Coincidenze o meno quando il dio non era presente le altre divinità avevano iniziato a fare dei infantili scherzi alla piccola umana, inizialmente molto infantili e innocui, come rovinarle i fiori piantati, romperle i vestiti appena stesi al sole o i più fantasiosi mandarle a casa della frutta o pietanze andate a male.
Le altre divinità trovavano alquanto divertente torturare una piccola umana indifesa, temendo però allo stesso tempo le ire del dio della guerra, per quel motivo almeno inizialmente gli scherzi erano tutti molto innocui, certo fastidiosi ugualmente, ma molto infantili.
Al ritorno del marito Rea non gli spifferava mai nulla, non volendo farlo preoccupare per sciocchezze, soprattutto in un periodo in cui Ares era spesso in viaggio per i continui conflitti che la sua specie continuava a creare, era solo grata quando tornava a tarda notte e si stendeva vicino a lei sul letto, stringendola in un abbraccio per poi addormentarsi profondamente.
In questo modo aveva involontariamente incoraggiato le dispettose divinità ad alzare l'asticella ed osare sempre di più, se prima gli scherzi era infantili e innocui si erano trasformati in cattivi e pericolosi.
La povera servitù si era trovava in più occasioni ad salvare la nuova padrona della residenza dal farsi male, gli incidenti si svolgevano apparentemente come curiosi incidenti, come vasi che cadevano dall'alto proprio mentre l'umana passava sotto, animali morti sulla strada dove la mora passeggiava la sera, tutti incidenti considerati curiose coincidenze.
In un caldo pomeriggio Rea era fuori in giardino e si godeva il sole, nonostante aveva una continua nausea mattutina, che ultimamente non le passava fino a sera inoltrata, non aveva ancora chiamato un medico credendo che si trattasse solo di un malore temporaneo, causato da tutti quei sfortunati incidenti che la lasciavano con una brutta sensazione perenne addosso.
Stava stesa sulla sedia a dondolo con gli occhi chiusi, in attesa che la sua ancella le portasse qualcosa di fresco da bere, per farla stare meglio era talmente assonata che non si accorse della presenza della donna, fino a quando non si mise davanti a lei facendole ombra con la sua figura.
Quando apri gli occhi e la vide davanti a sé, Afrodite non aveva ancora detto una parola, ma dall'espressione sul suo viso la donna non sembrava molto contenta di vederla.
La dea Afrodite non aveva mai fatto mistero della sua antipatia nei confronti della piccola umana, anche se non si sapevano esattamente i veri motivo di tale evidente antipatia.
Si sapeva che se stavi antipatico alla dea in qualche modo avevi i giorni contati, la sua antipatia si trasformava in cattiveria in pochissimo, solo per il gusto di far soffrire una piccola creatura, come una insulsa umana.
Quando il dio della guerra era presente si tratteneva molto a manifestare la sua evidente antipatia verso l'umana, limitandosi semplicemente ad ignorarla ma quando l'uomo non c'era esprimeva tutta le sue emozioni represse.
"Ma guarda hai l'audacia di stare dinanzi a me e non inclinarti al mio cospetto, la fama come donna di mio fratello ti ha dato alla testa per caso?"
La piccola umana si alzò così in fretta da traballare leggermente sulle sue gambe, per un leggero capogiro.
Non disse ancora nulla a causa dello stato di confusione unito a quello dello malore.
Il suo silenzio sembrò offenderla ancora facendole fare una smorfia di incredulità.
Probabilmente qualsiasi cosa dicesse o meno la piccola umana la dea lo trovava gravemente offensivo e volgare. Qualsiasi espressione avesse sul viso la mora, la dea della bellezza lo considerava un insulto alla sua persona e alle divinità in generale.
I suoi capelli lunghi e lucenti gli trovava volgari e troppo seducenti per un insulsa umana, come trovava fuori luogo le tuniche pregiate e i gioielli sfarzosi che considerava sprecati per una nullità come lei.
Anche quando la ancella dell'umana tornò e impallidì quando vide la dea, cercò molto coraggiosamente di salvare la sua signora da una brutta situazione, giustificando la presunta mancanza di rispetto a causa dell' malore.
La dea non sembrò convinta né sembrava incline a essere ragionevole o addirittura comprensiva, ma divenne ancora più infastidita e offesa.
Probabilmente chiunque sarebbe accorso in favore della piccola umana avrebbe fatto nulla in più che peggiorare la punizione della donna.
"Io invece penso che qualcuno ti deve ricordare il tuo status ed io sono così generosa da offrirmi come volontaria"
Quelle parole vennero come zucchero fuori dalle labbra della dea, accompagnata da una espressione di pura soddisfazione sul volto.
Fece mettere la povera vittima in ginocchio e la fece rimanere inginocchiata sotto il sole, mentre la dea prendeva posto sulla comoda sedia a dondolo, si faceva sventolare con gigante flabello di piume dalle sue ancelle, mentre beveva bevande per alleviare il caldo penetrante dell'Olimpo.
Non contarono le continue suppliche della ancella della mora o della servitù man mano che passavano le ore e la donna era sempre più pallida si erano uniti per chiedere clemenza, per cercare di salvare la loro signora, che ovviamente dalla grande dea non venne nemmeno considerati.
Più il tempo passava più la situazione peggiorava a tal punto che le stesse ancelle della dea, cominciarono ad attirare l'attenzione della propria padrona, consigliandole di mettere fine alla punizione prima che la mortale si sentisse male.
Ma era sempre Afrodite, non era una che ascoltava i consigli degli altri né sapeva quando era il momento di fermarsi, solo quando l'umana svenne ai piedi della dea e la residenza entrò nel panico totale, la divinità si rese conto della gravità della situazione, di come la loro testa era appesa al collo solo temporaneamente se il dio della guerra lo avrebbe saputo.
Non l'avrebbe sicuramente presa bene se avrebbe saputo di come trattavano la sua donna, e sul viso della alta dea per la prima volta dopo tanto tempo passo un lampo di panico vedendo la piccola umana svenuta a terra.
All'inizio cercò in qualche modo di rassicurarsi dicendo che probabilmente stava fingendo, cercando di attirare l'attenzione, ma più passava il tempo più l'alta dea diventava pallida, non vedendo la piccola umana reagire, le cose degenerano ulteriormente quando la sua ancella andò ad aiutarla a tirarsi su e la mora non si mosse di virgola, l'ancella la tirò su si vide una macchia di sangue sulla tunica.
Se prima l'alta dea rischiava di far arrabbiare suo fratello, adesso rischiava senza alcun dubbio di essere trafitta da una della sue spade.
La voce corse per tutta la resistenza e tutta la servitù entrò nel panico e il caos scoppiò in pochissimo tempo.
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War God // Kim Taehyung
FanfictionAres, il detestabile dio della guerra si tramuta in umano per sedurre una ragazza che l'ha completamente stregato con la sua bellezza. Il problema sorge quando scopre che la ragazza è l'unica atea di tutta la Grecia, e quindi non solo non crede nell...