𝘊𝘈𝘗𝘐𝘛𝘖𝘓𝘖 𝘝𝘌𝘕𝘛𝘖𝘛𝘛𝘖

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È notte fonda, mi giro e rigiro tra le coperte, fino a che un suono più forte, più assordante mi sveglia. Mi ricorda il rumore dell'allarme che si sentì subito dopo che spensi le candeline, ma questa volta è diverso, questo suono sembra più una canzoncina. Assomiglia ad un Jingle che si sente nelle stazioni giapponesi quando sta per arrivare un treno.

Questo suono non è un all'allarme, ma un'avviso.

Mi alzo dal letto di scatto, e con me si sveglia anche Lily. A sua volta pure Drew e Brooke.
Io e lui ci siamo messi a dormire vestiti, quindi siamo già pronti per qualsiasi cosa stia per succedere.
Sarei terrorizzata in questo momento, se non fosse che questa musichetta mette al quanto di buon umore. Sembra la canzoncina di un parco divertimenti.

«cosa è questa musica?» grida Lily cercando di sovrastare il suono.

«è un annuncio!» grida Brooke altrettanto.

«e come lo sai?»

«l'ho già sentito, l'hanno scorso con Drew.» continua Brooke.
«bisogna andare a prepararsi, raduniamo anche gli altri!»

Brooke e Drew escono di corsa dalla stanza, io e Lily ci lanciamo un'occhiata confusa, e poi li seguiamo.
Cole e Billy si sono svegliati anche loro per il suono, e seguendo gli ordini degli istruttori vanno a prepararsi insieme a chi non era pronto.
Mi giro in torno per il corridoio, ci siamo solo io e Drew.

«ehm, che sta succedendo?» chiedo aspettando che mia dia una spiegazione. Brooke ha detto di averlo già sentito una volta questo suono, insieme e Drew.

«ricordi quanto ti ho detto che in quanto allenatori abbiamo il compito di farvi diventare capaci di sopravvivere qui a Overcast?» annuisco, si me lo ricordo. Era il giorno in cui li ho urlato la mia vita in mille lacrime.
«ecco, ti avevo detto che ci era stato detto che alla fine degli allentamenti ci sarebbe stato un test molto importante, che deciderà il nostro futuro. Ricordi?» annuisco di nuovo, ora me lo ricordo. Dannazione, come avevo potuto scordarmi di questo test?
«secondo te, in una città deserta, come potevano darci questo messaggio?»

«giusto, attraverso un annuncio.» dico pensando.
«quindi, avete sentito la stessa canzoncina?»

«esattamente.» continua lui.
«suona per cinque minuti di fila, si interrompe per altri cinque, e poi continua di nuovo seguendo questo ritmo.»

«e da dove viene?»

«da un grattacielo. Dobbiamo raggiungerlo.»

Il resto dei sopravvissuti ci raggiunge, mi guardo in torno, da dieci siamo rimasti solo in sei.
Per un momento mi chiedo dove siamo Riley, Blair e Kelsi, ma poi scuoto la testa. Non mi interessa.
Drew mi tende una mano, ed io l'afferro.
Iniziamo tutti a correre lungo le scale, per raggiungere l'uscita.
Lungo la tromba delle scale riecheggiano solo le scarpe da ginnastica che stridono sulle lastre di marmo del pavimento, e le nostre grida euforiche.
Si, scendere di corsa le scale è molto più piacevole che farle di corsa in salita.

Corriamo, corriamo e corriamo, non sapendo minimamente che cosa ci aspetti, ma per qualche motivo, in questo istante, siamo felici.
Ci sentiamo vivi, e spensierati.
Scendere di corsa le scale, stringendo la mano di Drew, sorridendo e gridando di felicità, mi fa dimenticare qualsiasi altra cosa.
Dimentico l'onda, lo sguardo di mia mamma mentre mi tende la mano, dimentico le sue urla, dimentico il corpo senza vita di Whitney, dimentico il tocco di Riley sulla mia pelle nuda, i pugni di Kelsi, le mani di Blair che mi tenevano bloccata, dimentico tutto. Completamente tutto.

Qui ad Overcast siamo tutti ragazzi, dai sedici, ai diciannove anni. Siamo ragazzi, ma dobbiamo comportarci come adulti, in modo da riuscire a sopravvivere, in un mondo a noi sconosciuto.
Ma per qualche volta, per qualche singolo momento, è bello sentirsi ragazzi.
Quasi dimentico come mi sentivo prima di svegliarmi in questo mondo.
Come era la mia vita a New York? Era noiosa senza avventure del genere? Provavo mai l'adrenalina che provo stando appesa ad una corda sul vuoto? Oppure provavo l'emozione che sento stando al fianco di Drew?

Mi sentivo viva? Oppure stavo solo respirando?

✿ • ✿ • ✿

Usciamo dal nostro grattacielo, e camminiamo lungo la base in marmo bianco. È così lucida che riesco perfino a vedere il mio riflesso.
Osservo il livido sul lato sinistro del mio viso, per fortuna con la pomata che mi ha dato Drew sta guarendo. Insomma, non più di quel viola accesso, ora è più lilla.
Rialzo lo sguardo, e mi concentro sulla note dalla canzoncina che ha ripreso a suonare. Segue sempre la stessa identica melodia:
Do-Mi-Sol-Re-Sol-La-Reª
E si ripete così per cinque minuti di fila, per poi seguire il ritmo che mi ha detto prima Drew.

«forza, muovetevi!» grida Drew. Raggiungiamo una barchetta, e saliamo su di essa. Afferro un remo, e iniziamo a remare seguendo le indicazioni di Brooke.
Si sentono solo schizzi d'acqua, i nostri respiri affannati, e la voce di Brooke che dice: «a sinistra! ora a destra!»

Nel mente osservo ciò che ci circonda, i palazzi crollati sono in bilico uno appoggiato all'altro. Se ci fosse una scossa di terremoto sarebbe la fine.
Piego la testa d'un lato, per via di un cavo che pende da un'edificio crollato, e una volta superato mi rialzo.
Remiamo fino a raggiungere un ponte fatto di palazzi crollati e Brooke ordina di fermarci.
Drew lega una corda ad un pezzo di metallo che sporge dal cemento, e l'altra estremità alla barca.
Il palazzo che fa da ponte è basso, quindi possiamo facilmente arrampicarci.
Drew si arrampica per primo, l'osservo: si aggrappa a dei pioli metallici conficcati nell'edificio, fa forza sulle braccia alzandosi, appoggia i piedi su di essi, mette le mani sul bordo del ponte, e si tira su.
Vado dopo di lui, cercando di copiare quello che ha fatto poco prima.
Mi aggrappo ai pioli, mi tiro su, ci metto i piedi per salire in piedi e faccio la stessa cosa ancora una volta per raggiungere più facilmente il bordo del ponte.
Drew mi tende una mano, vorrei prenderla, ma li batto il cinque vendicandomi per tutte quelle volte che l'ha fatto lui.

«niente male, Drew» li do una pacca sulla spalla.

«oh! Ma piantala!» sbuffa lui. Io scoppio in una risata.

«allora, come ci si sente eh?» porto una mano sul fianco, e lo guardo compiaciuta.
Ma lui mi prende il braccio, tirandomi a se.
Mi mette una mano sulla schiena, una sul fianco, e poi mi bacia premendo le sue labbra contro le mie.

«mi dici tu come ci si sente, Scarlett?» sussurra contro le mie labbra.

«Cristo, ma avete finito?! Qualcuno mi da una mano, grazie?!» sbotta Billy raggiungendo il bordo del ponte.
«giuro che se non la piantate vi vomito addosso.»  borbotta.
«anzi, lasciate stare ce l'ho fatta da solo. Ho rischiato la vita mentre voi vi sbaciucchiavate.» Billy ci raggiunge, e poi tende una mano a Lily.

«che esagerato» sbuffo facendo roteare gli occhi.

Una volta saliti tutti sopra il palazzo che fa da ponte ci incamminiamo verso il grattacielo da cui viene la musichetta.
Camminiamo, e ogni volta che ci sono le finestre le salto per non toccare il vetro. Tanti sono spaccati, quindi se inciampo mi taglierei la gamba. Poi morirei dissanguata, dato che non ci sono ospedali. Quindi, meglio continuare a saltarle.
Poco dopo raggiungiamo la base dell'edificio, la canzoncina finisce, e finalmente si sente l'annuncio. Una voce femminile, e metallica inizia a parlare: «tutti i sopravvissuti sono pregati di radunarsi all'interno di questo grattacielo, grazie. Ripeto: tutti i sopravvissuti sono pregati di radunarsi all'interno di questo grattacielo, grazie.»

Ci guardiamo tutti negli occhi, e poi entriamo.

𝘖𝘝𝘌𝘙𝘊𝘈𝘚𝘛  -ɢʟɪ ɪᴍᴘᴇʀꜰᴇᴛᴛɪ-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora