Christian
Non sono uno che beve abitualmente, non è una cosa che fa per me, mi piace essere sempre vigile e padrone delle mie azioni, ma oggi avrei fatto di tutto per scacciare via dalla mia mente l'immagine di Nora e quello lì... il problema è che nemmeno tutto ciò che ho buttato giù mi ha aiutato.
Non so perché, ma nemmeno l'alcool caccia questo dolore e questo peso. Continuo ad alternare nel mio cervello le immagini di quando piangeva disperata per colpa mia alle immagini di lei che ride con qualcuno che non sono io. Dovrei essere felice per lei, dovrei essere grato che riesca ancora a ridere, avevo promesso a me stesso che la sua felicità avrebbe contato sempre più di tutto... ma la parte più egoista di me non riesce a rispettare tutto questo, sono geloso, anche se non ne ho nessun diritto. Senza aver bevuto ragionerei razionalmente, mi renderei conto della tossicità dei miei pensieri, ma così non c'è verso. Sono completamente accecato.
Posteggio la macchina nei parcheggi sotterranei del palazzo e scendo, stando attendo a non inciampare quando metto un piede fuori dall'auto. Alzare la gamba in queste condizioni non è proprio ottimale.
Sbuffo nervosamente quando il mio cellulare squilla ancora e decido di spegnerlo per non sentire più la maledetta vibrazione e quella pungente e fastidiosa suoneria. È tutta la sera che i miei amici mi chiamano, che vogliono sapere perché ho deciso di non presentarmi alla cena, che vogliono sapere dove sono, ma non ho risposto a nessuna delle loro telefonate e a nessuno dei loro messaggi. Non ho voglia di spiegare cosa sento dentro, non ho voglia di vedere i loro sguardi carichi di dispiacere e pietà per me che ho visto la donna che amo con un altro, al momento mi farebbero stare peggio le attenzioni e la pena.
Faccio per andare agli ascensori, ma mi blocco girando la testa. I miei occhi si posano sull'Audi su cui è salita Nora ore fa, la macchina del suo nuovo tipo, e io sento una fortissima rabbia mischiarsi al dolore più puro. Lui è qua, sono tornati a casa ed è qua con lei. Mi fa impazzire pensare che sia nell'appartamento in cui sono custoditi molti dei nostri ricordi. Inevitabilmente mi torna in mente l'attimo in cui mi sono accorto non avesse la cucina e l'ho invitata a cena a casa mia. La nostra prima cena insieme. Ero così agitato, avevo paura andasse tutto male, ma non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione, erano settimane che pensavo a lei, settimane che volevo conoscerla dopo il nostro primo incontro nell'androne del palazzo.
Sospiro pesantemente e vado verso gli ascensori, per fortuna le porte sono aperte, pertanto non devo aspettare prima di salirci e schiacciare il numero sul tastierino alfanumerico che mi porti a destinazione. Al piano inferiore al mio. Al piano di Nora.
Non so cosa sto facendo, non mi soffermo a pensare. I sentimenti negativi e l'alcool decidono per me. Probabilmente domani mi pentirò. Non ho nessun diritto di fare niente. Però non so evitarlo. Ho bisogno di parlarle. Ho bisogno di osservarla e vedere che non mi ha dimenticato davvero in così poco tempo. Ho bisogno di vedere che nei suoi occhi ci siamo ancora noi, noi che ci amiamo senza fine.
Ignoro la nausea e la testa che gira, maledicendo gli ultimi shottini che potevo -e dovevo- sicuramente evitare. Ero già andato prima di bere quelli, ma ho voluto evidentemente esagerare sperando di ottenere un qualche risultato, ottenere un millisecondo di pace mentale, ma così non è stato.
Le porte dell'ascensore si aprono, dopo che un suono stridulo mi avvisa di aver raggiunto il piano che ho richiesto, portandomi proprio davanti al portoncino di casa sua. Mi passo la mano in mezzo ai capelli e poi mi trascino fino al campanello, suonando subito dopo. Tanto sono andato che non ho nemmeno la forza di alzare i piedi, ma non ci penso, ora mi aspetta qualcosa più importante del mio tasso alcolemico.
Sento dei passi provenire da dentro e, qualche secondo dopo, la chiave che gira nella toppa e vedo la porta che si apre. Nora mi appare davanti, splendida come sempre, ma il suo sorriso si congela sulle sue labbra appena si rende conto che sono io. Sono ubriaco marcio, ma comunque riesco a vedere il suo cambio di espressione alla mia vista. Non mi vorrebbe chiaramente qui, e questo mi fa malissimo, ma ormai non posso scappare a gambe levate. Sono qua, devo portare a termine ciò che ho iniziato.
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Una nuova vita||Christian Pulisic
FanfictionNora è una ragazza semplice che si è appena trasferita a Milano per scappare dai suoi problemi, lasciarsi il passato alle spalle e iniziare una nuova vita da zero. Ha cominciato da poco la sua carriera come giornalista e ha avuto la fortuna di trova...