C'erano una volta un principe e una principessa di estrazione medio-borghese.
A volte nella vita le cose riescono subito bene, e per loro andò così: non dovettero superare prove, affrontare draghi, maledizioni o mostri. Semplicemente si conobbero, si piacquero, si scambiarono il numero di telefono, iniziarono a mandarsi messaggi, poi a telefonarsi, poi si videro, tornarono a vedersi, si baciarono, si fidanzarono e decisero di andare a vivere insieme.
Siccome le loro nobili famiglie col passare dei secoli erano decadute (a causa di investimenti sbagliati, del vizio del gioco, di debiti contratti troppo alla leggera, di scarso fiuto per gli affari e anche per il semplice scorrere del tempo, che porta via ogni cosa), principe e principessa si erano adattati a trovare un lavoro. Ma lui non arrivava a più di mille euro al mese di stipendio, e lei lavorava solo part-time. Per cui, quando venne il momento di scegliere una casa, decisero di andare ad abitare nel vecchio castello della nonna di lui, che era antico, spoglio, spartano e bisognoso di restauri, ma spazioso. Non avevano riscaldamento, ecco, ma un sacco di camere da letto. Aveva un bagno solo, per dire, ma grandi cantine e una soffitta. Lei però trovò un impiego migliore, e le cose iniziarono ad andare un pelo meglio. Ma c'era sempre qualcosa da fare, e sempre poco tempo per farlo. Oltretutto, lei lavorava in una fabbrica lontana, che raggiungeva in autobus, e lui come portiere di notte. Lei usciva di casa alle sei e trenta e tornava alle venti e trenta, traffico permettendo. Lui usciva di casa alle venti e rientrava alle sette di mattina. Quindi non si incrociavano quasi mai, se non quando uno dei due aveva il giorno libero. In più lui russava, e tanto. Per quello, e per altri motivi di logistica, decisero quindi che avrebbero dormito in camere separate quando dovevano lavorare, in modo da non darsi fastidio. A volte, quando riuscivano a vedersi lungo i corridoi della loro antica dimora, scambiavano qualche parola prima che uno dei due andasse a dormire, o l'altro andasse al lavoro. Si dividevano i compiti, e mandavano avanti il maniero un po' per uno, aggiustando o mettendo toppe lì dove ce n'era più bisogno.
Successe però che la madre di lei si ammalò e lei dovette andare ad assisterla, e che lui trovasse un lavoro migliore in un paese un po' più lontano. Successe che lei dovette fare dei corsi di aggiornamento che si svolgevano nei fine settimana in un regno vicino, e lui riprese a uscire con certi conti e marchesi coi quali andava a giocare alla pallacorda. Successe che lei si iscrisse a un club del libro, successe che cambiarono gli orari degli autobus, successe che lei – siccome soffriva il freddo – decise di andare a dormire nelle camere del primo piano, e lui – siccome soffriva il caldo – in quelle del secondo, dove poteva tenere le finestre aperte. Successe che tante cose arrivarono a distrarli, insomma, e li distraevano quasi continuamente. Li distrassero al punto che gli anni iniziarono a passare, loro smisero del tutto di frequentarsi e poi di vedersi; e alla fine, un po' per caso e un po' per destino, ognuno dei due si dimenticò dell'esistenza dell'altro.
C'erano, è vero, di tanto in tanto, degli indizi che li rendevano sospettosi. Chi era stato, per esempio, a fare un letto che uno dei due aveva lasciato disfatto, chi era che aveva aggiunto del cibo in frigo, oppure lo aveva mangiato? Chi aveva pulito il bagno, chi aveva fatto la doccia, che aveva aperto la finestra che era chiusa, chi aveva cambiato le coperte? Ognuno dei due si chiedeva: l'ho fatto io e non me lo ricordo? Ma andavano sempre così di fretta che non avevano neppure il tempo di pensarci su. Meglio così, dicevano. Lo avrò fatto e me lo sarò scordato. Normale: con tutto lo stress del lavoro! E così la loro vita proseguiva, frenetica come sempre, piena di impegni, piena di impicci, di cose da fare e da vedere, di scadenze da rispettare, corse da fare, situazioni da sistemare, problemi da risolvere. A volte, nei rari casi in cui si fermavano al castello perché a riposo, o privi di altri impegni o situazioni da sistemare, accadeva che si vedessero da lontano, magari mentre uno si incamminava lungo il viale alberato che portava alla strada principale, e l'altra era affacciata a uno dei terrazzi a fumare una sigaretta. Lui pensava: è una serva; e lei: è uno stalliere. E si stupivano, perché pensavano che in quel castello non ci fosse più servitù da tanto, e nello stesso tempo si trovavano gradevoli, apprezzavano il passo svelto di uno o la figura proporzionata dell'altra; ma erano sempre così lontani, e andavano così di fretta, che non avevano il modo di riconoscersi.
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QUARANTASEI
RomanceHORROR! AMORE! MOSTRI! ROMANCE! Nel 2020 io e la mia compagna (Ale♥️) abbiamo passato molti mesi lontani l'uno dall'altra: ci tenevano separati una pandemia, il lavoro, tre ore di viaggio e il nostro passato. Per andare a lavorare io (Cris♠️) guida...