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Pearl

Da quando sono arrivata in questa università mi sono imposta di dedicarmi solo allo studio in modo di realizzare i miei progetti: diventare una dottoressa in carriera. Ho sempre avuto l'istinto di crocerossina, mi piace aiutare gli altri, sentirmi utile per chi ne ha bisogno. E questo pensiero mi riporta indietro nel tempo, a quando mi prendevo cura del mio piccolo amico Nate. Ogni volta che si faceva male, lui piangendo mi chiamava anche se non ero lì con loro, così Alex si vedeva costretto a venire al mio ranch e portarmi da lui. Mi ricordo ancora le sue parole: "Corri, si è fatto male e vuole solo te!" erano sempre le stesse, tanto che dopo un paio di volte non me le diceva più, si limitava a dirmi "Sta piangendo" e io capivo, smettevo di fare qualsiasi cosa pur di farlo smettere e tranquillizzare. Ma negli occhi di Alex vedevo fastidio, irritazione. Forse era uno mio pensiero assurdo. Lui non poteva mai provare quel sentimento verso il suo adorato fratellino.

E come al solito, nonostante mi impongo di non pensarlo più, prepotentemente lui ritorna come se il mio cervello fosse suo. Sono così arrabbiata con lui per non essersi accorto di nulla, che credo di odiarlo. Mi chiedo, l'amore può mutare in odio? Non lo so, sinceramente, l'unica certezza che ho è quella che mi manca. Mi manca tutto di lui, i suoi modi dolci di afferrarmi la mano quando dovevamo correre per i campi, i suoi occhi azzurri luminosi anche in un giorno di pioggia, la sua risata che vibrava in quel petto scolpito, la sua bocca, carnosa che ogni tanto posava sulla mia guancia. Ma ricordo anche che quella stessa bocca mi ha spezzato il cuore chiamandomi "amica", che quegli occhi mi hanno guardato spesse volte come se la mia presenza lo irritasse, che quelle mani mi hanno lasciato perché lui rincorreva qualsiasi ragazza lo richiamasse, abbandonandomi lì, tanto per lui non contavo nulla, e poi ci sarei sempre stata... "sei la mia migliore amica" e ci dovevo essere quando lui ritornava.

Non ho mai raccontato nulla a nessuno, neanche alla mia coinquilina con la quale divido la camera al campus, Holly. Loro sono i miei amici e di nessun altro. Le ho raccontato da dove vengo, che sono figlia unica e che ci siamo trasferiti dai miei nonni... ma sulla sfera personale sono sempre rimasta sul vago.

Ormai sono qui da due anni, ci sto bene e sono tranquilla. Sono in regola con gli esami, tutti superati con ottimi voti grazie alla devozione che ho dedicato allo studio. Ma oggi Holly ha deciso di rompermi le scatole... <Devi uscire, socializzare, sei sempre su quei libri e non hai uno straccio di ragazzo, nonostante sei molto favorita all'interno del campus...>

Stufa e irritata le rispondo: <Non mi interessa a chi io possa piacere, sto bene qui come un topo da biblioteca!>, anche perché nel mio cervello, ma ancora di più nel mio cuore, c'è ancora lui che non ha intenzione di lasciarmi andare.

La lotta va avanti per tanto tempo e alla fine mi arrendo, <Ok, una sola volta, basta che la smetti di assillarmi... >

Così mi ritrovo a prepararmi per partecipare a questa assurda festa della quale non mi interessa nulla. Ma se credo di cavarmela con un jeans e una T-shirt mi sbaglio di grosso.

Infatti mi ritrovo rinchiusa in un tubino nero che mi fascia, secondo Holly divinamente, secondo me dovrei andarmi a nascondere, un paio di scarpe nere con il tacco non troppo alto, cadrei miseramente per terra, come un sacco abbandonato e un leggero cappottino, visto la leggera brezza autunnale.

Siamo in attesa che arrivino i suoi amici, con i quali lei è cresciuta. Holly ha sempre vissuto qui, perciò per lei non ci sono stati problemi nell'ambientarsi. Li vediamo arrivare e tra tutti ne spicca uno. Oh mio dio, il mio cuore batte troppo forte. Che cavolo ti è preso?! Sembra lui. Alto, moro, camminata virile e sicura, capelli corti, ma quando si avvicina il mio cuore torna in letargo, i suoi occhi non brillano, non ci annego dentro. Sono marroni, con qualche striatura caramello, sono belli lo stesso, sono caldi e rassicuranti, ma non mi uniscono a lui come solo i suoi sanno fare.
Si presenta: <Piacere, Simon... > e la sua ferrea stretta la dice lunga sulla sua personalità, emana sicurezza, mascolinità, quasi possessione.
<Pearl> ricambio la stretta, mentre la mia presentazione è timida, imbarazzata e impacciata.

Forever in my heart Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora