Sono a casa di Declan, seduta sul divano in salotto. Questa mattina mi sono alzata preparandomi mentalmente tutte le cose che avrei voluto chiedergli e dirgli, dal perché mi ha mentito, perché è uscito con Kristal, se tra loro c’è per caso un ritorno di fiamma o qualcosa del genere, e se veramente vuole stare con me, ma una volta arrivata a casa sua, vedendo il suo sorriso dolce, ho perso il coraggio che avevo trovato durante il tragitto e alla fine non ho detto nulla.
Abbiamo deciso di guardare un film ed è andato a preparare i pop corn, anche se in verità non ho molta fame. Sono così nervosa che mi si è chiuso lo stomaco e se continuo a contorcermi le dita in questo modo, si ribelleranno alla sottoscritta staccandosi e andandosene altrove, offese. Non è la prima volta che vengo da lui, anzi, i weekend li passiamo quasi sempre qui e ho avuto occasione di conoscere sua madre nonostante sia molto impegnata con il lavoro e per la maggior parte del tempo resta fuori casa.
Oggi però non mi sembra così familiare come le altre volte, mi sento fuori posto e con la voglia insensata di scattare fuori dalla porta, sebbene siamo da soli. Forse è proprio questo il problema: non voglio rimanere da sola con lui. La paura che possa dire qualcosa che potrebbe rovinare il nostro rapporto, mi fa desiderare di tenermi a distanza e che ci sia qualcun altro per smorzare la tensione che aleggia nell’aria.
Vedo Declan uscire fuori dalla cucina e volto subito lo sguardo per ritrovare un po’ di controllo e mettere su una maschera di assoluta spensieratezza. «Eccomi.» Si avvicina, dandomi un bacio per poi sedersi accanto a me, mettendo un braccio intorno alle mie spalle mentre affonda l’altra mano nella ciotola dei pop corn che ha messo tra noi.
Siamo rimasti in silenzio per tutta la durata del film, a parte le poche volte in cui commentava qualche scena a cui rispondevo con sorrisi di circostanza appena accennati.
«Da come ne parlavano tutti, pensavo fosse più emozionante e pieno di colpi di scena, invece è stato un po’ deludente. La trama era pressoché scontata per non parlare della recitazione scadente. È un peccato perché l’idea di base non era affatto male.» Commenta da buon intenditore di film d’azione. Devo ammettere che non ho prestato molta attenzione al film. Ho guardato per tutto il tempo in direzione del televisore ma in realtà non ho visto nulla, la mia mente si è come annebbiata e me ne sono accorta solo quando Declan ha spento lo schermo. Non so per quanto riuscirò a sopportare questa situazione.
È giusto sentirsi così quando si sta in compagnia del proprio ragazzo? È giusto rimanere in silenzio quando è evidente che c’è qualcosa che non va? Non penso. Non dovrebbero esserci queste barriere fatte di incomprensioni e bugie quando si vuole bene a qualcuno.
Declan mi prende alla sprovvista quando alza la mano per sistemarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, tanto da farmi sobbalzare e stringermi nelle spalle. I capelli mi ricadono in avanti ed è come se mi facessero da scudo per proteggermi dal suo sguardo interrogativo, per nascondere la frustrazione sul mio volto.
«Ehi, tutto okay? Non hai detto una parola da quando sei arrivata ed è molto strano dato che non perdi mai occasione di commentare con fare acidamente sarcastico le scene più insensate dei film. Su questo avevi un bel po’ di materiale» Ride indicando il dvd, ma torna subito serio non percependo nessuna reazione da parte mia. Si libera della ciotola contenente solo i semini dei pop corn che non sono scoppiati, appoggiandola sul tavolino di vetro e si sposta dalla sua posizione per inginocchiarsi davanti a me, stringendomi la mano mentre con l’altra mi accarezza dolcemente la guancia, invitandomi a guardarlo negli occhi. «Cosa c’è che non va? Lo sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa, vero?» Dopo queste parole, scatta qualcosa dentro di me, una levetta che teneva bloccata quella parte che voleva a tutti i costi avere delle risposte e che non poteva più fare a meno di rimanere intrappolata. Alzo lo sguardo riuscendo a sostenere il suo, anche se non riesco a nascondere il luccichio e socchiudo le labbra, decisa a parlare.
«Cosa ci facevi insieme a Kristal?» Il mio è quasi un sussurro ma vedendo il suo sguardo cambiare espressione, capisco che mi ha sentita benissimo e per un secondo mi pento di aver parlato, un solo secondo, perché l'attimo successivo prendo coscienza della situazione e la paura lascia spazio alla determinazione. Quegli occhi allarmati puntati nei miei, sono colpevoli di qualcosa.
«Ma… che stai dicendo?» Sorride come se avessi appena detto una stupidaggine e abbasso il viso, ferita. «Claire» La sua mano cerca ancora un contatto con me, ma appena si avvicina alla mia guancia, la schiaffeggio via, infastidita dal suo comportamento e mi alzo dal divano mettendo la giusta distanza tra noi.
«Ti ho visto!» Gli urlo contro e il mio cuore comincia a battere più velocemente del normale. «Eri con lei durante la festa in paese a cui mi avevi detto che non saresti potuto venire a causa di un impegno importante e mi pare ovvio quale sia stato!» Spalanco le braccia, furibonda.
«Non è come pensi»
«Quindi lo ammetti? Ammetti di essere uscito con lei?» Lo aggredisco, senza lasciargli via d’uscita e questa volta è lui a non riuscire a sostenere il mio sguardo, abbassando il capo.
«Sì»
«Pensavi davvero che non lo avrei scoperto? Io ero lì! Possibile che non te ne sia importato nulla?! Oppure hai rimosso l’informazione? Mi sembra alquanto difficile dato che te lo avrò ripetuto fino allo sfinimento!»
«Infatti non volevo passare di lì quel giorno, ma lei ha insistito. Non pensavo ci avresti visti in mezzo a tutta quella confusione…»
«Non pensavi che vi avrei visto? È tutto quello che sai dire?» La situazione continua a degenerare sempre di più e ogni secondo che passa aumenta la rabbia e la delusione. Mi fidavo di lui e ancora non riesco a convincermi che mi abbia mentito, ma le sue reazioni non fanno altro che confermare i miei timori e la fiducia che riponevo in lui vacilla. «Vi siete rimessi insieme, non è così?» Dico con un sussurro, faticando a cacciare indietro le lacrime.
«Claire, ti prego non…» Lascia la frase in sospeso cercando di soppesare le parole e non aspetto altro che una rassicurazione sincera da parte sua, ma alla fine non dice nulla e rimaniamo a guardarci in apparente silenzio.
Una lacrima sfugge al mio controllo, Declan se ne accorge e azzarda un passo verso di me quando la porta d’ingresso si apre, bloccandolo lì sul posto. Sento il rumore di un mazzo di chiavi che vengono poggiate sul tavolino accanto alla porta e subito dopo la madre di Declan fa la sua comparsa in salotto. Rimane dapprima sorpresa nel vederci, forse pensava che non ci fosse nessuno in casa, ma subito si riscuote.
«Claire, che piacere vederti… va tutto bene?» Chiede, notando il mio turbamento. Odio farmi vedere in questo stato, quindi mi sforzo di fare un sorriso e mi asciugo velocemente la guancia.
«Sì, non si preoccupi signora Redford, mi scusi ma adesso devo proprio andare.» Non do a nessuno il tempo di ribattere, voltandomi di scatto e correndo verso l’uscita. Ignoro la voce di Declan che tenta di fermarmi e fuggo il più lontano possibile da quella casa. Il più lontano possibile da lui.
Non pensavo sarebbe finita in questo modo. Speravo, o forse volevo solo illudermi, che mi dicesse che non c’era nulla da aver timore, che la storia tra lui e Kristal era ormai finita da tempo e che si erano visti per una qualsiasi stupidaggine. Invece tutte le mie paure sono diventate realtà e in un attimo le mie certezze si sono sgretolate come se fossero state buttate in un trita documenti.
Ero così sconvolta da non essermi accorta di aver corso fino alla scuola e una volta ferma, mi ritrovo a respirare affannosamente e i pensieri ne approfittano per vorticarmi in testa e confondermi le idee.
Faccio un ultimo respiro profondo, riuscendo a stabilizzare il mio cuore che aveva preso a battere all’impazzata e afferro la maniglia della porta dell’edificio scolastico.
Non mi sorprende trovarla aperta, probabilmente ci sono i ragazzi del club di teatro a fare le prove. Sembra passata una vita da quando mi ero unita a loro per cercare di far colpo su Declan, con l’unico risultato di combinare disastri e farmi cacciare via. Mi lanciano ancora occhiatacce quando ci incrociamo nei corridoi, sanno essere davvero rancorosi. Forse è meglio cercare di non farmi vedere o sentire, non sono dell'umore adatto per affrontarli.
Non so neanche perché sono entrata veramente, ma le mie gambe sembrano sapere la risposta facendomi arrivare davanti al mio armadietto. Mi guardo intorno per accertarmi di essere da sola, poi poso nuovamente lo sguardo sul mio armadietto, fissandolo con timore. So cosa ci troverò e una parte di me è tentata di dargli fuoco pur di non vedere quel che c’è al suo interno. L’altra parte invece vuole aprirlo e abbracciarne il contenuto, il desiderio di averlo ancora qui davanti è talmente vivo in me da non poter fare altro che ascoltarlo e aprire l’antina.
La prima cosa che vedo, è la mia immagine riflessa nello specchietto tondo e quasi non mi viene una sincope, quella corsa mi ha devastata. La frangetta mi si è appiccicata in fronte come se mi fossi divertita a metterci un intero barattolo di colla, il resto dei capelli sono talmente arruffati che potrebbe arrivare un piccione e scambiarli per il suo nido e per completare l’opera, ho la matita colata fin sotto agli zigomi. Sono quasi certa di non essere uscita di casa in questo stato pietoso, stamattina. Glisso questo scempio e alzo lo sguardo, posandolo sulla foto che ritrae me e Declan seduti sull’altalena del parco, o meglio, lui era seduto sull’altalena e io di spalle, sulle sue gambe. È stata Meg a scattarcela, ci eravamo appena messi insieme e un po’ mi vergognavo a baciarlo davanti ad altre persone anche se si trattava della mia migliore amica, che continuava a ripetermi di dargli un bacio per far venire la foto più artistica. Alla fine, notando il mio imbarazzo, Declan mi avvolse in un abbraccio regalandomi un dolce bacio sulla guancia che mi fece sorridere e Meg colse subito l’occasione per premere il tasto della sua preziosa macchina fotografica.
Gli occhi mi si inumidiscono nuovamente al ricordo e stringo a me la foto come se volessi tornare a quel giorno. Ancora non ci credo di aver litigato con lui. Forse ho esagerato, non dovevo prendermela così, dovevo dargli il tempo di spiegarsi invece di scappare via come una bambina arrabbiata. Dovremmo chiarirci, d’altronde a tutte le coppie capita di litigare, no? Non può finire tutto a causa di stupide incomprensioni. Magari è Kristal che vorrebbe rimettere insieme i pezzi del loro rapporto ma non è detto che anche per Declan sia lo stesso. Mi ha rassicurata più volte sul fatto che tra loro due ormai era definitivamente finita e io come una stupida potrei aver rovinato tutto. Devo tornare da lui, adesso.
Chiudo con forza l’armadietto e il cuore quasi non mi esplode fuori dal petto quando mi ritrovo davanti Declan.
Gli occhi mi si illuminano e subito gli salto al collo cogliendolo di sorpresa, ci mette un attimo a stringermi a sé ma subito dopo lo sento ricambiare, affondando il viso nell’incavo del mio collo.
«Stavo per tornare da te, scusami se ti ho aggredito in quel modo, ho decisamente esagerato e…»
«Claire» Mi interrompe, allontanandosi di un passo. Sul viso ha ancora un’espressione sofferente e non sopporto che sia per colpa mia.
«Sono un’idiota, per colpa delle mie paure ho finito per incolparti di qualcosa che era solo nella mia testa, è normale che tu esca con Kristal, siete amici, no? Certo, ammetto di esserci rimasta male perché non me ne hai parlato e alla fine ho ingigandito la cosa facendomi un sacco di film mentali però…»
«Claire, ti prego, basta. Non devi scusarti di nulla. Tu… sei perfetta. Sei solare, divertente, intelligente e bellissima e… io ti ho solo presa in giro.» Abbassa il capo, corrugando la fronte.
«Ma che stai dicendo? Sono io che ho frainteso tutto, davvero.» Gli sorrido, cercando un contatto con lui che però indietreggia ulteriormente.
«No, tu non capisci!» Dice arrabbiato, colpendo con un pugno l’armadietto accanto a sé e istintivamente porto il piede destro indietro. Non l’ho mai visto così e non riesco a capire questo suo improvviso cambio di umore. «Ti ho mentito sin dall’inizio ma ora… non ce la faccio più a continuare con questa farsa.»
«Questa farsa? Ma di che parli?» Chiedo confusa, stringendo l’orlo della maglia nervosamente. Fa un respiro profondo come per ritrovare la calma e il coraggio di parlare, poi fissa gli occhi nei miei, deciso.
«Sono gay.»
«…»
Che… che ha detto?
Ho percepito la parola “gay”, ma è ovvio a questo punto che abbiamo bisogno di un controllo all’udito. Che ne pensi Claire?
Io, io sono sicura che sta scherzando. Si diverte solo a prendermi un po’ in giro per alleggerire la tensione.
Sicuro. Anche questa è un’opzione.
No, non è un’opzione. È così e basta. Sai, quando vuole sa essere davvero un gran burlone!
Scoppio a ridere e noto la perplessità sul suo volto. «Questa era davvero divertente, lo ammetto.» Riesco a dire, per poi ricominciare a sghignazzare.
«Claire, non renderla più difficile di quanto già non sia.» La sua serietà mi blocca immediatamente e per qualche secondo restiamo in silenzio a guardarci.
«Tu non sei gay.» Affermo con convinzione, accennando un sorriso involontario. «Stiamo insieme da mesi. Non… non lo sei. Hai avuto una storia anche con Kristal tempo fa, ricordi?» Gli faccio notare, non riuscendo a concepire questa sua affermazione.
«Ed è proprio per questo che tra noi è finita.» Confessa e subito sento un dolore al centro del petto, come se qualcuno avesse scagliato una freccia e mi avesse colpito in pieno. Apro lievemente la bocca per dire qualcosa ma non esce alcun suono. «All’epoca le dissi solo che non provavo più gli stessi sentimenti che provavo all’inizio e in un certo senso era vero. Anche se la realtà è che le avevo chiesto di metterci insieme perché ero confuso e volevo chiarirmi le idee, sono stato un’egoista lo so. Mi rese felice quando decise di perdonarmi, proponendomi di rimanere amici e così accettai ben volentieri. Non pensavo però che stesse solo aspettando il momento giusto per farmela pagare e così ci sei andata di mezzo anche tu. Un giorno è successo che ero nell’aula di biologia insieme a Roger, lei è passata e ci ha visti baciarci. Non volevo che la cosa si scoprisse e così lei ne ha approfittato per ricattarmi, non credevo fosse tanto subdola e manipolatrice.» Dice con un moto di rabbia e disgusto nei suoi confronti. «Voleva che fingessi di essere il tuo fidanzato e quando fossi stata abbastanza presa da me, avrei dovuto lasciarti davanti a tutti, voleva riprendere tutta la scena e umiliarti.»
Non riesco a credere a ciò che ho appena sentito e mi appoggio agli armadietti per paura che le gambe non mi reggano. Tutto quello che abbiamo passato insieme, i suoi sentimenti nei miei confronti… erano tutta una bugia?
«Ti prego Claire, di’ qualcosa non… non restare lì in silenzio.»
«Cosa dovrei dirti?» Chiedo retorica, alimentando la mia rabbia. «Che sei uno stronzo, un egoista? Che per colpa tua ho litigato con una delle mie più care amiche perché non volevo credere che in qualche modo mi stessi tradendo? Ti sei preso gioco di me solo per proteggere il tuo stupido segreto e sai che altro ti dico? Mi fai schifo!» Gli urlo contro, spintonandolo. «Sei un codardo e un traditore e… ti odio.» I miei occhi cominciano ad appannarsi a causa delle lacrime che cercano di sovrastarmi ma le ignoro, continuando a guardarlo con disprezzo. «Sai, ho sempre saputo della perfidia di Kristal e, per la cronaca, non siamo mai state amiche. Mi ha sempre derisa e presa in giro. Però tutte le cose che mi ha fatto, non sono niente in confronto a quello che hai fatto tu.»
«Non posso che darti ragione, su tutto. Non ti meritavi questo.» Ammette sconfitto. «Spero solo che riuscirai a perdonarmi un giorno.»
Queste sue parole mi infastidiscono ancora di più. Come può anche solo sperare che io possa perdonargli una cosa del genere? «Sappi che non accadrà mai.» Gli dico con l’obiettivo di ferirlo, anche se non potrà mai capire la sofferenza che mi ha arrecato con le sue azioni.
«Claire…» Mi circonda il polso con le dita ma lo strattono via.
«Non toccarmi! Non avvicinarti mai più a me!» Detto questo, lo sorpasso e per la seconda volta fuggo via, lontana da lui e dalle sue menzogne.
Mi ritrovo seduta su una panchina, quasi al confine di Spinning Crazy, lo sguardo perso, vuoto. Non ho neanche la forza di piangere per quanto mi abbiano sconvolta le confessioni di Declan. Vorrei tanto si fosse trattato di uno scherzo e che Declan corresse qui dicendomi che mi ama e che non vuole nessun altro accanto oltre me. Il mio è solo uno stupido desiderio che non si realizzerà mai, la realtà è ben diversa. Tutta la stima, il rispetto, la fiducia che provavo nei suoi confronti, sono crollati come un palazzo demolito.
La colpa è anche mia dopotutto. Ho perso subito la testa per lui non appena l’ho visto entrare a scuola. Era così bello, sicuro di sé e quando poi l’ho conosciuto mi ha dimostrato anche la sua gentilezza, la sua sensibilità e la sua simpatia e così ho fatto di tutto per farmi notare. Ero così felice quando mi ha baciata la prima volta e mi ha confessato i suoi sentimenti. Come ho fatto a non rendermi conto che ciò che mi ha mostrato era solo un’illusione? Un inganno, architettato da Kristal e dalla sua vendetta e cattiveria.
Vorrei dimenticare tutto, subito. Ma le immagini dei momenti passati insieme a lui non vogliono abbandonare la mia mente e mi tormentano. Credo che questa delusione mi rimarrà dentro per sempre.
Comincio a sentire freddo e il sole si sta preparando a tramontare, dovrei tornare a casa ma è così lontana, sono stanca e poi… davvero voglio affrontare la mia famiglia? Anche per loro Declan era importante, si erano affezionati a lui e invece dovrò dire loro che non era vero niente.
«Claire!»
Alzo lo sguardo, ritrovandomi davanti un catorcio giallo con adesivi floreali sulla portiera. Non mi sorprende vedere che il guidatore di questo ammasso di ferraglia è Eugene.
Devo ammettere che ha sempre un tempismo per palesarsi nei momenti meno oppurtuni! Però potrei usarlo come bersaglio per scaricare tutta la rabbia accumulata…
«Claire, scusa se ti piombo qui all’improvviso, ma devo parlarti. Sali in macchina… per favore» Si affretta ad aggiungere, notando il mio disappunto.
«Eugene non sono dell’umore adatto in questo momento, và via. E poi si può sapere come mi hai trovata?»
«Ti ho vista uscire da scuola e ti ho seguita fin qui.»
«Per nulla inquietante.»
«Ti supplico Claire, ho bisogno del tuo aiuto.» Dice guardandomi con lo sguardo di un cucciolo abbandonato.
Vorrei rispondergli che anche io ho bisogno di aiuto ma non vado a tediare la gente per questo, però mi trattengo e nonostante il mio umore nero, accetto. Ne approfitto per scroccare un passaggio verso casa, anche se l’idea di salire su questo trabiccolo mi terrorizza.ANGOLO AUTRICE:
*Coff, coff*
Ebbene sì, abbiamo finalmente scoperto cosa nascondeva Declan...ve lo aspettavate? XD Cooooomunque, la povera Claire ci è rimasta malissimo giustamente e adesso ci si mette pure Eugene a rompere le scatole ತ_ತ, cosa vorrà dirle di così tanto urgente?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo u.u Fatemi sapere cosa ne pensate! :D
A presto! 。◕‿◕。
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Unlucky?
RomantizmClaire ha sedici anni, vive a Spinning Crazy , un piccolo paesino dove tutti si conoscono e si fanno gli affari degli altri. Frequenta la scuola insieme alle sue due migliori amiche, Meg ed Evy, e insieme ne combinano di tutti i colori per riuscire...