Come era già accaduto nei suoi precedenti congedi, per quanto brevi, Johnny non ritornò alla base quella notte e neppure le notti successive.
Yael non lo aveva invitato e lui non aveva chiesto, semplicemente era rimasto, come per entrambi era naturale che fosse. Quella nuova, strana, quotidianità per la ragazza era stata una boccata d'aria fresca.
Era riuscita a lasciarsi alle spalle il lavoro per il periodo più lungo che si fosse mai concessa in tre anni, senza remore, senza ripensamenti. Si era regalata del tempo. Tempo da trascorrere con l'uomo che amava.
In pochi giorni aveva scoperto cose di John MacTavish che il ragazzo non sarebbe stato in grado di raccontarle in una vita intera. Piccole cose, quasi insignificanti forse, ma che non avevano fatto altro che acuire il bisogno che di lui si era costruita dentro.
Nelle notti insonni, lo aveva osservato dormire. E con dormire, intendeva dormire di un sonno talmente profondo che dubitava di riuscire a svegliarlo con metodi convenzionali. Quasi fosse in ricarica da quel continuo stato di combatti o fuggi in cui doveva trovarsi durante una missione.
Si agitava nel suo letto in modo scomposto, le mani ruvide che spesso l'afferravano fra le lenzuola per stringerla al corpo massiccio, bollente. Yael si sentiva quasi imbarazzata dalla facilità con cui si era innamorata di lui e forse anche colpevole per quel desiderio di rubare quei suoi momenti di assoluta serenità.
Spesso adagiava il capo sul suo petto, perdendosi nel ritmo lento e cadenzato del suo cuore, sorridendo a quei movimenti involontari delle sue braccia che l'accoglievano con un gemito assonnato.
Da sveglio, d'altronde, era una minaccia.
Quando non correva nel parco o non l'accompagnava in giro per la città, si aggirava fra quelle quattro mura come una tigre in gabbia, pregandola di dargli qualcosa da fare. Che fosse masticare una gomma o sistemarle qualcosa in casa, doveva tenersi occupato. In effetti, l'appartamento non era mai stato così efficiente come da quando Johnny era con lei.
Se non era concentrato su altro, tuttavia, il suo pensiero fisso era...beh, Yael.
Non gli importava come o dove, la ragazza scoprì che aveva un disperato bisogno di toccarla, sentirla vicina, darle piacere. Forse facendo incetta prima di essere ributtato a forza nella linea di fuoco.
La baciava con avidità, quasi la ragazza fosse stata aria e lui avesse trattenuto il fiato fino a quel momento.
Utilizzava i pretesti più assurdi e, spesso, Yael non faceva che assecondare divertita quelle sue adorabili pantomime.
- Visto qualcosa che ti piace, bonnie? – aveva ghignato soddisfatto, una volta, quando gli occhi della dottoressa avevano indugiato un po' troppo a lungo sulle dita guantate che tamburellavano nervosamente sul volante dell'auto.
- Chiacchierone. Era il suono, mi ha distratta. – gli aveva ritorto prontamente la ragazza, ma aveva distolto lo sguardo.
- Mhmm. Aye. Continua a raccontartelo, bonnie. – la sfacciata arroganza era palpabile nel tono roco, la sicurezza stampata sul volto attraente, mentre un angolo della bocca s'incurvava verso di lei.
L'accento scozzese denso su ogni parola, facendola volutamente arrossire. Poi era tornato al ritmo cadenzato di prima, questa volta deliberatamente.
Quella voce.
Yael aveva il solido sospetto che Johnny fosse a conoscenza dell'effetto che aveva su di lei. Quella cadenza roca, profonda che le rotolava sulla pelle fin dentro parti di sé che non ricordava di avere.
Sapeva sussurrarle confessioni e immagini che, in altri tempi, non avrebbe permesso a un uomo di evocare in lei. Il modo in cui la voleva era totalizzante, vertiginoso.
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Wait for me || John "Soap" MacTavish (Call Of Duty) x OC
FanfictionYael Williams, chirurgo d'urgenza al Royal Infirmary Hospital di Manchester, è segnata da un passato doloroso. La vita di Yael è dedicata al lavoro. È brillante e tenace, tuttavia, il suo passato l'ha resa introversa e diffidente. Un incontro casual...