20. ρყt

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pyt: questo termine danese indica l'atto di entrare in una nuova prospettiva, quella di rilassarsi e fregarsene di ciò che accade intorno a noi: sono cose che capitano, dunque tanto vale rasserenarsi e darsi del tempo per dimostrare chi siamo.*

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Come?

La mia intera vita era stata rovinata, pensavo di meritarlo, pensavo che fossero le conseguenze della mia irresponsabilità.
Ero stato infelice per così tanti anni che pensavo sarebbe stata l'unica emozione che avrei mai potuto provare.

Avevo sofferto tanto, mi ero sempre addossato tutte le colpe e sapere che avrei potuto evitare quell'immenso dolore, mi faceva imbestialire.

Però se potessi tornare indietro non cambierei niente. Perché ogni azione, ogni scelta che ho preso, ogni minuto della mia vita mi ha portato a conoscere Felix.

È successo perché doveva succedere.

Yeji
«Hyunjin.» la guardai, ma lo feci con occhi diversi «Non voglio essere l'antagonista della vostra storia d'amore.»

Mi hai rovinato la vita.

Yeji
«Ti ho impedito di essere felice per troppo tempo..e mi odio per questo.» si asciugò qualche lacrima «Ci sono cose che non posso cambiare.»

Ti odio.

Yeji
«Io ti amo, Hyunjin.» non sentivo niente.

Lei era la ragione per cui ero cambiato. Per "quell'incidente" non sono uscito di casa per mesi, ero stressato e non lasciavo la mia stanza neanche per mangiare, non volevo uscire.

Avevo dei pensieri orribili, mi sentivo un egoista a voler morire, perché era tutta colpa mia e uccidermi sarebbe stato l'ennesimo atto di egoismo.

Yeji
«Ti amo come un fratello.» sorrise «Se mai nella vita dovessi trovarti in difficoltà non esitare a chiamarmi, considerami come tua sorella se vuoi.»

Mi passò dei fogli di carta, che riconobbi essere le carte del divorzio.
Era finito tutto.

Mi aveva liberato. Ancora non potevo crederci.

Prima di andarmene da quella casa la abbracciai.
Perché nonostante tutto, mi aveva salvato la vita. L'aveva fatto quando era entrata in quella stanza buia dove stavo per commettere il più grande degli errori, lei mi aveva abbracciato e mi aveva sussurrato che c'era per me, che qualsiasi cosa avessi voluto fare le sarebbe andato bene.

Il primo pensiero appena fuori da quella casa fu Felix. Che, in realtà, non aveva mai lasciato la mia mente.

Guidai velocemente verso casa sua e, arrivato alla porta, bussai col cuore a mille.

«Chi è?» una voce bassa, severa, che non avevo mai sentito.

Spalancò la porta, il volto era pieno di rughe e l'espressione corrucciata, come se fosse perennemente arrabbiato.

Dev'essere il padre.

«Salve, stavo cercando Felix. È in casa?»

«Chi sei?»

«Un suo amico.»

«Mio figlio ha un amico di 40 anni?» disse con tono sprezzante.

«32.» ero calmo, avevo capito che era ignorante e urlare avrebbe solo peggiorato le cose.

«Fa lo stesso.» mi stava davvero facendo innervosire.

«È in casa sì o no?» sbuffai.

Mi esaminò completamente, guardandomi dall'alto verso il basso. Poi si spostò di poco per farmi entrare, continuando a guardarmi con un po' di ribrezzo.

Basorexia. [hyunlix]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora