Ero sopravvissuta alle prime due settimane.
Era andato tutto liscio e secondo i piani, tranne il gigantesco inconveniente chiamato "condividi la stanza con Tyler Caldwell e, perché no, dormi anche nel suo letto".
Avevo cominciato ad abituarmi alla sua presenza, comunque, anche se questo voleva dire ribaltare completamente la mia routine quotidiana e costringermi a non prenderlo a cazzotti sul muso quando mi prendeva in giro per i pigiami che indossavo, per il modo meticoloso con cui piegavo i miei vestiti o sottolineavo i libri.
Aveva da ridire su tutto, insomma, e l'unica cosa che mi faceva desistere dal mollargli sul serio un pugno su quel naso perfettamente dritto era la speranza che, da lì a poco, mi avrebbero chiamata per assegnarmi ad un'altra stanza.
Con mia grande sorpresa, comunque, dovetti ammettere che, di notte, Tyler si trasformava in un essere capace di non rompere così tanto le palle.
Non aveva cercato di superare la barriera che avevo eretto per tenerlo a distanza e, tranne che per qualche stupida battuta da macho, sembrava piuttosto innocuo.
Tranne quando borbottava nel sonno.
La sera precedente, per esempio, ero sicurissima che ce l'avesse con qualcuno di nome George, o Greg, non ricordo bene. Quel poveretto si era beccato una valanga di insulti strascicati da parte di Tyler. Inizialmente pensavo che stesse parlando al telefono con qualcuno, perché la conversazione sembrava davvero troppo reale, ma quando mi ero voltata il suo cellulare era sul suo comodino, spento, e Tyler aveva gli occhi chiusi.
Ricollegai tutto ad un incubo e, nonostante potesse essere materiale sufficiente per prenderlo in giro per i successivi quarant'anni, non dissi niente.
Non ero assolutamente nella posizione di farlo, dal momento che mi trovavo al primo posto nella classifica dei sonni disturbati.
E poi, forse, un po' glielo dovevo: credevo che Tyler avrebbe avuto qualcosa da ridire in merito al mio bisogno di tenere una luce accesa durante la notte; invece, era rimasto stranamente in silenzio e non aveva obiettato.
Un punto a favore che dovetti riconoscergli, ma sarebbe stato l'unico.
Il primo e anche l'ultimo.
Insieme al fatto che era così bello da sembrare finto.
Quella mattina, Tyler teneva gli occhi incollati sull'ago della bilancia su cui stava pesando il mix di frutta. Aveva le labbra strette, con un'espressione concentrata sul volto che gli metteva in risalto i muscoli degli zigomi.
«Non potresti impegnarti così anche quando ti relazioni con le persone, Caldwell?» commentai, notando come si stava meticolosamente dando da fare per preparare quella che avevo soprannominato "la colazione dei campioni". «Che ne so, essere così preciso nel ponderare le scemenze che escono dalla tua bocca, ad esempio»
Tyler prese un cucchiaio dal cassetto e versò una polverina marrone nella bacinella - un qualche composto strano per i suoi shaker proteici, mi aveva spiegato l'altro giorno - e poi gettò tutto il composto nel frullatore.
«Le altre persone mi adorano», disse, guardando quell'affare triturare le sue banane.
Scoppiai a ridere mentre immergevo il mio cucchiaino dentro al vasetto del mio yogurt.
Me lo portai alla bocca e intanto dissi: «Il mondo è cieco, allora. Che grande fortuna per me vederci ancora»
Tyler si appoggiò al bancone con i gomiti, slittando in avanti per venirmi più vicino.
Troppo vicino.
«Non si parla con la bocca piena, zuccherino».
In tutta risposta io mi alzai, gettai il cucchiaino nel lavello e il contenitore vuoto nel cestino, poi lo guardai mentre si versava la sua dieta liquida dentro un grande bicchiere di plastica. Quella poltiglia aveva un colore terribile, ma non ero io quella che avrebbe dovuto berlo, perciò mi risparmiai il commento.
STAI LEGGENDO
BEYOND FROZEN SCARS - Cuore di pietra e ali spezzate
RomanceTyler Caldwell ha una sola cosa in mente: giocare a hockey. Amanda Tyler ha una sola cosa in mente: stare lontana dal ghiaccio. Perché quel ghiaccio, che una volta l'aveva cullata e fatta brillare, ora si è trasformato nel suo incubo peggiore. Non n...