🏒TYLER⛸️ e 🦋AMANDA🦋

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🏒TYLER⛸️

L'arbitro fischiò e mise fine al gioco. Un boato di voci si levò nell'arena, gli spettatori stavano gridando il nome della nostra squadra nell'aria gelida. 

Scivolai a vuoto sul ghiaccio e rallentai, fino a fermarmi completamente al centro della pista. A poco a poco sentii l'adrenalina abbandonarmi e fare spazio ad una sensazione di estasi che mi pervase tutto il corpo.

Avevamo vinto per un soffio, grazie al passaggio pulito e preciso di Matthew pochi secondi prima della fine.

«Sì, cazzo, sì! Ottimo lavoro, ragazzi!». 

Zio Eric aveva i pugni sollevati in aria e un'espressione soddisfatta sul viso. Stava distribuendo pacche sulle spalle a tutti quanti e finì per complimentarsi con Matthew scuotendolo forte.

Gli sorrisi, certo che se avesse continuato di questo passo, zio Eric non ci avrebbe pensato un secondo di più a passargli il ruolo di capitano il prossimo anno, quando io me ne sarei andato chissà dove.  

Fischió un'altra volta e richiamó l'attenzione di tutti quanti.

 «Ora, però, negli spogliatoi! Parliamo di quel passaggio di merda che avete eseguito al primo tempo. Simon, giuro su Dio che ti ficco il dischetto in un posto decisamente poco carino se la prossima volta ti azzardi a sbagliarlo di nuovo!»

Risi davanti alla scena del mio compagno che si portava entrambe le mani dietro al culo e di mio zio che lo rincorreva.

Sollevai la visiera del mio caschetto e poi me lo slacciai, ravvivandomi i capelli che mi si erano spiaccicati sulla fronte.
Dall'altra parte della pista, Isabel si stava sporgendo dalla balaustra per regalare un bacio a Jayden, che ricambiò con talmente tanta foga da costringermi a colpirlo con il bastone sugli stinchi una volta che mi avvicinai.

«Anche meno, Jay, eh!» lo ammonii.

Jayden rise e si separò da Bel per ricambiare il colpo che gli sferrai. Finimmo per inseguirci lungo tutto il perimetro, con mia cugina che continuava a gridare "perché voi uomini non crescete mai?", anche se nel frattempo stava ridendo alla grande. 

Quando tornammo da lei, e Jay riprese a baciarla un'altra volta, distolsi lo sguardo da quel gioco di lingue e volsi lo sguardo più a sinistra, sugli spalti dove i tifosi indossavano casacche rosse e blu e sopra le loro teste sollevavano striscioni gridando "Eagles, Eagles" fino a perdere la voce. 

Mi ritrovai a sorridere, contento per la vittoria che avremmo portato a casa e per quei passaggi complicati che avevamo messo in pratica ma che avevano funzionato alla grande.

D'un tratto, però, sentii che dentro di me si stava nuovamente facendo strada quella sensazione di vuoto.
Se ne stava lì, nella mia pancia, costringendomi ad aguzzare meglio la vista e a perlustrare l'intera tribuna.
Non sapevo bene che cosa stavo cercando mentre facevo scorrere gli occhi sui tifosi ancora seduti, ma una cosa era certa: più mi rendevo conto che loro non c'erano, più quella voragine nella mia pancia si faceva insistente.

Scossi la testa e mi voltai, riagganciando lo sguardo su Jay e Bel.

Lei allungò una mano per sistemarmi i capelli con un gesto affettuoso e io glielo lasciai fare.

«Magari potresti chiamarla» suggerì poi, guardandomi dritto negli occhi in attesa di una mia reazione.

Che fu semplice, banale, e decisamente falsa dal momento che sapevo benissimo cosa stava indicando.

«Chi?» domandai comunque.

Lei fece roteare i suoi occhi azzurri al cielo, poi scosse la testa e i suoi capelli biondi ondeggiarono su tutta la sua schiena.

BEYOND FROZEN SCARS - Cuore di pietra e ali spezzateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora