10. ᥲຕᥲᥱ

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amae: i giapponesi chiamano così quell'impulso di lasciarsi andare tra le braccia di una persona cara per essere coccolati e rassicurati sentendosi in totale sicurezza.*

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«Quindi, tecnicamente, mi sta tradendo?»

Jeongin
«No, lui tradisce la moglie con te. Praticamente sei l'amante.»

Effettivamente, non ci avevo pensato. Dalla mia prospettiva lui era il protagonista, mentre, dalla sua, ero l'antagonista che si era presentato all'improvviso rovinando un'intera famiglia.
Nonostante questo, ero convinto di essere importante per lui.

Jisung
«Dai non preoccuparti, è sempre meglio essere l'amante che la moglie.»

Volevo davvero essere più felice dopo quella frase, ma più ci pensavo e più mi sentivo una persona di merda.

«Non mi stai facendo sentire meglio.» mi lamentai.

Jisung
«Allora, pensa all'appuntamento che avete stasera.»

Ero davvero emozionato per quella giornata. Era il nostro primo appuntamento ed ero così contento. Solo che c'era quella persistente sensazione che mi frenava ogni picco di felicità.

«Lo farò, ma tu hai parlato con Minho?»

Lui arrossì di colpo, abbassando lo sguardo sulla tazza di caffè latte vuota.

Jisung
«Beh...circa..»

«Che significa "circa"? Che cosa hai fatto?»

Lui sbuffò, arrendendosi al suo destino.

Jisung
«Volevo parlargli, davvero, ma all'improvviso mi ha baciato e..sai com'è....un bacio tira l'altro..» lasciò la frase in sospeso.

«L'avete fatto?!» urlai.

Jisung
«Shh, abbassa la voce altrimenti ci cacciano dal baretto o, peggio ancora, lo verranno a sapere tutti a scuola.»

«Va bene va bene, scusa.» abbassai la voce «Ma, quindi cosa siete?»

Jisung
«Lui..ha detto che non è pronto per una relazione ed è meglio se restiamo amici..» il suo viso divenne triste.

«Quel figlio di puttana di sta usando solo per scopare!» sussurrai incredulo alla rivelazione.

Jisung
«No, dai, non credo. Sembrava sincero.»

«Dici così perché sei innamorato e hai i prosciutti sugli occhi. Faresti qualsiasi cosa per lui.»

Conoscevo bene la situazione e, soprattutto, le persone come Minho.

«Non dimenticare che è il miglior amico di Jackson.»

Lui lo sapeva, forse meglio di me, ma accettarlo era difficile. Chiacchierammo per un altro po' e poi tornammo ognuno nelle rispettive case.

Entrai col viso basso e pensieroso, pensavo ancora alla faccenda dell'amante che non mi andava a genio.

«Dov'eri?» mio padre mi risvegliò.

Non parlavamo dal giorno prima del mio compleanno, mi andava benissimo quella situazione perché così non mi stressavo o innervosivo inutilmente.

«Al baretto.» risposi a bassa voce, intenzionato ad andarmene subito nella mia camera.

«Avvisare era troppo difficile?»

«Non ti è mai importato dove fossi, perché avrei dovuto avvisarti?»

«Sono tuo padre.»

Era incredibile le cavolate che sparava, mi faceva solo arrabbiare sempre di più.

Basorexia. [hyunlix]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora