Capitolo 41 - Addio o arrivederci?

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~Ciò che merita di essere posseduto, merita anche un grande lavoro~

P.Pullmann

Joel

Una nottata a passeggiare per Firenze. Per una nottata intera, mentre la città esplodeva nei festeggiamenti del patrono, avevi passato ore e ore immerso nei tuoi pensieri, divorato dai tuoi demoni.

I tuoi demoni, quelli che per un po' eri riuscito ad ignorare almeno finché Amalia ti aveva tenuto la mano, erano tornati prepotentemente appena il tuo sogno d'amore era finito di nuovo.

La folla di persone, si infrange su di te, tirandoti spallate e scansandoti all'ultimo minuto, ti infastidisce. Il tono così elevato delle chiacchere, delle urla, perfora i tuoi timpani che invocano pietà e anelano un briciolo di silenzio che sembra non arrivare.

Piano piano, mentre i tuoi piedi incedono con regolarità uno dopo l'altro, percependo le mattonelle sconnesse sotto le suola delle tue scarpe, le ore passano veloci davanti ai tuoi occhi. Le luci dei negozi iniziano a spegnersi, le persone iniziano a dileguarsi, l'aria si fa più pungente, più fresca.

La notte silenziosa arriva a abbracciarti, lasciando dietro di sé una scia di pace che si posa su ciò che ti circonda, cristallizzando il tempo. Ad un tratto alzi la testa e ti ritrovi a osservare incantato la facciata di Santa Maria Novella illuminata dai faretti chiari che risaltano il suo colore candido.

Getti un'occhiata lenta alla piazzetta davanti alla chiesa, cogliendo la bellezza delle nuove mattonelle e delle mediocri aiuole tagliate in forma geometrica.

Ti fermi sulla prima panchina che trovi, ti siedi comodamente stendendo le gambe che iniziano a dolerti, culminando in acute stilettate improvvise. Nel momento in cui ti accomodi, dai jeans esce meccanicamente una parte del cellulare che vibra senza sosta. La chiamata di Davide lampeggia sullo schermo insieme ad altre dieci e, solo per farlo calmare, ti decidi a rispondere.

«Dimmi dove sei.»

Fai un bel respiro e ti convinci a parlare, del resto, tenere il muso a tutti non può essere una soluzione.

«In una panchina davanti a Santa Maria Novella. Perché? Sai tutto?»

«Amalia mi ha chiamato ore fa. Aspettami, arrivo subito.»

Prima che riattacchi senti l'inconfondibile suono delle frecce dell'auto che si attivano e deduci che sia in giro a cercarti. Potresti opporti, farti cercare, giocare al solito gioco, ma non risolverebbe niente, non adesso che tutto è perduto. E stranamente, fermo su quella panchina, proprio mentre la rassegnazione resta seduta accanto a te come una fedele compagna, abbassi le tue spalle e accetti il tuo destino.

Ti accendi l'ultima sigaretta, accartocci il pacchetto vuoto posandolo sul cemento accanto a te e guardi in su, osservando le stelle. Resti lì a contemplare la volta celeste per un tempo indefinito, scorgendo ogni diversa sfumatura di luminosità di ogni puntino, finché non senti qualcuno sedersi accanto a te.

«Facciamo come Dante?»

«"E uscimmo a riveder le stelle!" Effettivamente sono belle!»

«A te queste cose sono sempre piaciute.»

«Le stelle?»

«Anche Dante.»

Scoppi a ridere seguito a ruota da tuo fratello che, notata la tua leggerezza d'animo, ti posa una mano sulla spalla con fare affettuoso.

«Come stai?»

«Te l'ha detto?»

Annuisce serio, continuando ad osservare ogni sfumatura del tuo volto.

Le Ragioni Del Cuore [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora