Johnny sembrò visibilmente più rilassato, mentre guidava con disinvoltura l'enorme jeep militare diretto verso l'appartamento di Yael. Eppure, qualcosa lo turbava.
Negli sguardi che la ragazza gli scoccava di sottecchi dal sedile del passeggero, era chiaro che quella rigidità nel suo corpo non si fosse ancora dissipata. Lo aveva notato nelle dita che stringevano il volante quasi dovessero spezzarlo, in quel muscolo contratto nella sua mascella e nel modo in cui le sopracciglia scure rimanevano corrucciate, nonostante il ghigno familiare con cui le parlava.
Le aveva chiesto del suo lavoro, a quali interventi avesse preso parte nelle settimane in cui era stato via, se si fosse ricordata di mangiare e riposare a sufficienza, ma, come al solito, le missioni cui Johnny aveva preso parte erano un tabù assoluto.
Yael aveva imparato fin da bambina ad evitare meticolosamente l'argomento, e non chiese nulla al sergente come non aveva mai chiesto nulla a suo padre. A volte, però, guardandolo, aveva ancora l'impressione di aver accolto così a fondo dentro di sé uno sconosciuto.
John MacTavish, come lo era stato il colonnello Henry Williams prima di lui, era un uomo fedele alla morte.
E in quella devozione, la ragazza sapeva che non avrebbe mai potuto raggiungerlo, non avrebbe mai potuto capire.
Lo guardava guidare quell'auto, quasi fossero una coppia normale di ritorno da una commissione qualsiasi; invece, quella scena era piena di note stonate.
La sua divisa tattica, il marchio dell'SAS sulle maniche arrotolate, le fondine alle cosce, i guanti rinforzati e le ginocchiere rigide, il coltello che baluginava dal vano porta oggetti accanto al cambio della frizione e quel mortale odore di polvere da sparo nell'abitacolo.
Lo guardava, così dolorosamente attraente, e per un folle attimo ebbe il triste presentimento che non sarebbe mai stato suo.
- Vai di sopra a farti una doccia. Io preparo un tè. – chiosò Yael in un sorriso provocatorio, mentre faceva strada nella piccola casa di mattoni a quella curiosa parte della sua vita, solida, ingombrante nel suo carico di solitudine e sfacciataggine.
Ne sentiva la presenza enorme dietro di sé, bollente, quel sentore unico e inconfondibile di muschio, tabacco e carburante. La sua risata roca le solleticò la nuca con un vibrare profondo, quasi gutturale.
- Fottuti Inglesi... - grugnì divertito nella familiare cadenza scozzese, così densa da farle girare la testa. Eppure, non protestò.
Osservò MacTavish salire le scale troppo strette per quelle sue spalle così larghe, le falcate lente, pesanti, quasi stesse portando il peso del mondo e un vuoto improvviso le si avvinghiò traditore allo stomaco.
Yael s'impose di distogliere lo sguardo, di non indugiare su quel noto senso d'impotenza che l'aveva allontanata da suo padre. Avrebbe voluto chiedere di più, ma aveva paura. Non paura di un rifiuto, paura di sentirsi amata da qualcuno di così pericolosamente vicino alla morte.
Impiegò volutamente più tempo del dovuto a riempire ed accendere il bollitore in cucina. Il motivo non le era del tutto chiaro, ma nel profondo sapeva che fino ad allora avevano solo danzato intorno a dei sentimenti troppo ingombranti per quelle scopate sottratte al lavoro di entrambi.
Per quanto le costasse ammetterlo l'immagine di John MacTavish che le si era impressa in complesse volute nel cuore, era diversa da quella di qualsiasi altro uomo avesse mai lasciato traccia dentro di lei.
Ammetterlo avrebbe significato travalicare un confine, una linea da cui non c'era ritorno. Lasciarlo entrare, affacciarsi in quel caos che si portava dentro, rispondere a domande per cui serviva un coraggio che non aveva.
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Wait for me || John "Soap" MacTavish (Call Of Duty) x OC
FanfictionYael Williams, chirurgo d'urgenza al Royal Infirmary Hospital di Manchester, è segnata da un passato doloroso. La vita di Yael è dedicata al lavoro. È brillante e tenace, tuttavia, il suo passato l'ha resa introversa e diffidente. Un incontro casual...