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saudade: è un termine di origine portoghese che indica una particolare forma di malinconia, che racchiude il pensiero di aver lasciato qualcosa o qualcuno e il desiderio ardente di riviverlo presto.*

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Avevo evitato Yeji come la peste dopo quello che era successo quel giorno. Avrei dovuto sicuramente darle delle spiegazioni, quindi dovevo prepararmi un discorso, o qualcosa del genere.

Da che ricordo, non mi era mai importato di lei, di cosa pensasse di me, o di cosa provasse per me.

Quando scoprii che Yeji era rimasta incinta, il mondo mi era crollato addosso.
Avevo intenzione di lasciarla qualche mese prima dell'accaduto, ma non l'avevo fatto per la stessa ragione di adesso, non volevo rovinare la perfezione. Avevo avuto così tanta confusione nella mia testa da farmi quasi prendere delle scelte sbagliate. Scelte che non mi avrebbero fatto incontrare Felix.

Avere una relazione con una donna era giusto, lei era bella, intelligente e aveva un fisico da fare invidia a chiunque, con quelle forme ben definite e le gambe lunghe.
Felix era bassino, probabilmente si sarebbe fatto più alto nel tempo, ci metteva tempo a capire le cose, spesso mi ritrovavo a spiegargli le battute che facevo. Ma cosa più importante, era maschio.

Eppure quello che provavo per lui, non l'avevo mai provato con nessun altro al mondo, stavo così bene con lui.
Per me tutte quelle "imperfezioni" non potevano essere più perfette, lo amavo incondizionatamente.

Per intenderci, quando stavo con Yeji, mi sentivo come se non riuscissi a respirare, come se dovessi allontanarmi da lei per tornare a stare bene.

Ecco, credo che le persone giuste siano quelle che ti fanno venir voglia di fare tardi, tardissimo a suon di "resto altri cinque minuti".
Il fatto che io avessi una famiglia diventava irrilevante con lui, di seconda importanza.

Felix mi rendeva felice, mi faceva stare bene, ma allo stesso tempo mi terrorizzava.
Mi spaventava l'idea di stare con lui, l'idea di essere felice. Pensavo di non meritarlo.

Proprio quella sera ero rimasto fino a tardi a casa sua, non riuscivo a stare senza di lui. Ero andato a prenderlo a scuola nel pomeriggio e l'avevo portato a casa sua dove mi aveva chiesto di restare perché i suoi genitori non c'erano.

Avevo parlato con Chan la mattina stessa e le sue parole non riuscivano a lasciare la mia mente, avevamo parlato di quella stessa situazione e ricordo perfettamente ciò che mi aveva detto.

Chan
«Spesso ci si lega all'idea di una persona, pensando che quel male non esista, perché l'idea non lo farebbe. Ma le persone sono reali. Il male è reale.»

E, come sempre, aveva ragione. Mi aveva fatto capire che ero legato all'idea che avevo della mia famiglia, pensare che fosse perfetta mi faceva credere che il dolore che provavo non era reale.

Chan
«Lasciare andare l'idea è guardare in faccia alla realtà.»

Ero pronto a vivere. Lo ero davvero.

Ero pronto a lasciare tutto ciò che credevo di sapere.

Felix
«A che pensi?»

Subito dopo essere stato con Chan, sono corso da Felix. Perché volevo stare con lui, volevo sempre stare con lui.

«A come abbracci Jisung.»

Lo strinsi un po' di più a me. Eravamo accoccolati sul divano, guardavamo un film insieme.
Quando ero andato a prenderlo a scuola, avevo visto come aveva salutato i suoi amici, avevo visto la loro intimità.
E, ovviamente, non mi aveva dato fastidio, anzi, mi faceva molto piacere che avesse delle persone dalla sua parte che lo facevano stare bene, ma mi piaceva stuzzicarlo. Mi piaceva fare il finto geloso perché lui arrossiva e sorrideva quando mi comportavo così.

Basorexia. [hyunlix]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora