𝘊𝘈𝘗𝘐𝘛𝘖𝘓𝘖 𝘝𝘌𝘕𝘛𝘜𝘕𝘖

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Ho guardato ai dormitori, ma non c'era.
Ho chiesto a Whitney se l'avesse visto nel bagni, ma non c'era neanche lì.
Poi ripenso al fatto che sto cercando Drew. Quindi, probabilmente si troverà dove nessuno andrebbe a controllare: In cima al grattacielo.

Salgo le rampe di scale, ora in confronto alla prima volta faccio meno fatica a salirle.
Arrivo all'ultima rampa, e apro la porta che da sul tetto. La richiudo alla mie spalle, e il vento mi scompiglia i capelli. Una fresca brezza mi avvolge, è piacevole. E sopratutto, sembra quasi che il vento spazzi via i pensieri nella mia testa.

Cammino lungo il tetto, intravedo una figura seduta sul muretto, nonostante il cielo si faccia sempre più buio. È un peccato non essere riuscita a vedere il tramonto da quassù.
Si, avevo ragione. Quello è Drew.
Cammino fino a raggiungerlo, e mi siedo al suo fianco. Mi lancia un'occhiata frettolosa, e poi torna a guardare l'orizzonte.

«sapevo che ti avrei trovato qui» mormoro.

«ed io, sapevo che mi avresti trovato.»

«quindi l'hai fatto di proposito?»

«esattamente.» distoglie lo sguardo dall'orizzonte, e torna a guardare me.
«immagino volessi parlarmi, da come mi studiavi prima.»

«è così.» annuisco.
«tu e Brooke... conoscete qualcosa che noi non sappiamo. Ma quello che non capisco, è perché ce lo tenete nascosto. Perché... me lo tieni nascosto.» dico.
«pensavo ti fidassi di me, dato che io faccio lo stesso.» abbasso lo sguardo, non so perché, ma guardarlo negli occhi mi fa troppo male.
Perché nascondermi un segreto del genere? Qui si tratta della nostra vita. Della mia vita.

«io mi fido di te.» dice. E mi scappa quasi una risata. Fa male, perché so che non è la verità. Altrimenti, me l'avrebbe già detto.
«Scarlett...» mormora. Si volta dalla mia parte, mettendosi a cavalcioni sul muretto. Io faccio lo stesso, anche se fisso le mie mani, invece che lui.

«tu non ti fidi di me» mi mordo il labbro, dirlo ad alta voce fa più male che sentirlo nella mia testa.

«invece, tu sei l'unica persona di cui mi fido.» ribatte. Mette due dita sotto al mio mento, costringendomi a guardarlo.
«a te, ho rivelato cose che non ho mai detto a nessuno.»

«e allora... se ti fidi veramente di me, perché non mi dici in che razza di mondo siamo?» quasi urlo.
«senti, quel quattro marzo, il giorno dell'onda, e del mio compleanno, i miei occhi hanno visto cose che non avrei mai e poi mai voluto vedere. I miei genitori...» dico. Ma mi correggo.
«mia mamma, è morta davanti ai miei occhi, ed io non sono riuscita a fare nulla per salvarla!» grido. E senza accorgermene, il mio viso è ormai rigato dalle lacrime.
«sono sopravvissuta, anche se forse desideravo morire. Quindi, ho il diritto di sapere dove mi trovo! Ho il diritto di conoscere la verità!» urlo.
Mi corpo il viso con le mani, non voglio che mi veda in questo stato. Ripenso a quello che ho detto, e mi rendo conto di aver appena spifferato la mia vita.

Drew porta le sue mani sul mio viso, togliendomi le mie. Abbasso lo sguardo, non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi.
Cosa penserà di me adesso? Proverà pena e compassione per la povera ragazza che ha visto morire i suoi genitori, il giorno del suo compleanno? Oppure proverà ribrezzo per la ragazza che era così debole da non riuscire a prendere la mano della madre per salvarla?

«Scarlett...» mormora.
«non so cosa il tuo cervellino si è messo a pensare, ma io non so praticamente nulla sul mondo in cui ci troviamo.» mi asciuga con il pollice le ultime lacrime rimaste, e mi appoggia la mano sulla guancia accarezzandomi.
«sto dicendo la verità» alzo lo sguardo, per poterlo vedere negli occhi.
Che sguardo ha una persona che sta mentendo? Non lo so, ma di sicuro non gli occhi che ha Drew in questo momento. Io suoi sono puri, e non ha lo sguardo pieno di compassione. Lui, mi vede esattamente come prima.
«Scarlett... mi hai fatto parecchio male con quando hai detto che non mi fido di te. Perché non è così, e tu lo sai.» dice con tono più severo.

«e allora perché non mi dici cosa sai?»

«se una persona ti confida un segreto, tu lo spifferi a chiunque?»

Scuoto la testa. «no»

«esattamente. Questo è quello che sto facendo io.» mi osserva, ed io inclino la testa confusa.
«anzi, stavo facendo.» si corregge.
«Scarlett, in quanto allenatori, io e Brooke abbiamo un compito ben preciso: dobbiamo farvi diventare capaci di sopravvivere qui a Overcast. Ci è stato detto, che alla fine degli allenamenti si terrà un test molto importante, che deciderà il nostro futuro.» mi guarda negli occhi, ed io faccio lo stesso.
«questo è tutto ciò che sappiamo io e Brooke. E adesso, lo sai pure tu. Ci è stato detto di rivelarvelo alla fine degli allenamenti, quindi non era proprio un segreto, perché a breve l'avreste saputo tutti.» mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e poi porta la mano sul mio viso.
«Scarlett, voglio che tu sappia che io mi fido di te. Non dubitare mai e poi ma di questo, d'accordo?»

«lo so, scusami» mormoro.

«non devi scusarti, probabilmente avrei avuto la tua stessa reazione al tuo posto.»

«Dio, mi sento un'idiota. Ti ho anche urlato la mia vita. Avrei preferito parlarti di me in un modo più... tranquillo.» dico con una risata imbarazzata.

Drew mi sorride. «e lo faremo, anche tu non sai molto di me.» fa scendere il dito sulle mie labbra accarezzandomele, e poi preme le sue labbra contro le mie per un bacio.
«ti amo, Scarlett.»

«anch'io, Drew.» sento un scossa elettrica percorre tutto il mio corpo, non riesco più a sentire il vento fresco, ora fa... caldo.

«a proposito, come fai di cognome?» sussurra contro le mie labbra.

«Scarlett Reed» mormoro. Era da tanto che non pronunciavo il mio cognome. Mi mordo l'interno della guancia, mi ricorda mio padre.
«il tuo?»

«Drew Price» risponde.

«Price... suona bene.» sussurro.

Lui fa unire di nuovo le nostre labbra, questa volta per un bacio più desideroso, bagnato, e profondo. Mi aggrappo alla sua maglietta, e lui fa scivolare le mani tra i miei capelli. Intrufola la lingua nella mia bocca, facendola attorcigliare alla mia. Ormai, sembrano muoversi contemporaneamente. Le nostre salive, i nostri respiri affannati si mischiano, diventando una cosa sola. E quando entrambi siamo senza fiato... appoggiamo la fronte l'una contro l'altra.

«ti sei fatta un tatuaggio?» mi chiede intravedendo una fasciatura sulla clavicola.

«si. Io, Brooke, e Lily ce lo siamo fatte uguale.» dico.
«un sorta di tatuaggio dell'amicizia.»

«me lo mostri?» sussurra con una voce più profonda, facendomi percorrere un brivido lungo la schiena. Non so perché, ma la mia faccia ora è rossa come un pomodoro. Per fortuna è abbastanza buio, quindi non può vedermi.

«è troppo buio. Non lo vedresti» sfrutto la scusa.

«vuoi mettere in dubbio la mia vista?»

«tu mi mostri il tuo?» chiedo.
«chissà quanti tatuaggi hai»

«dovremmo farcene uno uguale. Sono geloso che ne hai uno con Brooke e Lily.» dice, ed io ridacchio.

«si, sembra una buona idea.» rispondo. Scendiamo entrambi dal muretto, ed andiamo verso le scale. Apriamo la porta, ed iniziamo a scenderle di corsa.

«mi metterai in punizione?» grido per sovrastare il rumore delle nostre scarpe che stridono contro le piastrelle dei gradini.

«e perché mai dovrei?» chiede scoppiando in una risata.

«ho infranto la terza regola. Ti ho parlato del mio passato.»

«sai, nessuno di voi ha capito il vero senso di quella regola.» grida per farsi sentire.
«sarebbe orribile privarvi del vostro passato, perché è ciò che siete, e che siamo. La regola, è più un consiglio. Con: "non guardare al passato, ma solo al futuro." Si intende dire di andare avanti, e non guardarsi mai alle spalle. Bisogna sopravvivere, e non rammentarsi su quello che si aveva una volta. Siamo in un nuovo mondo, quindi, iniziamo una nuova vita.»

𝘖𝘝𝘌𝘙𝘊𝘈𝘚𝘛  -ɢʟɪ ɪᴍᴘᴇʀꜰᴇᴛᴛɪ-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora