La questione del messaggio sbagliato dall'ufficio alloggi le aveva preso la testa alla grande.
Quella storia la stava facendo ammattire talmente tanto che credevo potesse creare un buco sotto ai suoi piedi a forza di ciondolare a vuoto.
«Non è possibile», continuò a ripetere, con le mani fra i capelli.
Si allontanò e percorse tutto il vialetto. Borbottò tra sé qualcosa che non compresi, probabilmente perché la mia attenzione non era rivolta a quello che stava blaterando, bensì a qualcos'altro: ragazzi, se quella felpa era orribile, di certo non potevo dire lo stesso del modo in cui quei jeans neri le fasciavano il fondoschiena.
«Sei sicuro di avere l'indirizzo corretto?» chiese, quando tornò indietro.
Si morse un'unghia, e se avesse continuato a farlo in maniera così assidua avrebbe finito per sradicarla dal dito.
Io sbuffai, parecchio scazzato.
Mi aveva fatto quella domanda già tre volte da quando avevamo constatato che sì, l'indirizzo a cui ci avevano spedito era lo stesso.
Mi correggo: al quale l'avevano spedita.
Io ero sicuro al cento per cento di trovarmi nel posto giusto: di certo non avevo litigato tutta l'estate con il tirocinante dell'ufficio alloggi per costringerlo a mettere Jayden, Matthew e me sotto lo stesso tetto quell'anno.
Amanda mi costrinse a mostrarle di nuovo il messaggio che era stato inviato alla mia casella di posta, dove chiaramente si leggeva che l'indirizzo era proprio il numero 42.
«Non è possibile», disse un'altra volta, senza staccare gli occhi dal suo display.
Fece scorrere il pollice sul messaggio due volte e poi un'altra volta ancora, probabilmente sperando che quel numero diventasse magicamente un ventiquattro.
«Fare un refresh di quella chat non trasformerà quell'indirizzo», le dissi, ignorando Jayden che nel frattempo se la rideva alle mie spalle.
Gli assestai una gomitata, perché non c'era proprio niente da ridere.
«Grazie tante, genio», rispose lei acida, ficcandosi il telefono nella tasca posteriore dei pantaloni.
Amanda aveva una bella linguaccia. Tagliente, dura.
Diversa dalle solite lingue a cui ero abituato.
In tutti i sensi.
«Facciamo una cosa, Zuccherino», cominciai, tentando di smorzare il nervoso che le vedevo addosso. E che per osmosi stava insinuandosi anche dentro di me. «Perché non chiami la segreteria e capisci che cosa è successo? Di sicuro l'indirizzo corretto sarà sepolto tra le loro scartoffie».
Lei curvò la testa di lato, incastrandomi con quei suoi occhi castani.
«Questa faccenda riguarda te tanto quanto riguarda me», replicò con tono d'accusa, puntandomi il dito contro.
«Non penso proprio. Voglio dire, guarda attentamente la data di invio» la intimai.
Riluttante, guardò quei numeri e io continuai.
«Ho ricevuto il messaggio tre giorni prima di te. Il che significa che inizialmente l'appartamento era destinato a me».
Fece rimbalzare lo sguardo dal mio cellulare al suo, evidentemente accorgendosi di come avessi ragione.
Non so se quelle parole, "hai ragione" sarebbero mai uscite dalla sua bocca.
Non mi dava l'impressione di essere una ragazza che si arrendeva così facilmente.Mi rilassai contro la porta, guardandola accigliarsi.
«Hai per caso richiesto all'ufficio alloggi di dormire sotto lo stesso tetto della squadra di hockey?» continuai.
Io ero il primo ad essere considerato testardo, ma dovevo ammettere che Amanda sapeva battersi bene sul campo.
Prese a mordersi il labbro inferiore, leggermente più carnoso rispetto a quello superiore.
Non credo avesse la minima intenzione di risultare sexy quando compì quel gesto così naturale, ma l'effetto fu esattamente quello.
«CAZZO!», ripeté per l'ennesima volta.
Era una sorta di "hai ragione" mascherato, supposi.
Dal momento che non avevo alcuna intenzione di stare a sentire i suoi lamenti fino a sera, mi scollai dalla parete per tornare dentro casa.
«Ho delle cose urgenti da finire qui dentro».
La partita con Matthew era estremamente più urgente di quella ragazzina sotto il mio portico.
«Sei serio?» domandò, assottigliando gli occhi così tanto da ridurle a due fessure.
Le scoccai un'occhiata serissima.
«Ti conviene chiamare l'ufficio alloggi prima che assegnino il tuo posto a qualcun altro».
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BEYOND FROZEN SCARS - Cuore di pietra e ali spezzate
RomanceTyler Caldwell ha una sola cosa in mente: giocare a hockey. Amanda Tyler ha una sola cosa in mente: stare lontana dal ghiaccio. Perché quel ghiaccio, che una volta l'aveva cullata e fatta brillare, ora si è trasformato nel suo incubo peggiore. Non n...