Scelte difficili

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Sophia, dopo la brutta mattinata decise, una volta che il sole prese ad andare dall'altra parte, di stendersi sul letto che conosceva benissimo. Non era cambiato nulla in quella stanza, il profumo era familiare e lei si sentiva a casa.

A proposito di casa, aveva dimenticato di avvisare suo padre che per il momento si trovava dai Dragoni.

Dopo aver deciso di lasciare Ares disse a suo padre che la storia era andata male e anche con Ren i rapporti si erano incrinati.

Non capiva se facesse finta di non capire o non capiva. Come mai lui non sapeva chi fossero veramente i Dragoni? All'apparenza erano grandi imprenditori ma conosceva molte persone in città e le sembrava molto strano che non gli fosse arrivata nessuna voce sugli illeciti della famiglia. Lei era un'adolescente poi cresciuta da poco tempo, però suo padre era un uomo adulto e navigato.

Riflettendoci adesso le sembrava tutto molto strano. Possibile che viveva in una bolla?

Come aveva fatto a non accorgersi che Ren avesse sofferto così tanto? Aveva subito un forte stress emotivo ed eppure non aveva dato cenno di cedimento nel confessarle l'ermafroditismo, a dirle che gestiva, con suo padre, impegni di malaffare.

Troppe domande in sospeso e voleva chiarimenti da tutti e due, ma era pronta?

Prese un respiro e poi uscì dalla stanza. Conosceva bene la camera di Ren, due porte dopo quella degli ospiti, in fondo al corridoio.

Una volta davanti, spinse sulla maniglia e si trovò una stanza completamente diversa. Adesso trovava posto il letto matrimoniale in luogo del singolo oltre al nuovo armadio bianco invece che celeste da adolescente. Troppi pomeriggi passati sulla scrivania in fondo alla stanza che invece era rimasta la stessa. Era sempre la prima ad accendere la lampada non appena calava il sole. Lo fece e il giallo caldo della lampadina le invase la mano. Una piccola cicatrice comparve sul dito indice e ricordò che fu proprio Ren a fargliela con un figlio di carta che per sbaglio la tagliò.

Lei era come quella cicatrice, marchiata a vita da un segno che le ricordava i bei tempi andati col suo migliore amico. Alzò lo sguardo sopra la foto appesa che ritraeva loro tre, come mai non l'aveva tolta?

Carezzò la foto con l'indice, le mancava tutto quello. L'affetto che riceveva da lui era incolmabile.

-Momento nostalgia?- disse alle sue spalle Ren.

-Scusa, non volevo spaventarti- vedendola sobbalzare.

-Tranquillo- lui lo era sempre da quando l'aveva rivisto, non era più il suo Ren.

-Perché sei qui?- chiese il ragazzo spegnendo la lampada sulla scrivania.

Lei non sapeva cosa dire, neanche lei ne capiva il motivo.

Ren si tolse la giacca e la sistemò sull'appendiabiti. Era blu come il resto del completo.

La camicia invece era grigia e in quel momento stava arrotolando le maniche sopra i gomiti lanciando i gemelli nella scatola dentro l'armadio nel primo cassetto.

-Avevo varie domande nella testa e forse entrando in questa stanza credevo di avere risposte- disse in fine Sophia.

-Le domande non si fanno alle stanze ma alle persone- in tono pacato come al solito sedendosi sul letto.

-Mio padre sa chi siete veramente?- chiese la prima delle varie domande che aveva nella testa.

Ren rise -E' tuo padre, non il mio- si distese leggermente e poggiò i gomiti sul materasso. La fissava con i suoi nuovi occhi potenti. Come era possibile che Ren fosse diventato così sicuro di sé e anche un pò distaccato.

Il dio guerriero e il lotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora