20.HEXAKOSIOIHEXEKONTAHEXAFOBIA

18 3 1
                                    

Busso, dico. Busso!

E batto cinque colpi sulla porta.

Toctoctoctoctoc!

Pausa, cinque, pausa.

Così si fa.

Non è per farle fretta, no. Non è per la paura (o non del tutto). È solo che stasera, proprio oggi, qui da sola non ci resto. È meglio aver qualcuno intorno, qualcuno che mi guardi, un protettore. Per quanto poco conti, per quanto sia scortese, bussare adesso è meglio, sì-sì-sì, che rimanere fuori ad aspettare. Restare qui a temere (brrr!) le cose che si muovono se cala giù la notte.

È la mia malattia: non posso farci niente. Mi blocco, mi ossessiono, parlo strana. Lo proverò a spiegare: Disturbo nello spettro dell'autismo, mi hanno detto. Ansia e stress, difficoltà, "problemi a". Ma lei, la mia vicina, lei conosce la mia storia. Ma lei, la mia vicina, sta arrivando. Io lo so.

Ma se non c'è nessuno?, penso. Se poi non c'è nessuno cosa faccio?

Ma mi rispondo: aspetta, dai aspetta. Lo sai, ci mette tempo. Dalla cucina a qui è un giro lungo, per una come lei. E se poi invece è in camera da letto...

E allora io l'aspetto, aspetto zitta, in gran silenzio. Allungo anche l'orecchio ad ascoltare, allungo il collo: se sento dei rumori, se sento qualche passo, se sento strascicare quel bastone, è tutto a posto. Intanto la finestra del palazzo, sulle scale: è lì che sto guardando. Da lì si vede il sole, il sole che consola, il sole grande amico...

Ma resta molto poco. Il tempo sta finendo. È in basso, il sole è in basso, rimane appeso appena sopra i fili della luce, sta già per tramontare, è rosso di colore. Sta per lasciar lo spazio al buio, e a tutte quelle cose che risorgono, risorgono di notte.

Ogni notte? Non so, credo di no. Questa notte? Oh, sì, certamente sì. QUESTA NOTTE, tra tutte le notti del mondo.

Un brivido.

Busso, penso. Busso! E busso ancora.

Toctoctoctoctoc!

Ho l'ansia appesa al viso, e solo diciott'anni. Avanti, avanti, avanti, prego. Mi allungo sulle punte, ho il naso sulla porta, si torcono le dita, aspetto ancora un poco. Intanto mi ripasso il mio discorso, la giustificazione, la fifa del momento, il perché sono qui. Hexa... Hexak... Hexakosioihex... in greco suona meglio, è poco ma sicuro. Ma almeno dirlo bene! Non so se dirlo a pezzi può bastare, se suona convincente, se sembro invece solo una cretina.

Bussare ancora? No, lasciamo tempo. Ne sono già sicura, lei sta per arrivare. È un tonfo, quello? È un passo? Mi pare anzi si senta già la voce, di certo sta chiamando, mi dice che ora arriva. Mi ha riconosciuta, lo sa che sono io, lo sa che sto cercando aiuto, e corre corre corre, a tendermi la mano, a mettermi al sicuro. Mi sento già tranquilla, è solo poco tempo, il tempo per mia madre di tornare. Lo capirà di certo, non è la prima volta. Lo capirà per prima. La mia vicina è brava. Se cerco sempre lei c'è la ragione.

Ma...

Se devo dire il vero, a dire proprio il vero, ma PROPRIO-PROPRIO il vero... è stato un grosso libro a spaventarmi. Un libro nero. A darmi questa fissa. Il sei-sei-sei, il diavolo, il segno del demonio. "Si leva dalla tomba... nel giorno destinato!" E oggi è il sei di Giugno, dell'anno zero-sei. Duemilasei, duemila, che è "D" come "DEMONIO". E allora...

Non è per farle fretta, alla vicina. Non è per la paura, non è superstizione, ma sola non ci resto proprio ora, non ci resto, ora che so. Il giorno del demonio sta arrivando, sta arrivando, e se non faccio presto, so che soccomberò veloce, so già che mor... Ma non ci penso, no.

La scala del palazzo sa di buono. È oggi che han pulito? Ci penso e mi distraggo, mi sforzo di provare. Ma lei quanto ci mette? Il sole sta calando, le strade sono nere, si accendono i lampioni, la notte già rimbomba. Se c'è una notte orribile, qual è meglio di questa? Di certo cose ignobili si muovono dai tumuli, risorgono gli spettri, non lo so, i morti offesi, demòni senza pace, cacciatori, le creature, ed altre cose morte troppo presto. Creature rancorose, cattive e senza cuore. Si danno appuntamento, chissà se è il giorno giusto, chissà se è proprio oggi che si allineano i pianeti. Chissà cosa mi aspetta se rimango ancora a lungo qui di fuori. Il libro me lo ha detto, il libro ha suggerito.

Click-clak: la serratura!

La porta! Si sta aprendo!

Respiro, sì, respiro di sollievo!

E chiudo gli occhi e recito, senza guardare recito, tutto d'un fiato recito: mi scusi, scusi, scusi! Ho una patologia, lo ha detto anche il dottore, ma NON è quella solita, ha un nome in greco antico, un nome un po' difficile, che suona pressappoco: Hexakosioihexekontahexafobia. È il panico di un numero, del marchio della Bestia. È il panico se vedo, o leggo SEI SEI SEI (666).

E oggi è il sei di Giugno e io ho timore. La mamma torna subito, il turno è già finito, sì, lo so. Ma io, ecco, volevo... volevo solo chiedere soccorso, un attimo di pace, restare a casa sua fin quando mamma...

Ma quando tiro il fiato dal discorso, aprendo un poco gli occhi per guardare, davanti a me non vedo la vicina... ma un ragazzo. Si appoggia alla sua porta, è lui che ora l'ha aperta, e mi sorride. Mi pare sia il nipote. Capelli spettinati e molto alto.

Dice: ripeti cos'hai detto? Non ci ho capito niente. Cos'è quel nome greco?

Ma io l'ho già scordato.

Come ti chiami, chiedo. Io sono Flora.

Risponde: Sesto. È il nome del bisnonno.

E... beh, che coincidenza. Che TERRORE. E qui dovrei scappare, no? Sarebbe da pensare che è una trappola, di Satana, un tranello. Sarebbe da filarsela di fretta.

Ma basta un solo sguardo, un solo sguardo a lui, occhi negli occhi, ed è finita.

Mi dice: vuoi entrare? La nonna arriva subito.

Accetto volentieri, sì.

E che volevo dire?

Non so, dimenticato.

Ma forse... forse no: mi sa che ho ricordato.

E sai, Sesto, tesoro... tu non mi capirai, ma è proprio buffo, amore.

Perché dicevan tutti: "la bimba parla strana, è senza cuore!".

Ma io parlavo in versi, vivevo la mia vita in versi, ora lo so.

Non l'ho capito prima... perché mancavi tu, che sei la rima. 

FINE

❤️♠️❤️♠️❤️♠️❤️♠️❤️

NOTE

La hexakosioihexekontahexafobia (dal greco antico ἑξακόσιοι (600), ἑξήκοντα (60), e ἕξ (6) -letteralmente: "paura del numero seicentosessantasei") è la paura persistente, eccessiva ed anomala del numero 666, che secondo la tradizione cristiana simboleggia Satana. Chi soffre di questa fobia, sperimenta ansia, stress, forte paura sino al terrore, alla visione di questo numero. non ho idea se ci sia qualcuno al mondo che ne soffra, ma è una fobia abbastanza interessante da scriverci sopra qualcosa. In questo caso però, invece che demoni e mostri vari ci ho associato un po' di sperimentazione a livello - più che altro - di linguaggio. Lungi da me tentare di descrivere in modo rigoroso, realistico o con cognizione di causa una patologia a volte invalidante come un disturbo dello spettro autistico. La mia protagonista va presa dunque "cum grano salis", come dicevano i latini. Posso solo dire che tra le tante è una di quelle che mi sta più simpatica. 


QUARANTASEIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora