38. La sorpresa

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Saluto cordialmente la signora che esce dal negozio dopo aver pagato e poi sistemo le buste che sono cadute a terra mentre ne passavo una alla cliente.
Ormai è una settimana che lavoro in questo market, sono riuscita a ottenere il posto, e devo ammettere che va piuttosto bene. Ho solamente due colleghi, una donna di circa cinquant'anni e un ragazzo poco più grande di me, ed entrambi sono gentili, mi aiutano quando non so come fare qualcosa che ancora non ho imparato, e cosa più importante svolgono il loro lavoro senza tirarmi merda addosso come faceva Rosanna al giornale. E questo mi sta bene, almeno qua ho a che fare con delle persone normali e non psicopatiche.

Devo ammettere che in alcuni momenti, quando ho a che fare con clienti difficili, è un po' più dura stare qua, soprattutto sapendo di aver perso l'opportunità di continuare il lavoro dei miei sogni, ma poi torno in me e mi ripeto che devo essere grata per aver trovato un impiego che abbia uno stipendio umile e mi permetta di mantenermi, anche se per il momento -ovviamente visto che la prima mensilità arriverà tra tre settimane- mio padre e Valentina mi danno ancora una mano economica. Ma comunque non è da tutti trovare un altro posto così velocemente, sono molto fortunata.

"Scusi... ma il reparto frutta dove lo trovo? Mi sono perso mi sa, mi ha colpito la bellezza di una dipendente e non so più proseguire." Alzo la testa sentendo una voce maschile e familiare, e i miei occhi si posano su Elia che mi sta osservando con un'espressione dolce e divertita. "Sorpresa Nora."

Scoppio a ridere per le sue parole e per averlo davanti, non mi aspettavo di vederlo qua oggi. Negli ultimi giorni, dopo la nostra serata insieme a Torino, ci siamo sentiti in ogni momento della giornata, ha spesso scherzato sul venire a trovarmi dicendo che gli mancavo già, ma non pensavo che l'avrebbe fatto davvero.

Faccio il giro del bancone e mi avvicino a lui. "Che fai? Ci stai provando con me per caso? Non è carino disturbare chi sta lavorando." lo rimprovero fintamente, mentre lui posa una mano sul mio fianco e si inchina per lasciarmi un bacio sulla guancia.

"E se ti dicessi di sì, mi diresti che ci sto riuscendo?" me lo chiede con finta malizia, ridendo subito dopo e facendo ridere anche me.

"Forse." gli faccio un occhiolino scherzoso e poi gli do un colpetto sulla spalla "Non mi aspettavo di vederti! Non mi hai detto nulla."

"Sai, è questo il bello delle sorprese." mi deride scherzosamente "In squadra abbiamo due giorni liberi, perciò ho pensato che fosse carino approfittarne per venire a trovarti. Possiamo passare un po' di tempo insieme senza lo schermo del telefono a dividerci." è molto carino il suo gesto, perciò ignoro quella fastidiosa fitta che sento nel petto. "Ho chiesto alle tue amiche dove fosse il posto dove lavori ed eccomi qua."

Gli sorrido appena e poi, senza pensare, lo stringo in un abbraccio. Lui inizialmente sembra che non si aspettasse questo mio gesto, poi si rilassa e ricambia la stretta, posando la testa sopra la mia, visto che la tanta differenza d'altezza tra noi glielo permette.

"Sono felice che tu sia qua, Elia." sciogliamo l'abbraccio e ci scambiamo un piccolo sorriso "Tra venti minuti dovrei staccare, quindi tra poco possiamo andare e pesare un po' di tempo insieme."

Annuisce e infila le mani nelle tasche dei jeans, osservandomi, sembra quasi imbarazzato. "Ho prenotato in un ristorante carino... se non ti dispiace possiamo cenare lì. Sennò disdico e andiamo dove vuoi tu, non farti problemi." trovo dolce che cerchi di mettermi a mio agio e mostri questa premurosa nei miei confronti "Puoi dirmi quali erano i tuoi progetti, a me va bene qualunque cosa va bene a te."

"È okay, andiamo dove hai prenotato. Mi piace l'idea di fare qualcosa di diverso... ho passato a casa tutte le ultime sere. Se Luna e Bianca non fossero rimaste con me sarei morta di noia." l'idea di stare a casa sola non mi piace, quando succede penso troppo, e i ricordi che ho vissuto nel mio appartamento mi investono in pieno. Odio quando accade, non mi sento padrona dei miei stessi pensieri, è come se avessero vita propria e viaggiassero verso un luogo proibito. E il cuore mi fa male ogni volta che il passato torna a farmi visita... non è mai un bene. Non mi permetto di pensare ai mesi scorsi, non mi permetto di pensare a Christian, non ora che sto provando ad andare avanti.

Una nuova vita||Christian PulisicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora