23. IL MAGO SAUL

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Il mago Saul riceveva il martedì, il giovedì e il sabato pomeriggio su appuntamento. Ignazio Lellis telefonò e chiese di poter venire il sabato, perché era l'unico giorno in cui non lavorava. Era, Ignazio Lellis, un uomo sui trent'anni dall'aria dimessa, stempiato e dal naso a becco, magro e infagottato dentro un abito di due taglie più largo. Si sedette, a disagio, sulla poltrona sistemata di fronte alla scrivania del mano Saul, che aspettava circondato dal fumo dei suoi incensi, e di tanto in tanto si asciugava la fronte umida con un fazzoletto di cotone con le iniziali ricamate in blu.

- Dimmi tutto, fratello, confessati – disse il mago.

- Io... ho un problema con un fantasma – disse il Lellis. – Abito in un vecchio appartamento, in un palazzo antico, sedici piani. Non è molto ben messo, ma per uno come me è più che sufficiente, e poi è vicino al posto in cui lavoro.

- Quante camere ha? – chiese il mago, che da un po' di tempo meditava di cambiare casa.

- Tre. E due bagni.

- Niente male. È in affitto?

- Sì.

- E che lei sappia i padroni hanno intenzione di vendere, prima o poi?

Ignazio Lellis alzò le spalle. - Non ne ho idea. Abitano in Francia, io non li ho mai visti. Ho fatto tutto tramite un'agenzia.

Il mago fece una smorfia. - Mh – commentò. - Torniamo al suo problema. Mi diceva, di questo fantasma?

- È lo spirito di una donna, ed ha iniziato a comparire un mese dopo che mi sono trasferito lì. Quindi ci convivo da più di vent'anni. È una donna giovane, sui trent'anni, dai lunghissimi capelli neri che le piovono sul viso, pallida e triste, vestita con una lunga sottoveste bianca. Di solito viene di notte. Fa scricchiolare i pavimenti e si mette in agguato dietro le porte, cerca di sorprendermi quando passo, e urla con voce agghiacciante per spaventarmi. Ho rischiato più di una volta di morire d'infarto, sa? In più fa cadere i soprammobili, ballare i lampadari, crollare i quadri, apre i cassetti dei mobili, rompe gli specchi, spaventa le persone che mi vengono a trovare... Insomma, io non sono esperto di spiriti o possessioni o come si chiamano, ma credo faccia tutto quello che uno spettro dovrebbe fare di solito. Voglio dire, quello che ci si aspetta da una creatura come quella.

Il mago Saul incrociò le dita davanti al viso. - Capisco, capisco. Quindi lei se ne vuole liberare.

Ignazio Lellis sembrò enormemente stupito. Quasi offeso. - Ma no! - sbottò. - Per niente! Non mi ha fatto finire la storia!

- Beh, allora vada avanti.

- Da un po' di tempo la ragazza... ha smesso di fare le sue cose. Non prova più a spaventarmi, non fa più cadere le cose, niente di niente. Se ne sta in disparte a guardare le pareti e a piangere nelle zone buie dell'appartamento, o sotto i letti o dentro gli armadi; e se io vado a cercarla subito scompare.

Ora toccò al mago mostrarsi stupito. - Non capisco: quindi lei che cosa vuole, esattamente?

Ignazio Lellis arrossì. - Io... credo di averle fatto qualcosa. Credo che lei sia offesa con me per qualche motivo, e non me lo voglia dire. Ma io non riesco a capire perché, che cosa le ho fatto. Quindi ho pensato che lei, magari, essendo mago...

Il mago Saul spalancò le palpebre. - Ma... si rende conto di cosa mi sta chiedendo? Lei ha uno spettro che la tormenta, e nel momento in cui quello smette, se ne dispiace?

L'ometto alzò le spalle. - Sa, da quando è morta mia madre io non ho molte cose da fare. Non ho molti amici, anzi pochi, anzi pochissimi. E anche al lavoro non è che...

- Capito, capito - tagliò corto il mago. Poi si mise a riflettere aggrottando le folte sopracciglia. – Le costerà tanto, l'avverto! - disse infine.

L'ometto sembrò rincuorato. - Non mi importa - disse. - Mi basta solo che lei torni felice.

QUARANTASEIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora