grava sulla mia gabbia toracica, poi qualcuno apre la porta e rimango spiazzata dalla figura che mi ritrovo davanti, anche lei con la mia stessa espressione sconvolta.
Ha gli occhi gonfi e delle occhiaie spaventose e i capelli… beh, diciamo che in questo momento si vede proprio che siamo madre e figlia.
«Mamma!» Faccio un passo in avanti e l’abbraccio, scoppiando a piangere e mia madre dopo un secondo di smarrimento, mi stringe forte e comincia a singhiozzare.
La gioia che provo in questo momento è più forte del dolore alla spalla, tutt’ora fasciata, che ignoro completamente.
«O mio Dio, Claire… sei… credevo che… Oh, fatti guardare!» Mi prende il viso tra le mani non riuscendo a credere ai suoi occhi, continuando ad accarezzarmi e stringermi come se potessi ancora sfuggirle, constatando che non sono solo una visione, frutto della sua immaginazione.
«Sono io mamma, sono tornata.» La rassicuro, col solo risultato di fare scendere altre lacrime.
«Tesoro che succede?» Chiede mio padre uscendo dal salotto quando, nel vedermi, si blocca di colpo mettendosi una mano sul cuore, anche lui incredulo. «Claire… la mia bambina è tornata! Ragazzi venite! Claire è qui!» Grida venendomi incontro per stritolarmi in un forte abbraccio, anche lui in lacrime.
Prima di potermi chiedere di quali ragazzi stia parlando, vedo Meg, Evy, Eugene e mio fratello Kyle, uscire dal salotto, Josh precipitarsi giù dalle scale e nonna entrare in scena con un mattarello in mano, con il viso sporco di farina, al grido di: “Cosa diavolo sta succedendo qui?”. Non appena mi vede noto della confusione sul suo viso. «Claire, sei già sveglia a quest’ora? Non vorrai far piovere! Non ho ancora finito di fare i biscotti e…» dice facendo per tornare in cucina poi si blocca pensando a qualcosa, lasciandoci in un momento di suspence. «Aspetta un momento…» Si gira nuovamente verso di me con gli occhi che le brillano e, buttandosi il mattarello alle spalle frantumando qualcosa in cucina, viene verso di me a braccia spalancate facendosi largo tra mia madre e mio padre, che si fanno da parte per non essere travolti dalla sua irruenza. «La mia Claire! La mia nipotina è tornata!»
«Nonna!» Ricambio l’abbraccio, felice di vederla.
Mi riempie di baci e subito dopo fa uno sguardo severo. «Come diavolo ti è venuto in mente di scappare di casa e salire su un aereo, tutta da sola?! Sai quanto ci hai fatto preoccupare? Non hai pensato al dispiacere che ci avresti dato? Allo spavento che ci hai fatto prendere? I tuoi genitori non ti hanno certo educata in questo modo, credevo fossi una ragazza responsabile!» Mi sgrida sotto gli occhi di tutti e non posso fare a meno di abbassare lo sguardo, colpevole.
Non avevo mai visto mia nonna così arrabbiata. Di norma è solita rimproverarmi quando, secondo lei, non mangio abbastanza o quando mi faccio male cadendo dai roller, ma adesso è diverso e soprattutto ha ragione a sgridarmi così, dev’essersi spaventata molto. «Quando abbiamo sentito la notizia al telegiornale, quasi non siamo morti tutti di crepacuore!» Continua sconvolta, ripensando alla scena.
«Tua nonna ha pienamente ragione, Claire!» Si aggrega mio padre con tono autorevole. «A cosa stavi pensando? Tua madre non ha smesso di piangere un solo istante! Guardala» La indica. «questo è il volto di una donna distrutta!»
«Tom!» Mia madre si gira verso di lui con fare omicida. «Con questo cosa vorresti dire? Che faccio spavento?!» Chiede stizzita, incrociando le braccia al petto. Sembra si sia ripresa dallo shock iniziale, per fortuna.
«Ma no tesoro… quello che intendevo è…»
«Oh, lascia perdere Tom! Mi guardo da sola allo specchio, non c’è bisogno di far notare che ho gli scavi di Pompei sotto gli occhi o i capelli di un Hippy!»
«Insomma, io volevo solo far notare quanto questa situazione sia stata drammatica!» Si giustifica.
«A proposito di capelli» Mia madre si gira di nuovo verso di me, ignorando bellamente mio padre che se ne va in un angolo a fare cerchietti con le dita. «Cosa diavolo hai combinato ai tuoi? Sono fucsia! In tutto questo trambusto hai fatto in tempo ad andare anche dal parrucchiere? Non ti capisco proprio, avevi dei capelli così belli, di un bel castano chiaro come quelli di tuo padre…» Gli lancia una rapida occhiata, «diciamo come ce li aveva un tempo.» Sussurra con fare confidenziale.
Mi trattengo dal ridere data la situazione e mi schiarisco la voce prima di parlare. «Ecco… io ci sono andata prima di partire.» Dico sbrigativa chiudendo in fretta l’argomento. «Mamma, papà, nonna, tutti quanti… vi chiedo scusa per avervi fatto preoccupare così tanto, mi dispiace davvero. Sono stata una stupida. Ho agito d’impulso, senza riflettere, ma non ricapiterà più ve lo prometto!» Dico sinceramente pentita, guardando ognuno di loro con emozione.
«Ci puoi scommettere che non ricapiterà più, signorinella!» Torna alla carica mio padre. «Sei in punizione… a vita!»
«Mi sembra una cosa ragionevole papà.» Sorrido dandogli un bacio sulla guancia per poi sorpassarli e andare dai miei amici.
«Siete stati qui tutto il tempo?» Chiedo stupita mentre guardo Meg con gli occhi lucidi.
«I tuoi ci hanno ospitati qui, volevamo avere tue notizie in tempo reale… eravamo davvero preoccupati.» Dice con voce strozzata per poi scoppiare in lacrime. «Claire è tutta colpa mia!» Mi salta al collo abbracciandomi. «Se non avessimo litigato tu non saresti… non saresti…» Non riesce a finire la frase e cerco di calmarla, accarezzandole i capelli.
«Non devi scusarti Meg, anzi, sono io a dovermi scusare. Sono stata una ragazzina immatura ed egoista. Credevo che la storia con Kyle ti avrebbe allontanata da me un giorno e non riuscivo ad accettarlo. Ma adesso ho capito che qualunque cosa accada, noi saremo amiche per sempre. Niente e nessuno potrà mai dividerci.» Confesso tra i singhiozzi e Meg si stringe ancora di più a me.
Il mio sguardo si posa su quello di Evy, accenna un mezzo sorriso e vedo che sta trattenendo le lacrime ma la conosco come le mie tasche e non si sognerebbe mai di piangere davanti a tutti.
«Ti avrei già tirato un pugno a quest’ora per il tuo comportamento deplorevole, ma vedo che sei già conciata maluccio quindi non infierirò ulteriormente, ritieniti fortunata.»
Ci guardiamo serie per un attimo ma non resistiamo molto e ci mettiamo a ridere come sceme. «Anche io ti voglio bene Evy.»
D’improvviso, mio fratello Kyle mi poggia una mano sulla testa e smetto di ridere quando vedo quell’espressione dolce e protettiva che lo contraddistingue. «Ehi, scricciolo»
«Kyle…» Appoggio il viso sul suo petto, respirando il suo profumo speziato e riscaldandomi in quell’abbraccio fraterno che mi era mancato più di tutti. Per un attimo mi ritorna in mente quando eravamo bambini. Lui che mi proteggeva sempre da tutto e tutti, anche quando commettevo qualche errore era sempre pronto a difendermi e a stare dalla mia parte. Sono felice di vedere che questa cosa non è cambiata con gli anni.
Mi sfugge un singhiozzo e Kyle sorride continuando a rassicurarmi. «Shh, ormai è acqua passata. Adesso sei di nuovo a casa… ma non farmi più uno scherzo del genere, intesi?» Annuisco tenendogli stretta la mano con cui mi stava asciugando una lacrima che non sono riuscita a trattenere. «Brava la mia sorellina ribelle. Questo colore ti dona!» Afferma guardandomi i capelli, incuriosito.
«Ti ringrazio.» Rispondo sorridente facendo una posa da diva per scherzare ma vengo interrotta da Eugene che mi si incolla addosso come un adesivo sul vetro di una finestra fredda.
«Claire! Claire! Mi dispiace per quello che ti è successo!» Urla come un disperato. «Se l’averti respinta è stata una delle cause del tuo gesto sconsiderato, me ne rammarico. Potrai mai perdonare quest’anima indegna ed egoista che non ha tenuto conto dei tuoi sentimenti?»
«Eugene ma che stai dicendo?!» Chiedo imbarazzata, cercando di scrollarmelo di dosso ma senza riuscire a smuoverlo di un centimetro. Non si sarà mica messo a fare palestra? «Tu non c’entri, non ti devi preoccupare, quindi adesso ti sarei grata se mi lasciassi andare! E tanto per la cronaca, non puoi avermi respinta se non c’è stata nessuna dichiarazione d’amore da parte mia!» Ci tengo a precisare mentre sento qualcuno sghignazzare. «Insomma Eugene!»
«Adesso basta!» Evy interviene dandogli una botta in testa, mettendo così k.o. Eugene la sanguisuga.
«Grazie Evy.» Sospiro guardando a terra. «Non hai un po’ esagerato?»
«Stai tranquilla, ci è abituato.»
«Dimmi un po’, come vanno le cose tra voi?» Le chiedo all’orecchio in vena di confidenze.
«Andiamo d’amore e d’accordo come puoi vedere.» Rido, pensando stia scherzando ma nella sua espressione non c’è traccia di ironia e torno seria a guardare Eugene.
«Che bello! Sono felice per voi.» Mi tiro fuori da questa situazione andando incontro all’unica persona che non ho ancora salutato. L’ultima volta che ci siamo parlati mi ha lasciata sorpresa. Credevo di non contare nulla per lui, invece a modo suo mi ha fatto capire di volermi bene.
Non appena me lo ritrovo davanti, mi abbraccia felice continuando a stupirmi. Non mi aspettavo questo slancio d’affetto da parte sua. «Josh.»
«Claire sei stata mitica!» Mi guarda con una nuova luce negli occhi. «Non è da tutti sopravvivere ad una cosa del genere! Da oggi considerati il mio nuovo idolo!» Afferma convinto e per un secondo rimango senza parole. Sapere che il fratellino che mi ha sempre trattata con sufficienza, che mi prendeva in giro e faceva i dispetti adesso prova ammirazione nei miei confronti, è per me motivo di gioia. Nonostante il mio sia stato più un gesto avventato e stupido che ammirevole, come mi hanno fatto ben notare. Ma queste sono solo sottigliezze.
«Senti Claire» mi richiama nonna all’attenzione.
«Sì?»
«Lui chi è?» Indica Will, che si ritrova tutti gli occhi puntati addosso e non può fare altro che alzare una mano in segno di saluto.
Con tutto questo trambusto mi sono dimenticata di presentarlo, poverino. Probabilmente se ne sarà rimasto lì in disparte ad osservare e pensare a quanto siano strambi i componenti della mia famiglia.
Torno verso la porta d’ingresso e mi avvicino a lui circondandogli le spalle con il braccio, o almeno è quello che tento di fare, questo ragazzo è una pertica! «Lui è William. Mi ha salvata quando sono precipitata in mare e mi ha riaccompagnata fino a qui con la sua macchina.» Sorrido con fierezza. «Se non ci fosse stato lui, probabilmente adesso non sarei qui.»
«Piacere di conoscerti William.» Tuona mio padre dandogli la mano e una pacca sulla spalla, guardandolo come se gli avessi appena presentato Iron man. «Grazie di aver salvato nostra figlia.»
Will ricambia la stretta. «Ho fatto solo quel che era giusto. Claire è una ragazza davvero speciale.» Si gira verso di me facendomi l’occhiolino e rimango incantata a guardarlo come una mongola. Davvero mi trova una ragazza speciale?
Nel mentre Will stringe la mano anche a mia madre che se lo trascina in avanti per abbracciarlo, nonna mi dà di gomito e alza le sopracciglia, complice. «Un bel giovanotto, eh? Fossi in te non me lo lascerei scappare.» Di colpo avvampo e mi guardo attorno per assicurarmi che nessuno abbia sentito.
«Nonna che ti salta in mente? Siamo solo amici.» Bisbiglio per non farmi sentire dagli altri.
«Certo, certo. Ricordi vero quante volte mi sono sposata? Io ho occhio per queste cose.» Si sfrega le mani con fare inquietante. «Già ti vedo percorrere la navata con un bell’abito bianco, mentre vai incontro all’uomo della tua vita, all’eroe che prontamente ti ha salvata da morte certa! Oh, che cosa romantica!»
«Nonna ho solo sedici anni!» Dico ancor più rossa di prima cercando di far dissolvere questa sua assurda visione.
«Ma in futuro non si sa mai.» Dice risoluta. «Forse è il caso di fare prendere un po’ di aria al tuo corredo…»
Oh, santi numi! Povera me, che devo fare per sedare questa sua nuova ossessione? Come gli vengono in mente poi certe cose! Io e Will non staremo mai insieme in quel senso. Lui tra poco se ne andrà e probabilmente non lo rivedrò mai più. Torneremo ognuno alla propria vita e chissà, incontreremo altre persone…
Osservo Will e un senso di vuoto mi invade.
Davvero non ci rivedremo più?
È così che finisce la nostra avventura?
«Will, sappi che sei invitato a pranzo.» Prorompe nonna. «E non accetto un no come risposta.» Lo precede prima che possa dire alcunché.
«D’accordo, sarò dei vostri.» Sorride capendo che ribellarsi non servirà ad averla vinta su quella donna all’apparenza elegante ma dai modi alquanto bizzarri.
«Bene. Un ragazzo molto saggio, mi piace! Forza ciurma, venite a mangiare i biscotti!»
Tutti seguono mia nonna non potendo resistere al richiamo del cibo ed io rimango lì ferma, aspettando che tutti entrino in cucina.
«Claire tu non vieni?» Mi chiede Meg, ancora visibilmente emozionata dal mio ritorno.
«Certo, arrivo subito. Tienimi da parte dei biscotti prima che quegli ingordi se li finiscano tutti.»
«D’accordo.» Ride raggiungendo gli altri.
Io e Will rimaniamo lì da soli, prendendoci cinque secondi per osservarci a vicenda.
Sento come delle emozioni contrastanti in me. Da una parte sono felice di essere tornata, nei momenti più drammatici ho seriamente pensato che non sarei riuscita a rivedere nessuno di loro ed era insopportabile la sensazione di solitudine che mi perseguitava. Dall’altra però, avrei voluto che questo viaggio durasse di più, ero così decisa a partire ed è successo tutto così in fretta.
Quando ho deciso di salire su quell’aereo, mi aspettavo di girare per luoghi a me sconosciuti, di imparare qualcosa dalle persone che avrei incontrato, ma così non è stato. Però ho incontrato Will che nonostante sembrasse un tipo burbero, mi ha affascinata sin da subito.
Per la maggior parte del tempo non abbiamo fatto altro che battibeccare ma ripensando alle nostre liti mi viene solo da sorridere. Mi ha raccontato una parte fondamentale della sua vita ma sento che vorrei sapere di più su di lui, conoscerlo meglio.
Questa esperienza mi ha fatto capire che voglio girare il mondo. Un giorno, in futuro, prenderò la mia piccola valigia piena di sogni e andrò a cercare il mio posto nel mondo. Sarebbe bellissimo se anche lui venisse con me. È possibile che debba già dirgli addio?
«Tutto sommato è stata una bella avventura, non trovi?» Mi chiede rompendo il silenzio.
«Già.» Abbasso lo sguardo, sorridendo amaramente.
«Ehi, cos’hai?»
«È solo che… mi dispiace doverci già salutare…»
«Veramente devo ancora pranzare con voi, ricordi?» Scherza e gli tiro un leggero pugno sulla spalla.
«Sai cosa intendo.»
Fa un sorriso compiaciuto arrotolandosi una ciocca dei miei capelli intorno al dito, proprio come quando eravamo al Masy's cafè. Segno che sta per dire una stupidaggine delle sue.
«Micetta non credevo che ti sarei mancato tanto, non sarà per caso che ti piaccio?» Il suo viso è maledettamente vicino al mio e subito arrossisco.
Perché quando fa così non riesco a mantenere la calma? E perché deve continuare a fare lo sbruffone? Io sto parlando seriamente.
«Senti, lasciamo perdere, come non detto.» Mi volto per raggiungere gli altri ma mi blocca prima che possa fare un altro passo.
«Lo sai che sei davvero permalosa?»
«E tu un completo idiota! Come ho potuto anche solo pensare di rimanere dispiaciuta dal non vederti più?»
«Allora lo ammetti?»
«Che cosa?»
«Che ti mancherò?»
«Neanche per sogno!»
«È un peccato.» Dice d’un tratto serio. «Perché tu mi mancherai, ragazzina.»
Sento il cuore tamburellare all’impazzata e vedo già Omino destreggiarsi per mantenere sotto controllo la situazione mentre Criceto parte in orbita non riuscendo a stare al passo.
Scruto la sua espressione per leggerci dell’ironia, ma non ve ne è alcuna traccia e divento una statua di pietra non riuscendo più a dire alcunché.
Questa volta è lui che si allontana e devo dare fondo a tutte le mie forze per riuscire a muovermi e fermarlo.
«Aspetta!» Dico all’improvviso, bloccandolo. «Potremmo… potremmo sentirci di tanto in tanto. Per telefono, mandarci messaggi… tipo.» Respiro affannosamente come se avessi appena giocato a cavallina con un branco di elefanti e attendo ansiosa una sua risposta.
Mi guarda riflettendo su qualcosa e poi sorride. «Si potrebbe fare “tipo” così, sì.» Mi prende in giro e sorrido, tornando finalmente a respirare. «Anche se prima dovrai procurarti un nuovo cellulare. Ricordi? Il tuo è finito nell’oceano…»
«In qualche modo rimedierò a questa mia mancanza.»


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⏰ Ultimo aggiornamento: May 28 ⏰

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