𝘊𝘈𝘗𝘐𝘛𝘖𝘓𝘖 𝘋𝘐𝘌𝘊𝘐

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Piccolo promemoria da tenere a mente per la me del futuro:
L'istinto di sopravvivenza è in grado di farti prendere delle decisioni di merda.

«ho due idee in mente.» li lancio un'occhiata.

«sentiamo» Drew incrocia le braccia.

«la prima, un po' meno sicura, ma comunque valida, e che la persona più robusta si mette l'imbracatura, e l'altra li sale sulle spalle reggendosi forte. La seconda...» distolgo lo sguardo.
«beh, si potrebbe allargare l'imbracatura, in modo da starci in due.»

«niente male, ma complico la situazione.» si avvicina a me.
«se la seconda persona ha un braccio ferito, quale delle due opzioni è più sicura?»

No. No, e ancora no. Mi rifiuto di dare una risposta. Perché quella giusta, sarebbe...
«la numero due» mormoro. Mi mordo nervosamente il labbro, idee meno imbarazzanti potevo trovarle?
«sarebbe più adatta, perché essendo che le due persone sono legate, solo una può tenere la corda.»

«perfetto, allora testiamo la tua idea, Scarlett.» sale sul muretto, prende l'imbracatura, e la allarga. Io mi passo la mano sul viso, è istinto di sopravvivenza, istinto di sopravvivenza. Solo quello.

Drew fa passare le gambe tra le cinghie, e tira su l'imbracatura fino alla sua vita. Poi mi guarda.
«rimani qui sul tetto?»

«no, arrivo» mi avvicino a lui, questa situazione è troppo imbarazzante per poterlo guardare. Lui abbassa di poco le cinghie, per permettermi di far passare le mie gambe, e così faccio.
Ritira su le cinghie alla sua vita, e le stringe.

«va bene, così?» chiede.

«si» rispondo solamente. Anche perché altrimenti penso che mi sarei strozzata con la mia stessa saliva. Ci sono solo quattro parole che in questo momento passano nelle mie testa:
Sono. Spiaccicata. Contro. Drew.
Forse dovrei mettermi più a pensare se le corde reggeranno, dato che dovranno sostenere il peso di entrambi. Ma non ci riesco.
Drew è dietro di me, li sto dando le spalle. Siamo legati l'uno all'altro, e i nostri corpi sono premuti l'uno contro l'altro.
Lui è più alto di me. Di quattro dita, se vogliamo essere precisi. Quindi, sento il suo caldo respiro sul mio collo. Siamo così vicini, che i nostri respiri agitati si intrecciano.

«sei pronta?» chiede. Appoggia le mani intorno alla mia vita, il suo freddo tocco sulla mia pelle nuda mi fa rabbrividire. Sono sicura che il mio viso abbia preso tutte le sfumature di rosso possibili. Per fortuna non mi può vedere.

«altroché» chiudo gli occhi, cerco di pensare solo al fatto che stiamo per buttarci nel vuoto.

Drew si lascia cadere di schiena, e mi tiene stretta. Io grido di euforia alzando le mani al cielo, sento l'adrenalina scorrermi nelle vene.
Cadere nel vuoto, tra le nuvole, senza sapere cosa c'è sotto è una bellissima sensazione.
Mi sento, libera.

Drew con una mano afferra la corda, e con altra mi tiene sempre dal fianco. Riesco a vedere il muscolo del suo braccio teso, deglutisco, e mi obbligo a guardare altrove. Si sveglia sempre alle cinque, per allenarsi. Scuoto la testa, devo concentrarmi.
Raggiungiamo la parete del grattacielo, e con i piedi, entrambi ci diamo la spinta per scendere.
La striscia laterale del grattacielo, -dove siamo noi- è composta da pannelli di vetro. Quindi, riesco a vedere riflessi me e Drew.

«allora, Scarlett, come ti senti?»

«mai stata meglio.» e nel vero senso della parola. Cosa potrei chiedere di più?
Chiudo gli occhi, e appoggio la testa sul petto di Drew. L'aria mi accarezza il viso, e mi scompiglia i capelli. Siamo così vicini, che sento il suo sorriso sul mio orecchio.
«il tuo cuore batte così forte, Drew»

«siamo a quattrocento metri di altezza, a chi non batterebbe forte?» abbasso lo sguardo, che cosa mi sarei aspettata che rispondesse? "Il mio cuore batte forte per te, Scarlett"?

«si, hai ragione» abbozzo un sorriso.
Stiamo per arrivare a terra, alzo la testa dal petto di Drew, e metto anch'io un braccio sulla corda.
Calciamo con i piedi un'ultima volta la parete, e poi arriviamo sul suolo, sulla terra ferma.
Mi fa quasi strano non sentire il vuoto sotto di me.

✿ • ✿ • ✿

Ritorniamo alla base, sembra praticamente vuota senza l'altra metà del gruppo, che è partita al nostro arrivo per l'allenamento con Brooke.
Tutti sono andati a mangiare qualcosa, oppure a riposarsi, io invece, salgo le scale per arrivare ai bagni. Ho solo bisogno di farmi una doccia calda e nient'altro.
Vado nel nostro dormitorio, prendo dei vestiti puliti, una asciugamano, e mi dirigo verso i bagni.
Giro a sinistra, dove ci sono le docce, e vado nell'ultima. No, non sono tutte occupate.
Entro, la doccia è abbastanza grande. Appendo i vestiti sul bordo della porta, in modo da averli a portata di mano.
Accendo l'acqua, la metto tiepida. Una nube si solleva dal basso verso l'alto, è piacevole il tocco dell'acqua che mi bagna i capelli, ed il viso, ma perché invece ad ogni goccia che cade sul mio corpo vorrei piangere? Perché ogni volta che chiudo gli occhi vedo mia mamma che mi tende la mano? Le sue urla di dolore... mi sembra ancora di riuscirle quasi a sentirle.
Le sue carezze, il suo sorriso, la sua gentilezza, mi manca. Mi manca tutto di lei.
Sento rimbombare nella mia testa la canzoncina degli auguri, avrei voluto festeggiare normalmente i miei diciotto anni, dato che sono un momento indimenticabile.
Ma io, lo ricorderò solo come il giorno più brutto della mia vita. Mia mamma, i miei genitori, sono morti.
Le lacrime iniziano a scorrere velocemente lungo il mio viso, ma l'acqua tiepida le cancella senza lasciare alcuna traccia.
Sento un nodo  alla gola, vorrei urlare. Mi porto una mano sulla bocca soffocando un singhiozzo.
Non posso, non posso mostrarmi debole, ma nessuno ora può vedermi, e non riesco a fare a meno di piangere.
Restare appesa sul vuoto, era magnifico. Perché riusciva a liberarmi la testa da qualsiasi pensiero. Ma adesso, che sono di nuovo sulla terra, mi sento uno schifo. Un completo disastro.

Ripenso alla terza regola, come se potesse magicamente aiutarmi: "non guardare al passato, ma solo al futuro." Sono sicura che l'abbia inventata Drew.

Finito la doccia chiudo l'acqua, recupero l'asciugamano sulla porta, e me lo giro intorno al corpo. Con un'altro asciugamano tampono i capelli, e li pettino con una spazzola.
Allungo il braccio di nuovo sul bordo della porta per prendere i vestiti, ma non ci sono.
Un brivido mi fa tremare, stringo i denti, e mi mordo il labbro. Qualcuno, li ha presi.

𝘖𝘝𝘌𝘙𝘊𝘈𝘚𝘛  -ɢʟɪ ɪᴍᴘᴇʀꜰᴇᴛᴛɪ-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora