Il cargo lasciò la pista in perfetto orario in un rombo devastante che, nella stiva, vibrò sulla pelle di Yael col fragore di una granata.
Nella penombra opprimente dell'interno, addossata alla rete di cinghie che delimitavano i pochi sedili contro la parete rivettata, la dottoressa si sentì di colpo distante anni luce da qualsiasi cosa avesse mai conosciuto. Sola in uno spazio siderale e alieno.
Lasciò che lo sguardo vagasse neutro fra la realtà plumbea e sospesa fuori dai piccoli oblò che punteggiavano l'immensa cabina, le casse di rifornimenti chirurgici che viaggiavano con lei e la dura complessità delle pareti rivestite di tubi e telo cerato.
Le sembrava che la testa pulsasse in perfetto accordo con l'aria che turbinava impetuosa sulla fusoliera, regalandole la spiacevole sensazione che i pensieri scivolassero via ad ogni battito pesante del cuore.
Si chiese se anche Johnny si sentisse a quel modo, prima di una missione. Come se il mondo dovesse sgretolarsi sotto la pressione di un presentimento, il tempo riavvolgersi nella solitudine assordante di quel cargo buio e deserto.
Yael prese un respiro e l'aria rarefatta, mista al sentore metallico di carburante per aerei, le ferì i polmoni. Aveva paura.
Volarono per tre ore, prima che l'aereo cominciasse lentamente a digradare in un susseguirsi di vuoti d'aria che le serrò lo stomaco in una morsa.
Atterrò pesante in uno stridio di pistoni che le mozzò il respiro e, finalmente, accompagnata da un soffice sibilo metallico, la rampa si abbassò su un universo nuovo, inondato di una luce pallida e slavata che accecò appena il suo campo visivo.
Attraverso la cornice squadrata e tagliente della fusoliera, intravide la sagoma azzurrina e pesante di una catena montuosa, il suo digradare lieve, avvolto dal verde profondo della vegetazione. Le sembrò una visione stranamente delicata per il contesto militare in cui doveva trovarsi la base e, al tempo stesso, ne fu rinfrancata.
Liberò il borsone dalle cinghie della rastrelliera in acciaio e, con il cuore in gola, imboccò la rampa.
L'odore terreno di muschio e rugiada, misto a carburante per aerei e polvere da sparo, le inondò i polmoni ancora contratti dall'aria rarefatta.
- Un intero cargo per un solo ufficiale. Questo non l'avevo ancora mai visto. Benvenuta, tenente. – ridacchiò una voce femminile nel chiarore ancora indistinto che si allargava sulla pista, il tono fermo che sovrastava di poco il rombo ottuso dei motori in arresto.
Yael ingoiò a vuoto nell'aria fredda, le iridi d'ambra appuntate dove doveva trovarsi la sua interlocutrice. Ci volle ancora qualche istante perché i contorni divenissero chiari e lo sguardo affilato incontrasse il suo.
- Yael Williams. – chiosò la dottoressa, facendosi avanti, le dita tese verso la figura slanciata e matura in abiti civili. Un disagio pungente e traditore le avvinghiò lo stomaco, era chiaro che gli occhi azzurro pallido la stessero studiando, senza fretta.
La donna accettò la stretta di mano, il volto disteso e indecifrabile sotto la chioma bionda disciplinata in una crocchia morbida sulla nuca.
- Kate Laswell. Responsabile della base e agente di collegamento. – abbozzò un sorriso composto, tuttavia, a Yael non era sfuggito il modo sottile in cui aveva evitato di dirle apertamente che fosse della CIA.
- Signora. – la dottoressa corresse il tiro, le unghie che affondavano nervose nella cinghia del borsone, in attesa.
Uno sparviero gridò in lontananza nella valle e, di nuovo, gli occhi affilati di Laswell si strinsero impietosi sui suoi contorni, quasi ne stessero soppesando le reazioni.
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Wait for me || John "Soap" MacTavish (Call Of Duty) x OC
FanfictionYael Williams, chirurgo d'urgenza al Royal Infirmary Hospital di Manchester, è segnata da un passato doloroso. La vita di Yael è dedicata al lavoro. È brillante e tenace, tuttavia, il suo passato l'ha resa introversa e diffidente. Un incontro casual...