Capitolo 51 - Scontri

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Joel

Tutta la notte, tutta la cazzo di notte che continui a rigirarti per il letto, in cerca di un punto vergine, neutro, che non sia stato toccato da nessuno. Lo sai bene cosa ti affligge, come sai bene di non poterne parlare con nessuno, men che meno con Martina.

Quel corpo affusolato e longilineo si stiracchia accanto a te, si allunga tendendo ogni fibra del suo essere, cercando un piccolo frammento di te. Il conforto che ti supplica, che elemosina, ti infastidisce.

Circonda il tuo collo teso e stringe le sue morse su di te, distruggendo ogni via di fuga.

Ed è lì che resti, mentre la donna aderisce completamente a te, solleticando il tuo petto con la morbida seta della sottoveste. Immobile, imperterrito, stoico nel tuo ruolo già designato, già accettato. E, con tutta la rassegnazione di cui sei capace, ti porti il braccio sinistro davanti al volto, nascondendo il tuo naso nell'incavo del gomito, nella speranza di estraniarti totalmente dalla massa informe di demoni che ti circondano, chiamano il tuo nome, affondano le loro unghie nella tua carne morbida.

Finalmente cadi in un buco nero, rifulgendo dai tuoi pensieri, abbracciando un totale di stato di semi coscienza che ti permette di riposare un po' le tue membra, offuscando quel dolore martellante che non ti abbandona da ore. Quando apri nuovamente gli occhi, il mattino ti sorprende con la sua irruenza e lasciandoti lievemente stordito. Ti scosti delicatamente dal corpo di Martina che sembra dormire profondamente e ti precipiti al piano terra.

Osservi prontamente le nervose camminate di Jeanine che consistono nella mera azione di portare i vestiti da una stanza all'altra e, quando il suo compito sembra essersi concluso, ti concentri sul tuo passo delicato per non venire scoperto. Arrivi alla stanza infondo, agguanti la giacca marrone e infili prepotentemente la mano nella tasca interna. Eccolo! La forma rettangolare è inconfondibile, la plastica scricchiola sotto le tue

mani. Tieni stretto a te il tuo tesoro e ti affacci in giardino.

E prima che possano sorgere nuovi elementi di disturbo, quel cilindro bianco è fra le tue labbra che sfrigola sotto il tizzone che arde.

Quell'odore che si sprigiona ristagna nella tua bocca, intorpidisce la tua lingua e, con un certo sollievo, ti conforta attraverso il rilascio di quella sostanza meravigliosa che è la nicotina.

Fai qualche passo verso l'esterno, lasci che i ciuffi d'erba ti solletichino la pianta dei piede, mentre la freschezza della rugiada accompagna i tuoi pensieri. Quel vortice oscuro circonda la tua testa confondendola, storpiandola, facendola vorticare su se stessa, quando l'unica cosa a cui riesci a pensare nitidamente sono le sue parole, quelle che sono uscite inconsapevoli dalla bocca di Amalia.

"la famosa lettera"...ma quale lettera?

Qualche ora dopo, sei già nel tuo vecchio appartamento impegnato a sistemare ogni più piccolo e insignificante dettaglio. Posizioni gli asciugamani puliti, ordini nell'armadio le camicie che giacevano abbandonate sul divano, controlli che il bagno sia in condizioni ottimali. Il tutto mentre la voragine dentro il tuo stomaco continua in la sua avanzata, aumentando esponenzialmente le sue dimensioni visto il fatto che non tocchi cibo dal giorno precedente.

Arriva l'ora fatidica, che risuona nel ticchettio dell'orologio bianco appeso in cucina e che ti fa attorcigliare lo stomaco, portando alla gola uno strano gusto acidulo.

Il suono del video citofono risuona acuto tra quelle pareti, facendoti sobbalzare per lo spavento. Ti accorgi delle tue mani che tremano quando le posizioni sulla scocca bianca e premi il tasto bianco su cui è stampato il simbolo della chiave. Con la testa sempre più confusa, apri il portoncino blindato, lasciando un minuscolo spiraglio di luce, così da facilitarle l'ingresso. I suoi passi incedono sugli scalini lucidi e si fanno sempre più vicini, con la stessa veemenza del tuo cuore.

Le Ragioni Del Cuore [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora