7. That girl is a lot of trouble

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Johnny raggiunse la base che il sole stava sorgendo. La luce pallida e rosata si frantumava sui tetti grigi degli hangar in un riverbero che feriva gli occhi.

Si concesse il lusso di una doccia bollente prima che i bagni diventassero troppo affollati anche solo per poter pensare. Lasciò che il getto caldo ammorbidisse i muscoli ancora doloranti, i lividi che si andavano schiarendo, curando che l'acqua non bagnasse i punti freschi della ferita al bicipite.

Il fatto che fosse stata lei a ricucire quella ferita gli sembrò qualcosa di un'intimità che non riusciva a spiegare a parole. Quasi quella presenza nella sua vita si fosse d'improvviso impressa anche sulla sua pelle, dentro la carne, così a fondo da fargli male.

Per quanto provasse a ricordare, Soap non si era mai sentito così. Certo, aveva amato, o aveva creduto di averlo fatto almeno. Gli era capitato spesso di giurare amore a una donna mentre era dentro di lei o di sperticarsi in confessioni sdolcinate e un po' sfacciate. Era sempre stato un inguaribile romantico.

Questa volta, però, sembrava diverso, si sentiva diverso.

Era impacciato, invischiato, quando la dottoressa era nei paraggi, come se una parte di quel Soap MacTavish su cui aveva sempre contato si quietasse, facesse un passo indietro per restare sul campo di battaglia.

Per questo aveva tenuto a freno la lingua, per quanto aveva potuto. Non le aveva confessato nulla, niente di ciò che avrebbe voluto davvero, perché aveva paura di rovinare tutto.

Quel qualcosa che in lei non riusciva ad afferrare, Johnny sentiva che avrebbe segnato un confine fra loro, un punto di non ritorno.

Sarebbe stato più facile passare oltre, concedersi a qualcuno di meno complicato, più sentimentalmente disponibile, per così dire. Lo sapeva e se lo ricordò ancora, mentre, davanti allo specchio appannato, controllava se la barba non fosse troppo lunga o se il mohawk fosse ancora rasato a dovere.

Lasciò andare un mugugno roco, massaggiandosi il viso umido contro il palmo aperto, perché le piastrine scottavano ancora sul suo petto da quando la ragazza le aveva toccate.

Analizzò quel pensiero e capì di essere fottuto.

Era innamorato di lei.

In attesa del briefing, preparò il bagaglio, radunò meticolosamente tutto il suo equipaggiamento, testò la radio e indossò gli auricolari, pulì e caricò le sue armi, indossò le fondine, i guanti e il gilet da combattimento e vi infilò con cura il taccuino.

L'area intorno all'hangar principale era deserta. Johnny colse l'occasione di essere, per una volta, il primo ad arrivare per fumarsi una sigaretta in santa pace. L'aria tagliente del mattino mista alla combustione del tabacco gli si insinuò prepotentemente nei polmoni, livellando per un istante i pensieri.

- Stai fumando parecchio ultimamente, Soap. – lo interruppe la voce del tenente dall'angolo più remoto del suo campo visivo, la figura scura e immensa che navigava verso di lui nella luce ancora pallida.

- Me la ricordavo diversa mia madre, Ghost. – gracchiò MacTavish in un ghigno.

Sapeva quanto ci fosse di non detto in quell'osservazione all'apparenza innocua, ma lo ignorò volutamente.

- Vieni dentro, devo mostrarti una cosa prima che arrivino gli altri. – gli ordinò con un tono che non ammetteva repliche e per una frazione di secondo, Soap fu quasi preoccupato.

- Rog, L.T. – chiosò gioviale schiacciando il mozzicone avanzato sotto lo stivale e si affrettò a seguirlo dentro, attorno al tavolo del briefing.

Ghost esitò per un istante che parve lunghissimo, scrutandolo attentamente, quasi in attesa. Poi, dal gilet, estrasse due plichi quasi identici scaraventandoli sul tavolo di fronte a lui.

Wait for me || John "Soap" MacTavish (Call Of Duty) x OCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora