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Pearl

È strano come la mia vita sia andata avanti, nonostante il mio vivere con il pensiero, ma soprattutto ancora con il cuore nel passato. Mi capita spesso di perdermi nei miei ricordi. Lui proprio non ha voluto abbandonarmi. Sono stata io a prendere le distanze dalla sua figura oppressiva. Cerco di guardare sempre meno il cielo, altrimenti il colore dei suoi occhi mi fa stringere il petto, causandomi dolore, ed è per questo che capisco che non mi sei passato, Alex! Quando sento il vento soffiarmi in faccia facendo sventolare i miei lunghi capelli, ricordo di tutte le nostre corse sui cavalli. Potrei andare avanti a lungo con i ricordi, ma mi soffermo a pensare che non serviranno a niente. Tu sei lì, dove siamo cresciuti, e io sono qui dove sto cercando di vivere.

Stamattina stranamente prendo l'auto per andare al lavoro. Di solito mi piace farlo con il taxi; odio il grande traffico di questa città, dopo tanti anni non ci sono ancora abituata. In macchina picchietto le mani sul volante, ascolto la musica facendomi coinvolgere, iniziando a ballare seduta su questo sedile, mentre il ragazzo alla mia destra mi guarda forse credendo che io sia del tutto matta. Così, come se nulla fosse, sollevo la mano e lo saluto, manco lo conoscessi. Forse la vecchia Pearl sta tornando. Sono così stanca di nascondere la mia vera natura, quella pazza, esuberante, quella che non pensa alle conseguenze, ma ormai sono una donna sposata e ho delle responsabilità. Quel ragazzo molto educatamente ricambia il mio saluto, poi inserisco la marcia e continuo per la mia strada.

Arrivata sul luogo del lavoro, comincio ad avere un senso di vertigine. Qui di fianco a me c'è il mio fidato amico Aaron, che come un angelo custode veglia su di me dai tempi dell'università. Abbiamo fatto l'impossibile per poter riuscire a lavorare nello stesso ospedale, ma alla fine ci siamo riusciti. Mi prende sotto braccio, affermando: <Andiamo a fare le analisi> Io lo guardo sbalordita, non può essere quello che stiamo pensando; non avevo considerato seriamente l'idea di diventare madre, soprattutto con Simon, anche se non abbiamo fatto nulla per evitarlo. Così, aspetto pazientemente il mio risultato e affronto la mia giornata lavorativa.

Seduta al tavolo, in attesa dei risultati, Aaron arriva con una cartellina bianca in mano. Il cuore inizia a battermi forte, sento le mie mani sudarmi e uno strano tremore si impossessa del mio corpo. Lo so cosa porta tra le mani, e so anche il risultato. Non sono mica scema, conosco il mio corpo. "È inutile che tu dica niente... è positivo!"
Non so se essere felice, se essere triste, o essere scioccata. La prospettiva di diventare madre, con tutte le sfide e gioie, si presenta come un capitolo necessario nella mia vita sempre in cerca di certezze. In verità ormai non so cosa sia più certo. Di sicuro so soltanto che sto per diventare mamma!

Ho continuato a lavorare sino all'ultimo giorno della mia gravidanza, nonostante le suppliche di Simon di smetterla, nonostante le raccomandazioni di Aaron. Ma una cosa in me non è mai cambiata: la testardaggine! E chissà perché un ghigno di pura soddisfazione si forma sul mio viso, perché sono fiera di me stessa. Avresti dato di matto solo perché ancora una volta non ti avrei ascoltato. Era una mia prerogativa, ma anche una mia qualità. Farti arrabbiare mi veniva naturale, così come a te veniva quella di farti amare dalla sottoscritta.

Spesso mi sono ritrovata a passeggiare con questo mio enorme pancione con Simon a fantasticare su come sarebbe stato nostro figlio. La tensione tra di noi cresceva insieme all'aspettativa di diventare genitori. Avevo già in mente il nome perfetto, ma glielo tenevo nascosto alimentando la curiosità di Simon, creando momenti di complicità che ci univano visto il mio allontanarmi a causa dei miei deboli sentimenti nei suoi confronti.
Speravo davvero che lui mi avrebbe accontentato in questo mio desiderio.

Era un modo come un altro per avere uno di loro vicino. Di loro Simon non ha mai sentito professare parola, mai un accenno... lui praticamente non sa dell'esistenza di quei ragazzi che hanno avuto un ruolo importante nella mia vita, nella mia adolescenza, e che, nonostante tutto, ce l'hanno ancora! Non riesco proprio a staccarmi dalle mie radici.

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