Non essere forte

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La fasciatura non c'era più e in realtà il sangue non era per scottatura ma si era tagliato sbattendo alla ringhiera del sotterraneo, sapeva che non avrebbe dovuto toglierla ma gli dava fastidio.

Di nuovo il tatuaggio col giglio era bello esposto e solo le dita erano rosse.

Sophia gli guardava i ricci bagnati e le gocce scendevano lungo il petto attraversando i tatuaggi. A cena il silenzio regnava sovrano. A quanto aveva capito, i Misalesi erano al corrente delle minacce che i Dragoni subivano e quindi lo scontro era stato evitato ma nulla era certo. La testa venne trasportata dall'agenzia di onoranze funebri nel loro laboratorio e la cosa fece star tranquilla Sophia che ancora aveva davanti gli occhi la palla di carta sporca e il suono del vetro rotto.

Quel vetro rotto gli ricordava Ares in questo momento. Volto accigliato e brusco, respirava profondamente.

-Voltati, devo vestirmi- le disse poggiando la mano sull'asciugamano bianco che era agganciato in vita. Il tono era brusco.

All'improvviso Ares aveva il senso del pudore? Si chiese Sophia.

-Non è nulla che non ho visto- commentò voltandosi.

-Non stiamo più insieme- infilandosi l'intimo -Non è più roba tua. Lo è stata-.

Vederlo in mutande la fece tornare al passato, quando all'inizio della loro relazione arrossiva nel vederlo nudo e avrebbe evitato, a meno che non si trattasse di fare l'amore. Lo trovava intimo vederlo senza nulla, come natura lo aveva disegnato.

Adesso invece, anche in quella situazione spiacevole, bramava di vederlo nudo. Ovviamente non lo dava a vedere e non era giusto nei confronti di Ares, aveva diritto alla sua privacy.

-Per questa sera dormo a terra, domani arriva un letto per me- spiegò

-Non dirai sul serio! È la camera tua e questa è casa tua. Io sono ospite, dormo io sul pavimento- disse indignata Sophia. Non voleva che Ares dormisse scomodo per lei.

-Non rompere! Non ti farei mai dormire sul pavimento e io non voglio dormire con una persona che non mi vuole accanto. Che mi schifa- prendendo il materassino da campeggio e un coperta per tenersi caldo.

-Non fare il bambino. Hai un king size e c'è posto per un'altra persona oltre a noi- lo voleva accanto, voleva sentirsi protetta e con lui vicino si sentiva protetta.

Era seduto sul pavimento con le gambe incrociate, l'intimo bianco metteva in risalto il suo contenuto. Nell'ultimo anno i tatuaggi erano aumentati, sull'addome comparve una mezza luna e vicino il fianco sinistro c'era l'uomo vitruviano.

-Sophia, lo capisci che mi fa male esserti accanto e non poterti accarezzare, baciarti- afflitto disse quello che pensava.

-Abbiamo un contratto, io devo proteggerti e tu farai le mie veci se necessario- allungandosi e tirando la coperta sul corpo -Punto-.

Ringraziò il fatto che il pavimento era riscaldato.

-Buonanotte- disse infine per poi, tramite comando vocale, spegnere le luci della stanza.

Sophia rimase al buio col pigiama, non poteva crederci. Ares manteneva le distanze da lei per proteggersi, lui che l'aveva fatta soffrire volontariamente.

-Ares, seriamente. Vieni a letto. Mettiamo dei cuscini, una tavola di legno, quello che vuoi ma vieni qui. Non riesco a dormire sapendoti a terra a causa mia- lo pregò.

-Sophia, sono abbastanza adulto da prendere decisioni e quello che voglio, è stare dove sono- con voce ferma.

Sophia vedeva la luce del telefono di Ares. Avrebbe voluto stendersi accanto a lui e essere spensierata come una volta. Calma e amata. Lo era ancora ma non voleva a quelle condizioni.

Il dio guerriero e il lotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora