19. Sergeant muscles and mohawk

199 14 0
                                    

Yael avrebbe voluto più tempo da trascorrere con Johnny prima di quella partenza così improvvisa. Più tempo per lasciarsi egoisticamente cullare dalla sua vicinanza a dodici mesi dal loro primo incontro.

Invece, si arrese all'evidenza di quei turni già fissati da tempo e all'improbabile eventualità di cedere la sua guardia con così poco preavviso. Cosa che, comunque, l'avrebbe incastrata in un debito difficile da ripagare.

Le si prospettava un diurno tranquillo e interminabile, con il ricordo ancora fresco del sergente addormentato fra le lenzuola disfatte e un desiderio disatteso prima di montare al lavoro.

Per questo, sul finire del turno, entrò nella sala medici col piglio di un condannato, una velata emicrania a strizzarle le tempie e il cuore ingarbugliato in sentimenti che erano rimasti con Johnny su quel letto caldo nella casa di mattoni.

Dal consunto divano in pelle sbiadita, Gary la salutò con un cenno del capo biondissimo reclinato all'indietro per intercettare il suo sguardo. Nel silenzio della stanza, il rumore del sacchetto lucido delle patatine fra le dita lunghe del chirurgo, le rimbombò nella testa a un centinaio di decibel.

- Williams! – la chiamò ciarliero, ignorando il suo plateale malumore: - Di nuovo un turno insieme, da quanto non capitava? –

Ingollò ancora un paio di patatine e Yael ebbe la netta sensazione di non avergli mai visto mangiare altro in sua presenza.

Non aveva importanza quale ora del giorno fosse, Gary Stevens si nutriva esclusivamente del cibo spazzatura collezionato dai distributori sparsi per tutto il pronto soccorso. Nondimeno, seppur con qualche probabile carenza nutrizionale, era comunque un chirurgo di eccezionale bravura.

A volte si chiedeva come riuscisse a reggere i turni massacranti e le lunghe ore di sala operatoria con solo qualche bibita energetica e una barretta al cioccolato in corpo. O forse, la sua visione era ormai semplicemente alterata dalla presenza di John MacTavish nella sua vita, una voragine di carboidrati, proteine e whiskey.

- Ti verrà un infarto a mangiare di continuo quella robaccia, Gary. – sospirò Yael, le dita piccole che liberavano il collo dallo stetoscopio nero in un gesto nervoso. Lo gettò sul tavolino da caffè ai piedi del collega e si lasciò andare sul divano accanto a lui in un tonfo sordo.

Ignorò volutamente lo sguardo di accesa soddisfazione nelle iridi azzurre del chirurgo a quel brandello di intimità.

- Nah, la pompa sta una favola. – biascicò con un sorriso che scopriva i canini. Le offrì in silenzio il suo pacchetto, Yael rifiutò prima ancora di sentirne l'odore.

L'unica volta che si era lasciata convincere a mangiare con lui quella roba durante una guardia notturna, si era ritrovata, tre ore di interventi più tardi, a vomitare l'anima in un bidone dei rifiuti speciali della sala operatoria. Da quel momento si era tenuta saggiamente alla larga da tutto ciò che, in ospedale, non fosse servito da mani umane.

- Tu, piuttosto. Stai di merda, Williams. Si vede lontano un chilometro che qualcosa ti ha rovinato la festa. – continuò, il gomito che le impattava sul braccio in un gesto eloquente.

Yael odiava ammetterlo, ma Gary la conosceva più a fondo di quanto la ragazza non avesse voluto lasciar trapelare durante la loro fugace relazione. Era un disagio così fisico, che, se non avesse pensato che il collega ne avrebbe approfittato per prenderla in giro, si sarebbe fatta visitare.

- Beh, grazie tante. Ti svelo un segreto, Stevens. Dirle che ha un aspetto di merda, non aiuta a far breccia nel cuore di una ragazza. – sospirò Yael, rovesciando a sua volta il capo all'indietro sullo schienale liso del divano: - È una storia lunga, comunque. –

Wait for me || John "Soap" MacTavish (Call Of Duty) x OCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora