1.CICLAMINI

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– E lei che gli ha risposto?

– Che per quel che le interessava poteva benissimo fare le valigie e andarsene – rispose Alessia. – Oh, guarda che bel ciclamino.

Lui seguì la direzione del suo sguardo. In effetti sì, era davvero un bel ciclamino, piantato in un vasetto fucsia e posato sul davanzale di una finestra al pian terreno di una casa, nel mezzo del paese che stavano attraversando a piedi. La finestra era chiusa, ma le imposte color verde scuro aperte, e le tendine bianche accostate. La casa era a tre piani, e stava stretta in un abbraccio con un'altra casetta quasi uguale, attaccata alla sua parete di sinistra. Anche quella ne abbracciava un'altra, che era unita a un'altra ancora, e ancora, e ancora, a creare il percorso di una via che a venti metri di distanza piegava verso sinistra, uscendo dalla loro vista.

– Il castello deve essere laggiù – disse lui, indicando la strada. Da lì riusciva a vedere un palo della luce ritto all'angolo di un giardino recintato, e attaccato al palo un segnale di legno con sopra scritto qualcosa.

– Dovremmo comprarne uno anche noi – rispose Alessia.

– Di che?

– Di ciclamino. O no?

Lui fece qualche passo verso la finestra e guardò la piantina con ancora più attenzione. Contò tre, sei, otto fiori. Era davvero carina, messa lì a prendere il sole di quella mattina di inizio estate. Le foglie con lo stelo più lungo, di un bel verde carico in alto, striato di viola nella parte inferiore, dondolavano appena, mosse da quel po' di brezza che c'era. I fiori sbocciati di fresco sembravano ragazzine occupate a chiacchierare, e si inclinavano gli uni verso gli altri come per sussurrarsi all'orecchio le ultime novità.

– Ma ce l'abbiamo già un ciclamino – le rispose. Glielo avevano regalato all'inaugurazione di un centro commerciale. Ci era capitato davanti in auto proprio il giorno dell'apertura, e visto che era lì aveva deciso di farsi un giro. La gente affollava i corridoi, le merci erano perfettamente ordinate, non mancava nulla, c'era anche una fila di scaffali con dei libri in offerta. Poi, prima dell'uscita, davanti alle porte automatiche che davano sul parcheggio, una giovane donna con la camicetta bianca e un grande sorriso gli si era avvicinata e lo aveva informato che c'era un ciclamino in dono per i primi clienti. Non era obbligatorio, certo; ma l'espressione della ragazza sembrava dire: "chi mai direbbe di no a un ciclamino?"

In quel periodo lui e Alessia erano lontani, e si sentivano soltanto per telefono. Erano stati mesi difficili, che per fortuna erano passati. Mi hanno regalato un fiore, le aveva detto lui alla chiamata della sera. Un ciclamino.

Che bello, aveva risposto lei. Dopo mandami una foto.

Era andata davvero così? Non lo ricordava perfettamente, ma non pensava di aver sbagliato di molto. Anzi, pensandoci bene la foto doveva avergliela spedita subito, prima ancora che lei la chiedesse, forse prima ancora di sentirla, come faceva sempre quando tornava a casa. Ora il ciclamino faceva bella mostra di sé nella loro camera da letto: forse era arrivata l'ora di cambiargli il vaso. Bisognava informarsi bene. Gli pareva di aver sentito che si faceva proprio all'inizio dell'estate.

Lei fece spallucce. – Lo so che ce l'abbiamo – disse. – Ma che c'entra? Non sta scritto da nessuna parte che bisogna avere un ciclamino solo. Conosco gente che ne ha anche tre. O quattro.

– O dieci – rispose lui, sorridendo.

– Se uno ne vuole dieci, perché no? – Alessia si avvicinò alla pianta, allungò un braccio e fece per sfiorare un fiore, ma all'ultimo istante si fermò. Aveva belle mani con le unghie curate, e - casualmente, ma forse non troppo - di un colore molto simile a quello dei fiori. Anche la sua maglietta rosa si intonava alla scena. E lì, in quella piccola via di quel piccolo paese deserto, in quel pomeriggio pacifico passato insieme, l'incontro di quei colori era davvero piacevole e rilassante.

QUARANTASEIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora