𝘊𝘈𝘗𝘐𝘛𝘖𝘓𝘖 𝘛𝘙𝘌𝘕𝘛𝘈𝘚𝘌𝘛𝘛𝘌

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Ripenso alle parole della donna nel video, e più penso a tutte le risposte che ho avuto, e più il mio cervello sembra non capirci più niente.
Ho ricevuto così tante informazioni, che non so neanche da che punto iniziare a metabolizzare.
Ma c'è una cosa che mi chiara.
Un dettaglio, che loro, -gli androidi- si sono dimenticati.

Osservo gli altri; Brooke tamburella con il piede a terra; Cole ha uno sguardo che è un misto tra confusione e sorpresa; Billy ha la fronte corrugata, come se stesse cercando di capire che succede; e Riley ha un'espressione che non capisco se sia arrabbiato o meno.
Drew ha uno sguardo fulminante, come se avesse trecento parole da dire, ma ne potesse scegliere solo una. Quindi, sta pensando accuratamente a cosa dire.

Ecco, io e Drew abbiamo molti lati in comune, ma in questo non siamo per niente uguali.
Sono una persona impulsiva, se ho qualcosa da dire lo dico senza pensarci troppo.
Ripenso al dettaglio che hanno dimenticato, sono sicura che anche Drew l'ha notato.
Ma io, al contrario... lo dico senza troppi giri di parole e pensieri.

«avete tralasciato una parte di proposito, giusto?» chiedo incrociando le braccia.

«signorina Reed, quale parte?» chiede Jodene con un sorrisino.
Certo che sorride, non può provare nessun tipo di emozione.
Se fossi anch'io come lei, sorriderei ogni giorno, come se stessi osservano una cometa per la prima volta.

«da quanto ho sentito, avete citato solo i lati negativi dell'uomo. Certo, non vi do torto, ma abbiamo anche fatto grandi passi. Che casualmente, voi avete tralasciato, come un'inutile dettaglio non rilevante.» inarco un sopracciglio.
«non è così?»

«il male che avete commesso, è più grande. Stavate distruggendo il vostro pianeta, signorina Reed. Questo lo comprende? Vi abbiamo salvato, dovreste esserci grati.» ha uno sguardo serio, che ad un umano assocerei all'irritazione.

«ringraziarvi?» ripeto con una risata. I miei occhi sono lucidi, quasi offuscati dalle lacrime.
«certo, come no, dovrei ringraziarvi per aver distrutto il nostro pianeta. Dovrei ringraziarvi per aver provocato la morte di miliardi di persone, e per aver ucciso i miei genitori.» mi alzo dalla poltrona, Drew mi afferra un polso, ma io lo strattono per liberarmi dalla sua presa.
Mi avvicino alla scrivania in cui sono seduti Jodene e Joseph, e guardo lei negli occhi.
«certo, vi meritate proprio un bel applauso. Grazie, grazie davvero.» dico sarcastica.

Lei fa un sorrisino, e poi dice: «ce l'aspettavamo che ognuno di voi avesse un pensiero differente. Ma fossi in voi, guarderei i lati positivi e ne sarei grata.
Certo, abbiamo provocato la morte di numerose-» tenta di dire.

«miliardi. Miliardi di persone.» la correggo.

«d'accordo, è così. Ma abbiamo deciso di salvare i ragazzi, in modo che fossero ancora in fase di crescita, e allo stesso tempo fossero in grado di capire il bene che vi abbiamo offerto.» risponde Jodene.

«e i bambini?» domanda Drew. Ha uno sguardo infuriato, si alza dalla sedia, si avvicina a me, e guarda Jodene dritto negli occhi.
«avete citato quanto sia ingiusto, spietato, e atroce l'essere umano, ma voi? Voi siete esattamente lo stesso. Avete ucciso miliardi di persone tra cui bambini innocenti.
Potrei capire gli adulti, ma i bambini? Loro avevano tutta una vita davanti!» quasi grida.
«chi siete? Chi siete voi per mettere fine alla loro vita, ai loro sogni, al loro futuro, solo per realizzare una vostra utopia!» questa volta, lo urla.

«mi sembra opportuno interrompere questo incontro.» Jodene si alza dalla sedia.
«avete superato un stressante test dell'idoneità, siete arrivati qui ad Overcast... avete bisogno di riposo. Il cervello non riesce a pensare lucidamente, se manca il sonno.» sorride, e incrocia le mani.
«Ave e Kai vi mostreranno la vostra nuova casa, dove all'arrivo potrete mangiare e riposare.
Sono certa che una volta fatto, potremmo discuterne più pacificamente

«ma certo, assolutamente.» sorrido, e una volta che mi volto cancello la maschera dal mio viso.

Ci incamminiamo verso l'uscita, seguendo Ave e Kai, ma Joseph ci chiama prima che potessimo varcare l'uscita del loro ufficio.

«dimenticavo, prima di andare vi serve il marchio dei prescelti.» dice.
«sono certo che saprete già il motivo, dato che avete già il tatuaggio con il simbolo dei sopravvissuti.»

«è solo un atto di fiducia.» Jodene sorride.

Lancio un'occhiata a Kai, e sul suo braccio destro intravedo un simbolo nuovo: un'onda di vento, avvolta da un cerchio.
I sopravvissuti un'onda d'acqua.
I prescelti un'onda di vento.

Mi volto; un'uomo, anche lui androide, si avvicina a me, e mi chiede: «dove lo preferisce?»
Ci penso, il simbolo dei sopravvissuti era giusto che stesse in un punto dove non posso vederlo, dato che è la stessa onda che ha ucciso i miei genitori.
Ma il simbolo dei prescelti... ho lottato per arrivare dove sono ora. Ho lottato senza arrendermi, quindi è giusto che sia in un punto a me visibile.
In modo da ricordami ogni volta quanto posso essere forte, e quanto ho faticato per guadagnarmi questo simbolo.
Quindi...
«nel polso.» dico.

Tendo il braccio destro, e l'uomo appoggia sul mio polso una specie di timbrino.
Non so come funzioni, dato che normalmente i tatuaggi si fanno con l'elettrodermografo.
Ma non ho neanche il tempo di pensarci, che sento un pizzico e un leggero bruciore. Tempo un secondo, e poi svanisce. L'uomo alza il timbrino, e sulla mia pelle è inciso il simbolo dei prescelti.

Un marchio di fiducia, che io non vedo l'ora di spezzare.

✿ • ✿ • ✿

Abbiamo camminato lungo i ponti che collegano i vari grattacieli, ci siamo spostati lungo una
zip-Line, e siamo saliti in cima ad un grattacielo.
Che presumo, sarà la nostra base.
Camminiamo lungo il tetto, mi volto per vedere dove è Drew, è proprio alle mie spalle.
Resta in silenzio, ed io faccio lo stesso. Non che abbiamo molto da dire, data la situazione.
Abbiamo ricevuto così tante informazioni contrastanti che il mio cervello inizia quasi a non connetterle più tra di esse.
Non ho bisogno di riposare, ma di distrarmi.

«noi giovani prescelti alloggiamo in questo grattacielo.» ci informa Ave.

«quanti siete?» chiede Brooke.

«finora ci abitiamo solo io, Kai, Beth e James.» dice.
«gli altri prescelti se ne sono andati una volta cresciti, e aver creato una propria famiglia.»

Annuisco, quindi è così che funziona? Si vive insieme, e una volta raggiunta una certa età e aver trovato la persona con cui condividere il resto della vita ci si sposta, mettendo in piedi una nuova famiglia?
Non è male, ma io non sopporto i bambini.
E so, che invece Drew li ama.
Immagino sarebbe il suo sogno creare una famiglia, e crescere dei bambini. Mi immagino già quanto sarebbe carino vedere lui tutto premuroso che mette i cerottini se i bambini si fanno del male.

Sorrido al pensiero, anche se adesso dovrei rimanere imbronciata con lui.
Ripenso a quello che mi ha detto questa mattina, e mi sale un misto di rabbia e dolore.

Forse, ha ragione. Forse aveva ragione anche mio padre. Io sono come lui. Finirò anch'io per ferire Drew come ha fatto mio padre con mia mamma? Se ho il suo stesso carattere, forse è inevitabile che succeda.
Mi mordo il labbro, e scuoto la testa. Come se questo, servisse a cancellare i pensieri che rimbombano nella mia testa.

Io non sono come lui. Io sono diversa.

Più me lo ripeto, e più magari il mio cervello si convince.
O forse, cerco solo di convincere me stessa.

𝘖𝘝𝘌𝘙𝘊𝘈𝘚𝘛  -ɢʟɪ ɪᴍᴘᴇʀꜰᴇᴛᴛɪ-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora