45. Incontro inaspettato

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Rido mentre Elia mi prende in giro mimando ancora una volta il momento in cui stavo per cadere sull'asfalto bagnato e mi sono aggrappata a un bambino sconosciuto per evitarlo. Lo so, è stato molto imbarazzante, in quel momento sarei voluta sparire, e cose del genere possono capitare solo a me che vivo perennemente con la testa tra le nuvole, ma ora non riesco a smettere di ridere al solo pensiero.

Io e il portiere abbiamo passato una bella serata. È venuto a sorpresa a prendermi a Milanello, dopo due settimane e mezzo che non ci vedevamo, e mi ha portato prima a fare una passeggiata sui Navigli e poi a cena fuori. Sono stata bene, e nonostante sia molto stanca per il lavoro, mi sono rilassata e ho staccato la mente in una maniera incredibile.

"Sì ma ora basta imitarmi, anche perché non ho fatto assolutamente quella faccia." lo riprendo fingendomi offesa, mentre entriamo nel palazzo del mio appartamento e ci fermiamo davanti all'ascensore in attesa che scenda.

"E che ne sai?" mi stuzzica "Tu mica ti sei vista. Hai spalancato la bocca spaventata quando stavi per cadere con il culo per terra. Ma la cosa più divertente è stata l'espressione del bambino che si è sentito tirare per il giubbotto all'improvviso." si lancia in una inverosimile imitazione della scena e io gli do un colpo al braccio, cercando di non scoppiare a ridere.

Faccio per rispondergli ma mi blocco quando le porte dell'ascensore si aprono davanti a noi, ma ancora prima che faccia un solo passo i miei occhi si posano su quelli di Christian... i nostri sguardi si incrociano e impigliano, e il mio stomaco si chiude in una morsa che quasi mi fa mancare il fiato.
Non capita mai che ci vediamo a casa, non ci incrociamo davvero mai, perciò non mi aspettavo ora di vederlo qua. Ero completamente disastrata dal pensiero di lui per una volta, da quel pensiero che insiste sempre per invadermi la mente e sconvolgere tutto, perciò ritrovarmelo davanti proprio ora è paragonabile a essersi scottata.

"Ciao..." saluta con voce bassa, guardando me in un primo momento e spostando lo sguardo alle mie spalle subito dopo, nello stesso attimo sento la mano di Elia posarsi sul mio fianco "stavo giusto uscendo, perciò l'ascensore è tutto vostro." mentre ci informa dei suoi programmi, come se dovesse per forza riempire questo silenzio quasi imbarazzante, i suoi occhi nocciola indugiano sulle dita del portiere che stringono la mia pelle, poi lo vedo deglutire e rialzare lo sguardo sul mio. Non è giusto, ma per un attimo sento che sto sbagliando, la sua espressione quasi ferita mi fa sentire in colpa per un semplice tocco di Elia su di me. "Buona serata."

Esce dall'ascensore, appena io mi sposto leggermente per lasciargli più spazio, ma non rispondo al saluto se non con un cenno del capo. Come bloccata, lo guardo e basta, lo guardo andare via e sparire dalla mia vista di fretta. Per qualche istante mi sembra così assurdo che, dopo ciò che abbiamo condiviso, si possano vivere momenti del genere... lui che mi saluta cordialmente prima di uscire mentre io passo la serata con il mio nuovo fidanzato. Siamo tornati a essere quasi due sconosciuti, due sconosciuti che tornano tali dopo essersi scambiati il cuore... quanto può essere sbagliato e innaturale tutto questo?

"Nora, saliamo?" la voce di Elia mi riporta alla realtà, mentre mi spinge dolcemente dentro l'ascensore, spostando la mano dal mio fianco alla base della mia schiena. Io mi lascio guidare da lui, perché momentaneamente il mio cervello ha smesso di dare ordini al mio corpo. Ma che diavolo mi prende? Forse perché è da un po' che non parlavo con lui, che eravamo faccia a faccia... visto che anche a lavoro capita raramente persino che ci vediamo, io cerco sempre di evitarlo... "Stai bene? Sembra che tu abbia visto un fantasma." è ancora una volta merito di Elia se torno con i piedi per terra, smettendo di pensare a come mai mi senta così sconvolta e agitata solo per aver incrociato Christian.

"Sto bene... non vorrei ti desse fastidio averlo incontrato." mento, cercando di portare l'attenzione lontano da me. Non voglio analizzare come mi sento a voce alta, so che quello che sento non è un sentimento che dovrei provare. "Insomma, so che ogni volta che c'è lui di mezzo ti innervosisci, non vorrei finire la serata a litigare con te solo perché lo abbiamo visto."

Una nuova vita||Christian PulisicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora