La sua umana era parecchio testarda, lo aveva già appurato, ma ne aveva avuto un ulteriormente conferma in un pomeriggio mentre stavano seduti sull'erba e guardavano entrambi il cavallo dell'uomo, che pascolava tranquillo a pochi metri da loro, incurante di essere il protagonista di un litigio tra novelli sposi.
Non litigavano spesso e quando succedeva, i motivi erano solitamente i soliti che la donna era troppo spericolata e testarda.
Solitamente Ares lo lasciava nella sua residenza nell'olimpo alle cure dei suoi servitori, ma questa volta fece diversamente, pensando stupidamente che all'umana la presenza del suo cavallo non avrebbe fatto differenza.
Invece la sua donna si era messa testardamente in testa di cavalcare il destriero non volendo sentire assolutamente nessuna ragione o argomento oltre all'approvazione del uomo.
Quando l'uomo si era negato, dandole anche innumerevoli motivazioni che evidentemente la donna aveva ignorato, visto che la mora decise di fare di testa sua.
Aspettò pazientemente che suo marito andasse al mercato a prendere dei alimenti, fingendo di essersi rassegnata all'idea che doveva stare lontano dal suo cavallo, per poi dirigersi da sola al prato fiorito.
La divinità la beccò con le mani nel sacco ma decise di non intervenire ancora e di guardare da lontano. Si trattene più volte dal ridere quando sentì la mora parlare con il destriero come se fosse un bambino, il tono era leggero e leggermente storpiato come se cercasse di convincerlo a non scalciare quando si avvicinava a lui.
Il suo cavallo era l'impersonificazione della divinità stessa, era uno stallone di razza ancora nei anni d'oro della sua vita, era il premio che suo padre aveva messo in palio durante uno dei suoi banchetti di cambio stagione, suo padre aveva un ossessione per i cavalli di razza.
Gli amava quasi come amava le donne, avrebbe osato dire che amava i cavalli di razza quasi come amava tradire sua madre con donne mortali, ma aiutato dal vino e dai suoi ospiti lo mise in palio incitando i suoi figli a fare prodezze per vincerlo.
Fu certo che quando Ares lo vinse rovinò la festa al genitore e la festa in generale, azzittendo le risate e uccidendo il buon umore di suo padre. Lo sguardo infuriato ne era la prova lampante.
Ares sapeva molto bene che se ci fossero state meno persone e meno occhi che guardano, suo padre avrebbe giustiziato lui stesso la creatura piuttosto che darlo a lui.
Fulmine fu il nome che la divinità diede al suo premio vinto deridendo ulteriormente il padre che non apprezzò affatto l'elogio.
Era senza dubbio un buon cavallo e l'aura divinica che emanava il suo manto nero ne era la prova, la maggior parte dei suoi fratelli lo bramavano ancora nonostante fosse suo da qualche decennio, certo se si passava sopra sul carattere del destriero indisponente, viziato, testardo molte volte faceva i capricci anche con il dio stesso che lo dominava a mano forte.
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War God // Kim Taehyung
FanfictionAres, il detestabile dio della guerra si tramuta in umano per sedurre una ragazza che l'ha completamente stregato con la sua bellezza. Il problema sorge quando scopre che la ragazza è l'unica atea di tutta la Grecia, e quindi non solo non crede nell...