༺The Jujutsu high parte 2༻

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Non vidi ciò che successe ai due, non mi fu concesso è meglio dire, vidi solo un ondata di maledizioni che si scagliarono sui due, poi nulla, la maledizione il quale doveva proteggermi mi poggiò le mani bendate sul viso impedendomi di vedere ciò che stesse accadendo, posso solamente dire una cosa, soffrirono molto, Suguru mi ordinò, con voce abbastanza fredda, di tappare le orecchie, non chiesi nulla e quindi feci ciò che egli mi ordinò, ma sentivo sentivo tutto, era necessario? Ho sentito i loro gemiti e lamenti, lo implorarono di fermare le maledizioni, ma nulla fu fatto, sentii dei rumori che mi fecero gelare il sangue,  uno di questi era proprio un rumore particolare, difficile da descrivere, sembrava come se qualche maledizione avesse strappato qualcosa dai due...non so cosa fu, ma sicuramente non un indumento, anche perché urlarono come dei dannati, mi venne un conato di vomito, misi le mani sulla bocca quasi a pensare che sarebbe stato utile, ma comunque al effettivo non vomitai nulla.

In quel momento una domanda mi balzò alla mente, è veramente Suguru a fagli ciò? Quel Suguru? Che stupida ovvio che è lui, com'è possibile, non pensavo che riuscisse a fare ciò con tanta freddezza e facilità, non prova pena? Io non riuscirei, un giorno, in un passato lontano s'intende, la mia 'cameretta' ospitava una piccola famigliola di formiche, non capisco come ci finirono lì, magari perché prima che venissi rinchiusa lì venivano lasciati o meglio buttati vasi con piante appassite e o piante che venivano regalate dai parenti ma non erano gradite, comunque io le consideravo come le mie coinquiline anche perché, oltre a Shu s'intende, erano le uniche forme di vita che stavano con me ventiquattro ore su ventiquattro, un giorno a causa della mia sbadataggine ne calpestai parecchie, mi ero avvicinata a loro perché volevo vedere cosa stessero facendo, e bene si al tempo ero una bambina curiosa, piansi una giornata intera, rimuginando su ciò che feci, ora al ripensarci rido un po' ma al tempo piansi così tanto da far diventare i miei occhi rossi e ricordo perfettamente il quanto bruciassero, persino Shu si mise a consolarmi, al pensiero che in futuro dovrò uccidere qualcuno per non perdere la vita rabbrividisco, ma d'altronde questa è la vita che mi è capitata, sicuramente migliore del essere rinchiusa in una cantina, sarebbe bello se noi esseri umani scegliessimo la vita a noi più appagante, peccato che non sia così, la vita è dettata dal destino e noi come delle formiche dobbiamo lasciarci calpestare da esso.

Tornando a noi, dopo una decina di minuti mi fu acconsentito di vedere, anche perché quella particolare maledizione si dissolse alle mie spalle, davanti me non vi era più nulla, nemmeno i due uomini, li avevano divorati...pensai con disgusto, non rimase nemmeno uno straccio o meglio, c'era un piccolo pezzo di stoffa nera con sopra una spilla, era una spilla in oro con uno stemma a forma di fiore, mi avvicinai e mi chinai prendendola, tolsi la stoffa che però rimase nella mia mano, e girando la spilla vi era inciso un kanji, non so leggere, quindi non lo comprendo, mi avvicinai a Suguru e gli porsi la spilla.

Egli gli diede uno sguardo, (dopo averla presa tra le mani) poi alzò il capo "il kanji è kokoro, ha molti significati, il principale è cuore" stava per dire qualcos'altro ma si fermò, dovevamo notare che egli era diventato estremamente freddo e quasi completamente diverso dal Suguru con il quale sono solita parlare, anche se si poteva notare nei suoi occhi un barlume di tristezza e rimorso, "non mi guardare così"-"che intendi?" Chiesi sconcertata, "stai tremando"-appena egli me lo fece notare abbassai lo sguardo sulle mie stesse mani, stavo tremando, come avevo fatto a non accorgermene? La mia mente era davvero così annebbiata dai pensieri che non mi accorsi  nemmeno stessi tremando come un coniglio davanti al lupo? -"si nota che sei agitata ma continui a guardarmi con quegli occhi, non sono degno di quello sguardo, ho ucciso due uomini" egli sussurrò, quasi credendo che non ebbi sentito,  il "sono un mostro".

Rimasi senza parole, lo guardai impalata pensando cosa sarebbe stato meglio dire, in silenzio sicuramente non sarei rimasta, "era necessario, ci stavano per uccidere, e poi sarebbero morti lo stesso!" Esclamai balbettando la ultima frase (infatti uscì così: e-e i-infatti sarebbero m-orti lo st-esso)  "Smettila" disse il moro alzando i toni, facendo quasi saltare dallo spavento "non giustificare ciò che ho fatto" continuò tornando quel fastidioso tono freddo, rimase in silenzio per qualche secondo, "sono rimasti coscienti solo per trenta secondi più o meno" abbassò il capo e si girò, smise un lungo respiro e iniziò a camminare "andiamo" da lì in poi non ci siamo detti nulla, nessuna parola, nemmeno uno sguardo.

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