𝘊𝘈𝘗𝘐𝘛𝘖𝘓𝘖 𝘝𝘌𝘕𝘛𝘐𝘚𝘌𝘐

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Riapro gli occhi, li stropiccio, e mi alzo di poco in modo da star seduta.
Volto lo sguardo verso la vetrata al mio fianco, il sole sta tramontando, e lungo l'orizzonte si vedono degli uccellini svolazzare.
Sorrido, non so bene il motivo, data la situazione, ma vorrei essere spensierata come quelle piccole rondini. Mi porto una mano sul volto, sorridendo mi fa male la guancia. Ah, giusto... il livido.

«ti sei svegliata» mormora Drew avvicinandosi me. Mi passa una tazza di tè fumante, ed io la prendo sentendone il profumo.

«lampone» dico.
«è il mio preferito.»

«menomale. Bevilo, ti farà bene.» mi sistema il cuscino dietro la testa, e mi aiuta a tirarmi più su.
«come ti senti?»

«bene, i dolori sono passati. Fa solo un po' male il livido.» dico buttato giù un sorso di tè.

«quando dormivi ci ho messo la pomata, vedrai che presto andrà meglio.» sorrido, non posso fare a meno di pensare a quanto sia premuroso Drew.
«questa situazione ti diverte così tanto? Sei fatta, Scarlett?» poso il te nel comodino, altrimenti mi sarebbe andato di traverso ridendo.

«no, è solo che sei così premuroso, Drew» mormoro.
«non l'avrai mai detto, tutto qui.»

«anche se non lo fossi, dato che la mia ragazza è sdraiata in un letto dopo aver vissuto un'esperienza traumatica, mi sembra il minimo.» dice.
«ora bevi quel tè e riprenditi.»

«uh, ora è tornato l'istruttore severo»

«oh, ma piantala. Se non finisci quel tè lo vedrai»
Incrocia le braccia, e io riposo il tè nel comodino divertita.
«fai sul serio? Mi stai sfidando, Scarlett?»

«può darsi» mormoro. Mi alzo dal letto, non ho più dolori per il corpo, avevo solo bisogno di riposare. Ho qualche livido qua e là, ma ci sono abituata. Anche quando abitavo con i miei genitori, ogni volta che uscivo dal bagno colpivo il bordo del lavandino con il fianco, ed è così che ogni volta ero piena di lividi.
Drew mi guarda sempre con la sua espressione seria a braccia incrociate, anche se noto che sta nascondendo il fatto di essere sorpreso nel vedermi camminare.
Mi avvicino a lui, avvolgo le braccia intorno alla sua vita, e alzo lo sguardo por poterlo vedere negli occhi. -lui è più alto di me, di quattro dita- Lui abbassa la testa, mi mette una mano sulla vita, e l'altra la porta sul viso, -nel lato opposto al livido- mi accarezza la guancia, poi inclina la testa, si avvicina, a preme le sue labbra contro le mie. Ma prima che potessi approfondire il bacio, lui si allontana indietreggiando.
Lo guardo interdetta.
Prima ancora che il mio cervello si riempisse di domande, Drew parla:

«voglio mostrarti una cosa, Scarlett» mormora.
«voglio conoscere ogni parte di te, e voglio che tu conosca ogni parte di me. Niente più segreti.»

«si, niente più segreti.» preme un'ultima volta le sue labbra contro le mie per un bacio, e poi si volta dandomi le spalle, afferra con le mani il colletto della maglietta, alza le braccia e se la sfila via. Drew si è tolto la maglietta, mostrandomi il tatuaggio sulla schiena.
Deglutisco, la schiena di Drew è muscolosa. Ha le spalle larghe, e la vita più stretta.
Nella schiena, sotto la spalla sinistra, c'è il simbolo con l'onda. Ci passo le dita sopra, è grande quanto la mia mano.
Abbasso lo sguardo, la schiena è tagliata al centro da una grande cicatrice in diagonale. È larga quanto due delle mie dita.
La fisso con gli occhi lucidi, le lacrime quasi mi offuscano la vista. Ora ho capito perché non ha mai voluto mostrarmi il tatuaggio. Non voleva che vedessi questa cicatrice.
Ci passo delicatamente il dito sopra, avendo paura di farli male.
Tutt'intorno alla cicatrice ci sono tatuati dei fiori, che penso simboleggino la rinascita, la guarigione, da un'esperienza dolorosa e traumatica. Sembra aver trasformato qualcosa di orribile in un'opera d'arte.

«non ti ho mai spigato il motivo per cui mi spaventa il buio.» si volta verso di me, e avvolge le sue mani alle mie.
«ma penso che sia arrivato il momento.» mormora.

«d'accordo» quasi sussurro.

«anni fa ci fu un incidente. Era notte fonda, e con i miei genitori, e mio fratello, -Eddy- stavamo ritornando a casa. Era buio pesto, stavamo passando da una strada poco illuminata, e una macchina, guidata da un'uomo ubriaco marcio ci venne contro. Lui stava andando veloce, quindi colpendoci la nostra macchina si ribaltò un paio di volte.» si ferma, si morde nervosamente il labbro, e poi continua: «I miei genitori morirono sul colpo. Mio fratello rimase gravemente ferito, ed io me la sono scampata con solo una taglio superficiale nella schiena. Eddy... era ridotto in condizioni gravi, mentre io avevo solo un taglio. Non era giusto, lui aveva solo otto anni... perché non potevo essere io quello ferito gravemente?!» quasi urla con gli occhi lucidi.
«era tutto buio, non vedevo niente di niente, gridavo aiuto, ma nessuno riusciva a sentirmi.» ora capisco da cosa viene la sua paura del buio. Ora lo capisco.
«L'uomo ubriaco non si degnò nemmeno di chiamare un'ambulanza.
Riuscì a liberarmi, aiutai mio fratello prendendolo tra le mie braccia, nonostante non riuscissi nemmeno a camminare. Stavo provando un dolore allucinante, ma salvare mio fratello era l'unica cosa che mi importava.
Ricordo che mentre camminavo, Eddy mi sussurrò all'orecchio: "non mi piace più iron man, sei tu il mio eroe preferito".
Ricordo che quella frase mi strappò un sorriso, nonostante stessi trattenendo le lacrime per mostrami forte davanti a lui.
Poco dopo Eddy perse i sensi, ma fortunatamente riuscivo ancora a sentire il suo piccolo cuoricino battere. Era buio pesto, ma le luci della macchina dell'uomo lampeggiavano ancora. Così li presi il telefono, e chiamai un'ambulanza.
Arrivati in ospedale Eddy fu portato immediatamente in sala operatoria, e a me misero i punti nel taglio sopra la schiena.
Rimasi tutta la notte in ospedale ad aspettare mio fratello. Avevo il terrore, e più il tempo passava e più mi chiedevo con che notizia sarebbe arrivati i dottori.
Speravo con tutto il cuore, che sarebbero usciti dalla sala sorridendo, invece, avevano la testa abbassata e le mani incrociate.
Mi sussurrarono: "siamo desolati, abbiamo fatto il possibile per salvarlo."
E un secondo dopo, mi crollò l'intero mondo addosso.» si ferma di parlare, mi stringe forte tra le sue braccia, e sprofonda il suo viso nel mio collo. Lo abbraccio a mia volta, sento le sue lacrime bagnarmi il collo.

«Drew...» balbetto stringendolo a mia volta.

«resta ferma così.» sussurra debolmente.
«non ti muovere.»

Li porto una mano tra i capelli, e una sulla sua schiena.
Sento i nostri respiri mischiarsi, il mio è stabile, il suo è affannato. Così li passo le dita lungo la schiena, tracciando delle linee, cercando in qualche modo di calmarlo. Respiro il suo profumo, e lui fa lo stesso.

«sai, Scarlett...» inizia a parlare.
«Eddy mi vedeva come l'eroe che l'ha salvato. Il suo eroe... ma non lo sono, non mi ci avvicino neanche. Perché se lo fossi stato veramente, sarei riuscito a trovare un qualsiasi modo per salvarli la vita, perché è questo che fanno gli eroi.
Invece no, è morto ingiustamente. Questo mondo è ingiusto, disgustoso, e atroce!» quasi urla alla fine con il viso bagnato dalle lacrime.
«non è giusto» sibila appoggiando la fronte contro la mia. Porto le mani sul suo viso, scacciando via la lacrime con il pollice.

«si, quel mondo era uno schifo. Ma noi, qui a Overcast, possiamo cambiare le cose. Creiamo un mondo che sia l'opposto di quello in cui vivevamo, creiamo un mondo in cui non regna l'ingiustizia.» sussurro contro le sue labbra.
«io ti ammiro, Drew. Tu sei il mio eroe, e sono sicura che anche Eddy continuerebbe a vederti così. Ho lottato, cercando di salvare mia madre. E tu hai lottato, salvando tuo fratello.
Non potevi cambiare le cose, i medici hanno fatto il possibile per riuscire a curarlo. Ma tu l'hai comunque salvato da quell'incidente.
Drew, gli eroi non vincono sempre, ma sono coloro che combattono ogni volta senza tirarsi mai indietro.»

𝘖𝘝𝘌𝘙𝘊𝘈𝘚𝘛  -ɢʟɪ ɪᴍᴘᴇʀꜰᴇᴛᴛɪ-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora