「 ✦ Fusion parte 3 ✦ 」

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"Ho sentito Riko piangere, sai come sta?" Chiese Satoru seduto sul gradino che portava alla camera d'hotel da loro acquistata, "Y/n è andata a consolarla, mi ha detto che sta meglio" gli rispose il collega, che al contrario del altro era alzato, fumando tranquillamente l'ultima sigaretta dell pacco che aveva comprato il giorno prima, quest'ultimo era solito finire i pacchetti in appena un giorno, al mattino li comprava e all' calar della sera li finiva, tuttavia altrettanto solita era la sua tendenza a fumare di meno durante le missioni di una particolare durata, tutto ciò senza alcun apparente motivo; "Capisco" si mise la mano destra sulla nuca e con le dita gratto lo scapo, "Quella ragazzina è tutto fumo e niente arrosto, sapevo benissimo che non fosse pronta"-"ma d'altronde chi mai può essere pronto a una cosa del genere? Smettere di vivere" la difese il moro, "non hai tutti i torti" sospirò e poi continuò abbassando la mano e poggiandola sulla gamba, "possiamo rimandare la fusione?" Suguru sobbalzò e guardò l'amico turbato, "non è impossibile, possiamo semplicemente farla tornare a casa, ma se le previsioni di Tengen diverrebbero realtà il mondo della stregoneria sarebbe in grave pericolo" Satoru portò la testa indietro e osservò Suguru, "è un qualcosa di gestibile, tanto noi siamo i più forti, o no?"  L'altro gli sorrise,
"si!"

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Oh cielo...o cielo! Dicievo tra me e me prima che la struttura impattasse col terreno, il suo stesso impatto fu particolarmente violento, tanto che non potei capire dove finì quel uomo, ora l'unica cosa che potevo sentire era una forte tachicardia, così forte che se mi avessero detto che il mio cuore stesse uscendo dal mio petto ci avrei creduto ciecamente; un estremo dolore alla spalla sinistra e un forte mal di testa dovuto al mio impatto col terreno, ero finita sotto un cumulo di macerie che per quanto non fossero estremamente pesanti rendevano difficoltoso l'uscita da esse, soprattutto se eri sprovvista di un braccio, "quel bastardo" esclamai con estremo astio "come cazzo ha fatto?!" In quel esatto istante la ferita aperta mi creò un tale dolore da farmi lacrimare gli occhi, con quel dolore apparì un estremo senso di tristezza e sconforto, "Satoru è morto...Suguru, cazzo Suguru" al pensiero che egli fosse morto non potei che non lacrimare un poco, presi quel poco di forze che avevo e iniziai con la punta dei piedi a portarmi avanti facendo affidamento pure sul unico arto superiore rimasto.

Non dilungandomi in particolari raccapriccianti posso solo dirvi che stavo sanguinavo parecchio e che dovevo trovare un modo per impedire di morire prima di trovare Suguru, la mia mente nel mentre che io strisciavo come un verme sotto le macerie; rifletteva in qualche possibile modo di impedirne una contigua fuoriuscita, l'idea migliore fu il tagliare la una fascia elastica che si trovava ai miei talloni essa da precisare che era parte del pantalone ma esso la copriva.

Uscita da quel cumulo iniziai a cercare, con fare al quanto agitato, un oggetto appuntito con il quale avrei strappato la parte non elastica, fortunatamente trovai un pezzo di ferro probabilmente proveniente da un qualche lama spezzata, che sia di un arma di quel bastardo?, a quella domanda non diedi importanza in quel momento dovevo fermare l'emorragia, priva di calma o sangue freddo iniziai a colpire la fine del pantalone con forza riuscendo sì a strappare i lembi ma ferendomi clamorosamente il polpaccio, tirai la lama e infilando il pollice sotto la fascia la sfilai in modo molto goffo cadendo di petto contro ulteriori macerie spigolose che causarono un ulteriore dolore e frustrazione nella mia persona.

Portai la fascia alla mia spalla, esso era stretto e ciò era positivo, poggiai indice e pollice sotto esso e lo tirai su roteando in modo goffo e disperato il laccio, così da renderne più stretta la presa, per evitare che si sfaldasse con le due dita presi la parte aderente al mio corpo e la tirai su, in quel esatto momento la parte che era stata tirata e quella che in precedenza aderiva al mio corpo si incastrarono perfettamente, il problema di quel escamotage era che non durasse tantissimo, ma non era il non era affatto il momento di preoccuparsi di eventuali evenienze, mi alzai in modo goffo come qualsiasi mio movimento da quando avevo perso l'arto, mi guardai attorno cercando disperatamente il corpo di Suguru, l'aria in quel posto era oramai irrespirabile le polveri ne erano la causa, in più una fastidiosa luce verdognola ne condiva l'atmosfera.

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