Seconda parte di Sleigh ride
Quando Wilhelm guardò fuori dalla finestra, per l'ennesima volta, vide che la luce aveva già lasciato posto al buio. Le poche cose visibili fino a quel momento erano sparite nel nulla e iniziava davvero ad aver paura.
A peggiorare la situazione era la totale assenza di campo del luogo, che impediva ai due ragazzi di effettuare chiamate, oltre al freddo gelido che ormai sentivano fin dentro le loro ossa. Erano fortunati ad aver trovato quella baita, ma la mancanza del riscaldamento si stava trasformando in un ostacolo non da poco.
«Wille...non so quanto resisterò ancora» gli disse Simon. Wilhelm notò la leggera nota di panico che riempiva la sua voce.
Si avvicinò a lui, stringendolo dalle spalle: «Ehi, va tutto bene. Sono sicuro che i nostri amici si siano resi conto che manchiamo da ore e ci stiano cercando»
«O sono al ristorante a godersi la cena» rispose ironico Simon.
Wilhelm rise, almeno il sarcasmo non l'aveva perso. Poi tornò serio, tolse la coperta dalle spalle del corvino e si mise a sedere accanto a lui per poi coprire di nuovo entrambi insieme. Prese le sue mani nelle sue e notò come fossero gelide. Simon stava letteralmente congelando nelle sue braccia. Cerco di scaldarle strofinandole sulle sue energicamente, prima di stamparci dei baci caldi. Lo strinse a sé, carezzandolo con forza anche nella schiena e nelle gambe.
«Resisti, sei con me. Siamo insieme, okay?»
«Mi dispiace averti aggredito così questa mattina» disse tirando su col naso, si era sicuramente preso un brutto raffreddore.
«Non fa niente, ne parliamo in un altro momento»
«No parliamone ora. Se morirò-»
Wilhelm scoppiò a ridere di fronte alla tragicità del fidanzato: «Simon, siamo qui da un paio d'ore. Non credo morirai così velocemente»
Simon lo fulminò con lo sguardo, prima di trasformarlo in un muso lungo.
«Okay, okay, dimmi» cedette alla fine il biondo.
«Se morirò – proseguì il corvino squadrandolo nuovamente con aria nervosa -, voglio che tu sappia che stamattina...ero davvero geloso»
«Ma non mi dire» disse ironicamente il biondo, non riuscendo a trattenere una risata.
«È che lei...ti guardava il quel modo. E non è solo lei. A volte si rivolgono a te come se io non esistessi. Ci provano spudoratamente anche se sono dietro di te. Mi fanno sentire così...invisibile»
Wilhelm addolcì lo sguardo: «Se solo sapessero che Rottweiler diventi dopo...»
Simon lo colpì ad un braccio: «Stavo facendo un discorso serio, stupido».
«Simon – disse Wilhelm tornando serio -, mi dispiace se ti ho fatto sentire così. Ma sono sincero quando dico che non mi importa nulla di come mi guardano gli altri. Sono talmente innamorato di te che nemmeno ci faccio attenzione. Ti è abbastanza chiaro?»
Simon gli diede in risposta un bacio a stampo, salvo poi trasformarlo in qualcosa di più. Fecero incontrare le loro lingue, approfondendo quel dolce contatto iniziale, e si staccarono solo quando il fiato venne a mancare ad entrambi.
«Grazie» gli disse solo il corvino.
«È solo la verità. E quel numero...davvero è solo per le emergenze».
Simon annuì, salvo poi sgranare gli occhi e fissare il suo ragazzo.
«Wille, il numero...»
«Te l'ho detto, non è niente. Se vuoi lo straccio anche ora»
«NO - gridò il corvino fermandolo – È il numero per le emergenze, Wille! Questa direi che assomiglia abbastanza ad un'emergenza, non credi?»
«Oh» disse Wilhelm capendo dove volesse andare a parare il fidanzato.
«Cazzo non ci avevo pensato».
Compose il numero – quello funzionava pure senza campo – e Simon si ritrovò a sospirare sollevato quando sentì Wilhelm parlare, segno che la chiamata fosse andata a buon fine.
«....okay ti ringrazio moltissimo. Vi aspettiamo».
Simon corse ad abbracciare il biondo e i due attesero i soccorsi avvinghiati. Ci vollero circa 30 minuti, ma era nulla rispetto a tutto il tempo trascorso in quella casetta. Arrivarono a valle a bordo di una Jeep e proprio lì trovarono i loro amici, sollevati nel vederli tornare.
«Finalmente! Eravamo preoccupatissimi» esordì Felice correndo ad abbracciare Wilhelm.
«E non potevate chiamare i soccorsi?» chiese Simon.
Gli amici si guardarono, non sapendo cosa rispondere.
«Eravate a cena, vero?» chiese Wilhelm per niente stupito.
«Noi...pensavamo vi foste appartati per fare pace!» si giustificò August.
I due ragazzi scossero la testa, prima di dirigersi tutti verso lo chalet. A chiudere la fila erano proprio Simon e Wilhelm. Quest'ultimo gli prese la mano e decise di provocarlo per l'ultima volta in quella lunghissima giornata: «Hai visto che ho fatto bene a dare il numero a quella ragazza?» disse alzando un sopracciglio.
«Cammina stupido, non voglio vedere mai più slittini o piste o quella ragazza!».
Wilhelm rise, prima di stampargli un bacio nella guancia e raggiungere gli altri correndo mano nella mano.
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Last Christmas I gave you my heart - Wilmon
Roman d'amourUna storia ogni giorno per 25 giorni sulla base di prompts che ho trovato su Twitter