Hillerska a Natale era particolarmente bella. Anche agli occhi di Simon, che quella scuola l'aveva odiata come poche altre cose al mondo, l'atmosfera che si respirava in quei giorni era particolarmente magica. O forse era così che si sentiva perché la sua vita ultimamente era particolarmente magica. Lui e Wilhelm stavano insieme da ormai quasi otto mesi, condividendo ogni momento possibile, dagli allenamenti di canoa alle lezioni di matematica. C'era ancora un grande ostacolo nella loro relazione, però, a causa delle paure e delle insicurezze del biondo. Diciamo che, seppur tutti sospettassero e scommettessero su una loro storia d'amore, il loro fidanzamento non era ancora del tutto ufficiale, o comunque palese ad occhi indiscreti. Wilhelm aveva detto tutto alla sua famiglia, e anche Sara e Linda erano a conoscenza della relazione fra i due, ma a scuola le cose erano più complicate. Farsi vedere a scuola equivaleva a farsi vedere di fronte ai figli degli uomini più influenti del Paese, dunque, ad un via vai di notizie e un chiacchiericcio di cui la corte reale non sarebbe certo stata felice.
E così i due ragazzi cercavano di starsene in disparte, non totalmente nascosti o isolati, ma semplicemente cercando di evitare effusioni esagerate in pubblico. Quelle se le concedevano solo di fronte ai loro amici più intimi o, ancora meglio, quando si trovavano soli.
Era una situazione che andava bene ad entrambi, ma che soprattutto a Wilhelm iniziava a stare stretta. Era un compromesso momentaneo, non una soluzione ai loro problemi. E per quanto Simon avesse giurato più e più volte di accettare quella situazione almeno per il momento, il principe sentiva di ferirlo per l'ennesima volta. Sentiva di sbagliare tutto. Aveva fra le braccia il ragazzo migliore del mondo e lo stava nascondendo come se fosse qualcosa di sbagliato.
Era proprio quello ciò a cui pensava, mentre si trovava nell'aula magna della scuola, in attesa dell'inizio di una assemblea studentesca tenuta dalla preside. In particolare, era fermo ad osservare una coppia di giovani ragazzi – non li aveva mai visti lì intorno – scambiarsi teneri baci vicino all'uscita di sicurezza. Nulla di scandaloso o esagerato, solo tenerezze che sembravano condividere solo tra loro, nonostante la presenza dell'intera scuola. Si sorprese a pensare a quanto anche lui desiderasse una situazione del genere con Simon, e si chiese cosa si provasse davvero a vivere quella libertà incondizionata nel poter esprimere il proprio amore e i propri sentimenti.
«Che guardi?» chiese Simon al ragazzo, riportando la sua attenzione nella sala.
«Mh, niente. Quei ragazzi laggiù»
«Li conosci?»
«No, sono solo...belli, credo»
«Stai fissando dei ragazzi belli?» chiese Simon fingendosi offeso.
«Hai capito cosa intendo, scemo» gli rispose allora il biondo colpendolo leggermente al braccio.
«Anche noi siamo belli – gli disse Simon, assumendo un'espressione più seria -. Anche se non lo facciamo davanti a tutti»
Wilhelm sorrise alla dolcezza del suo ragazzo: «Hai ragione, siamo belli».
Si scambiarono un ultimo sorriso, prima di venire distratti dall'entrata della Preside. L'incontro aveva il solo scopo di annunciare che quest'anno le decorazioni nelle sale principali della scuola sarebbero state tutte nelle mani degli studenti. Avevano loro il compito di abbellire gli edifici e di dividersi gli incarichi. Un brusio gioioso si levò nell'aria. Come dicevamo, Hillerska a Natale era davvero speciale.
***
Wilhelm sbuffò quando vide che l'incarico che gli era stato affidato era quello di pulire le stanze prima di procedere con le decorazioni.
La parte più noiosa, pensò. Ma almeno era con Simon e questo lo rincuorava notevolmente. Anche se avrebbe dovuto passare l'ennesimo pomeriggio fingendo distacco e indifferenza, quando il suo cuore e la sua testa urlavano solo di prenderlo fra le braccia e stringerlo davanti a tutti.
Si avviarono dunque nell'atrio principale, dove avrebbero dovuto eseguire le prime pulizie. Ci impiegarono più di un'ora, vista la quantità di scale e sotto scale presenti nell'area. Passarono poi al salone dove si tenevano i canti: qui dovettero spostare tutte le sedie per lavare il più a fondo possibile il pavimento.
A metà pomeriggio, Wilhelm si fermò aggrappandosi al palo del suo mocio e asciugandosi il sudore dalla fronte. Fissò Simon che, invece, puliva ancora energicamente e divertito tutta la sala. Sorrise vedendolo così disinvolto e rilassato, e non potè fare a meno di pensare che anche lui era la causa di quella serenità. Ma non era abbastanza. Avrebbe voluto dargliene di più, avrebbe voluto renderlo ancora più felice.
Espresse questo pensiero quasi come se fosse un desiderio. Non credeva alle stelle comete o ai miracoli, eppure quel giorno una strana sensazione lo stava avvolgendo da ore intere.
Simon aveva appena posato la sua scopa, quando i due ragazzi si diressero nuovamente verso l'entrata per fare una pausa e guardare le prime decorazioni appese. Stavano scherzando e ridendo quando una ragazza li fermò di colpo, urlando: «Fermi! Siete sotto il vischio».
I due alzarono la testa, notando come proprio un rametto di vischio fosse sopra alle loro teste. Wilhelm guardò il corvino sbiancare sul posto. Sapeva benissimo cosa significasse stare sotto a quelle foglie, ma era anche consapevole del fatto che mai Wilhelm avrebbe potuto fare una cosa del genere. Soprattutto notando come una folla di persone si fosse radunata proprio intorno a loro per assistere alla scena.
«Non dite sciocchez-» provò Simon, cercando di togliersi da quella situazione.
Ma non servì. Perché venne interrotto dalle mani del biondo che si posarono nelle sue guance per girare il volto delicatamente verso la sua posizione. Simon lo guardò con occhi sgranati e lo vide sorridere e annuire, convinto di quello che stava facendo.
Si avvicinò lentamente, al punto da far sentire al corvino il momento in cui i loro fiati si incrociarono e le loro labbra si sfiorarono. Poi, come investito da un'ondata di coraggio, Wilhelm eliminò ogni distanza, stampando le sue labbra in quelle del ragazzo. Un urlo generale si levò nell'aria, insieme ad applausi e fischi di approvazione nella loro direzione.
Wilhelm si staccò dopo secondi interminabili, giusto in tempo per vedere la faccia ancora scioccata e rossa del suo ragazzo. Lo prese per mano, come se servisse un ulteriore prova del fatto che i due non fossero di certo grandi amici, ma molto di più.
«Tu sei pazzo» gli disse solo Simon una volta fuori dalla marea di gente.
«Basta bugie, sotto al vischio non si può mentire»
«E ora che facciamo?» gli chiese il corvino leggermente impaurito.
«Ora andiamo a prenderci qualcosa da bere, poi torniamo sotto al vischio e lo rifacciamo» disse ridendo.
«Confermo, sei un pazzo».
I due si ripresero per mano, finalmente liberi da ogni paura e pronti a scambiarsi un bacio sotto ogni vischio che avrebbero incontrato nella loro vita, per sempre.
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Last Christmas I gave you my heart - Wilmon
RomanceUna storia ogni giorno per 25 giorni sulla base di prompts che ho trovato su Twitter