𝘊𝘈𝘗𝘐𝘛𝘖𝘓𝘖 𝘘𝘜𝘈𝘙𝘈𝘕𝘛𝘈𝘕𝘖𝘝𝘌

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Non ho ancora capito quale sarà il nostro compito. Proprio non lo so, ma penso, che tra poco lo scoprirò.

Seguiamo in silenzio Kai lungo vari corridoi, e usiamo le scale per salire ai piani superiori.
Arriviamo al quinto piano, e raggiungiamo una stanza alla fine dell'ennesimo corridoio.

Kai la sblocca con la rilevazione della sua impronta digitale, ed entriamo all'interno.
La porta si richiude, e mi sembra quasi di tornare a respirare. Sospiro di sollievo.

«Ci sono telecamere, ma non ci possono sentire.» Dice Kai.
«Seguitemi.»

Lo seguiamo lungo la sala, mi guardo in torno, c'è una palestra, vari sacchi da boxe, mirini, e manichini usati per allenarsi a sparare... in teoria. Raggiungiamo la fine della stanza, e nella parete sono appese protezioni, fucili, pistole e varie fialette con un liquido blu all'interno.
Sbarro gli occhi sorpresa.

«Non possiamo uccidere, picchiare, ma ci sono dei cazzo di fucili?» Sbotta Riley.

«Non dovresti essere sorpreso, tu picchiavi e uccidevi comunque.» Risponde Billy.

«Chiuditi la bocca, o tu sai il mirino che userò.» Ringhia Riley.

«Avete finito di litigare come dei fottuti bambini frignosi?» Domanda Kai.
«Queste pistole e fucili...» Ne prende una, toglie il caricatore, prende una piccola fialetta da liquido blu, e la mette all'interno richiudendo il caricatore.
«Non contengono proiettili, ma fialette con il siero della perfezione.»

«È quella che hanno usato le guardie sul trasgressore!» esclama Brooke.

«Esattamente, questa è l'unica arma che viene usata.» annuisce Kai.
«Ma fidatevi, se vi dico che essere sparati con il siero della perfezione è peggio di una pallottola.»

«Il siero non ti uccide, invece una cazzo di pallottola nel cervello ti fa fuori.» Borbotta Riley.

«Il siero della perfezione, ti rende incosciente, e privo di umanità per ore e ore. E nel frattempo che tu sei sotto questo effetto, gli addetti ai trasgressori, fanno esperimenti su di te nei laboratori che qui chiamano celle. Questi esperimenti sono piuttosto lunghi, quindi capita che il siero svanisca prima del dovuto. Ora, immaginati di svegliarti e riprendere coscienza mentre hai il cervello aperto, e gli organi di fuori.» Dice Kai.
Si avvicina a Riley, e lo guarda dall'alto verso il basso.
«Dimmi, pensi ancora che una pallottola sia più dolorosa?»

C'è silenzio. Un silenzio così assordante da farmi male alle orecchie. Stringo i pugni, e mi mordo l'interno della guancia. Un brivido percorre il mio  corpo, dalle gambe fino alle spalle, facendomi rabbrividire e venire la pelle d'oca. Quasi tremo.
E il fatto che queste cose orribili accadano sotto i nostri occhi, sotto i nostri piedi, nei fondali di questo grattacielo, mi fanno contorcere lo stomaco dalla paura.

È rischioso lavorare qui. Ed io, noi, porremmo rischiare di finire in quei laboratori.
Vorrei urlare. Urlare e scappare lontano.
Ma ho scelto questo compito, ho scelto di fare parte degli imperfetti, per impedire che ciò accada.

«Kai, quale sarà il nostro compito? Come fai a sapere tutte queste cose?» Drew corruga la fronte.

«Penso che tu l'abbia già capito.» Kai sospira, e si passa la mano tra i capelli, tirando indietro i ciuffi che li coprono gli occhi, scoprendo i piercing sul sopracciglio.
«Il nostro compito, sarà quello della sicurezza. Noi siamo le guardie fidate dei Leader, dobbiamo scortarli, e assicurarci che non li accada nulla. Dobbiamo occuparci della sicurezza in generale all'interno di questo grattacielo.» Fa una pausa, e poi continua: «E se so quello che accade all'interno dei laboratori, e perché spesso il compito lo dobbiamo avvolgere lì. Dobbiamo assicurarci che i trasgressori non tentino di fuggire, o della sicurezza dei Leader dei fondali del grattacielo.»

«Quindi, in poche parole, dobbiamo assicurarci che non accada nulla alle persone che noi vogliamo morte?» Domanda Riley con una risatina.
«Che stronzata è mai questa!»

«Pensaci, quale è il modo migliore per riprendere il controllo del governo se non essere le fidate guardie dei Leader?» Kai si avvicina, e appoggia il fucile sulla spalla.
«Noi non aiutiamo questi bastardi, ma sfruttiamo il compito a nostro vantaggio. Raccogliamo informazioni che ci saranno d'aiuto, e cerchiamo di aiutare i trasgressori. Logicamente chi ha solo infranto le regole, o i ribelli, e non gli assassini.»

«Aiutare come?» chiedo.

«Spesso ci viene chiesto di trovare chi ha infranto una regola, o ci viene consegnato chi tenta di fuggire nel Northside. E quando è possibile, li aiutiamo a fuggire, invece che portali nelle celle.»

«Abbiamo un compito importante, e non abbiamo tempo da perdere. Più tempo passa, e più persone verrano rese prive di umanità.» Dice Brooke.
«Cosa dobbiamo sapere per iniziare il nostro compito?»

«Per prima cosa, qualcuno di voi sa usare una cazzo di pistola?» Domanda Kai osservandoci.

Una pistola... giusto due mesi fa non mi sarei mai e poi mai aspettata che qualcuno mi facesse una domanda del genere. Insomma, mi capitavano più domande del tipo: "sai usare l'eye-liner?" Ecco, l'eye-liner è l'aggeggio più complicato dell'universo. Perciò, sono certa che una pistola sarà molto più semplice.

«Merda, allora dobbiamo partire dalle basi.»
Si avvicina alla parete con le pistole, ne prende cinque e ce le passa.
La prendo in mano, e la impugno.
Non pensavo fosse così pesante.
Non so neanche spiegare di preciso come mi fa sentire impugnare un'arma. Mi sento forte, come se fossi invincibile. Ma allo stesso tempo, mi sento terribilmente letale.

Camminiamo fino a raggiungere i bersagli, e ci posizioniamo nella striscia rossa indicata a terra. Siamo tutti uno a un metro dall'altro; Drew è alla mia sinistra, Brooke alla mia destra.
Mi sento forte, anche solo ad avere loro al mio fianco.

«Le pistole sono cariche, ma la fialetta del siero è vuota. Impugnate l'arma, e mirate al braccio del manichino. E meglio se con l'occhio puntate un punto poco più sotto di dove volete colpire, perché con il calcio della pistola il proiettile si alzerà.» Dice Kai mentre cammina avanti e indietro tra di noi.

Mi viene in mente il moto del proiettile studiato in fisica l'anno scorso, e mi viene quasi la nausea.
Ho studiato e ristudiato i moti parabolici fino all'esaurimento per riuscire a non avere il debito.

«Divaricate appena le gambe, e stendete il braccio davanti a voi. Impugnate bene la pistola, e chiudete un occhio per prendere meglio la mira.»

Faccio come ha detto, alzo le braccia davanti a me con la pistola, e chiudo un occhio.
Di solito facevo la stessa cosa a scuola, ma con una matita in mano per prendere le misure dal vero di una bottiglia durante il corso d'arte.
Ora, ho in mano una pistola.

«E... sparate!» Esclama Kai.

Premo il grilletto, si sente un forte rumore, e nell'istante in cui lo faccio la la pistola rimbalza indietro, e spara la fialetta vuota. Ho beccato per un filo la spalla, anche se a dire il vero avevo mirato poco più in basso.
Perlomeno, la fialetta non è finita a terra.

Osservo quella di Drew, che invece ha mancato di un pelo il braccio.
Rido divertita.

«Posso concederti un corso accelerato di come prendere la mira, se sei interessato.»

«Lo stavi per mancare pure tu, Scarlett.» dice Drew.
Abbassa le braccia, carica le pistola, e mi lancia un'occhiata divertita.
Ed io, quasi non mi sciolgo a terra come un ghiacciolo sotto cinquanta gradi.
Non avrei mai pensato che vedere Drew caricare una pistola fosse così maledettamente attraente.
Dio, non mi ricordo nemmeno come mi chiamo.

𝘖𝘝𝘌𝘙𝘊𝘈𝘚𝘛  -ɢʟɪ ɪᴍᴘᴇʀꜰᴇᴛᴛɪ-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora