14. COSI' PERFETTO

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Mi sono innamorata di lui non appena l'ho visto.

Ti sembra strano? Non mi credi?

Aspetta.

È sera, siamo in questo vecchio locale che ha riaperto da poco. Ci siamo io, la Priscilla, Eva, Tonia e Marta, più tre ragazzi che non conosciamo. Li abbiamo trovati lì, si sono avvicinati con una scusa, ci hanno offerto da bere, in pratica non siamo più riuscite a toglierceli di dosso. Uno si è appiccicato a Pris, uno a Tonia e uno a me. La Eva e la Marta, come succede quasi sempre, sono rimaste da una parte, scartate dopo un solo sguardo.

Il tipo che è capitato a me non so nemmeno come si chiama. A dire il vero ha provato a dirmelo, ma qui c'è un casino che non si riesce a parlare, e quando mi ha strillato vicino alla faccia aveva un fiato così schifoso che ho fatto finta di avere capito per non doverlo sentire più. Comunque non è brutto. Balliamo un po' insieme, allunga le mani sui miei fianchi, io ogni volta gliele prendo e gliele tolgo. Magari alla decima volta lo capirà che non deve fare il cretino.

Poi però vedo lui. È così bello che per un attimo mi dimentico che sto ballando, e il tizio alitoso mi viene addosso e mi pesta un piede. Lo spingo via, forte. Lui ci resta male, protesta, ma io lo mando a quel paese. Cerco con lo sguardo quel ragazzo, ma è sparito. Mi guardo intorno, ma niente. Allora esco dalla pista e inizio a girare per i bordi della sala. Le ragazze se ne accorgono, mi guardano, ridono. Mi prendono in giro, ne sono sicura. Lo avresti fatto anche tu se fossi stata lì.

Comunque a me non interessa. Il tizio con il fiato che sa di topo lo lascio a loro.

Quell'altro però non lo vedo più.

Vado verso i bagni: davanti a quello delle ragazze c'è un gran fila. Mi dico che è meglio così, mi da una scusa per stare ferma a guardare. Intanto tiro fuori il telefono, mi specchio, cerco di sistemarmi un po' il trucco.

Poi lo vedo.

È in fondo alla sala, appoggiato al parapetto della scala sopra alla cabina del DJ, quella che porta ai tavolini del piano di sopra, quelli sempre riservati. Mi guarda e sorride, sembra avere già capito tutto. Ha lunghi capelli neri legati in una coda di cavallo, un giubbotto di pelle, una maglietta bianca immacolata, jeans e stivali. Sembra uscito da un film americano degli anni '50. Anche i suoi occhi, per quello che riesco a capire, sono neri, e mi guardano fissa. Le labbra sono rosse come il fuoco. La sua pelle è pallidissima, ha gli zigomi alti e il viso sottile.

Lascio la fila per il bagno e vado dritta verso di lui. Faccio le scale con i tacchi e rischio pure di cadere. Ma quando arrivo in cima lui non c'è più.

Sparito. Volatilizzato.

Rimango lì come una cretina. Ma che fa? Vuole giocare con me? Non ha capito che lo amo già? Vado al parapetto, più meno dove stava lui prima, e guardo di sotto. Lo vedo in mezzo alla sala, immobile tra la gente che balla, la testa alzata verso di me.

Capisco subito: è un invito, diretto proprio a me. Vuole che lo insegua, vuole vedere quanto lo amo, cosa sono disposta a fare per lui. E io sono disposta a tutto, anche a morire per quegli occhi così belli e per quel sorriso un po' imbronciato.

Il cuore mi batte forte mentre scendo di nuovo la scala. Intanto cerco di tenergli gli occhi addosso, di non perderlo di vista. Spingo via la gente che mi cammina davanti, che si mette tra me e lui. A un certo punto la Marta mi vede e viene a parlarmi, ma io spingo via anche lei. Scusa Marta, ma che mi importa di te adesso? Non senti come mi batte forte il cuore? Io credo che non abbia mai battuto così per nessuno.

Raggiungo il centro della pista; e lui è lì, capisci? Non se n'è andato, non è scomparso, stavolta è rimasto. E mi guarda con quegli occhi, quel sorriso. Tiene le mani infilate a metà nelle tasche dei jeans e la testa lievemente piegata di lato, come a fare una domanda. Ma non ha bisogno di parlare, io la risposta la so già: mi faccio avanti e lascio che mi prenda tra le braccia.

QUARANTASEIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora