18. Badges of honour

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John MacTavish non perdeva mai la concentrazione durante un briefing.

Lo aveva imparato in anni di addestramento quanto il memorizzare ordini e indicazioni potesse salvare la vita, eppure, nella tenue penombra metallica dell'hangar, la sua attenzione, per la prima volta, languiva intorno a un pensiero insistente.

Il volto neutro masticava la gomma con insolita veemenza, il piede tamburellava molesto sotto il tavolo di alluminio e le unghie scalfivano nervose la lama di un coltello tattico.

Quasi due settimane. Questa era la durata prevista per la missione. Di nuovo una ricognizione, in cerca di nulla più che briciole sull'attività del gruppo paramilitare Konni nella speranza di sedare qualsiasi tentativo di liberare l'ultranazionalista Vladimir Makarov.

Era ben lungi dal tirarsi indietro e neppure avrebbe potuto, ma stava diventando complicato trattenere quell'impropero che gli stava ribollendo nella gola.

Due settimane. L'avrebbe lasciata sola proprio in quelle uniche due settimane che marcavano un anno dal loro primo incontro.

Il Capitano spense il laptop in un gesto secco e la penombra nell'hangar si fece di colpo più densa. Gaz e Ghost presero silenzioso congedo e si allontanarono dal tavolo in un tramestio assordante di sedie in alluminio, mentre Johnny ancora stiracchiava il corpo dolorante.

La spalla destra si assestò con un sonoro schiocco di giunture.

- Soap, figliolo, fatti dare di nuovo un'occhiata a quella spalla prima di partire. Le slogature possono essere una vera seccatura. Ne so qualcosa. – gracchiò Price ammiccando al suo indirizzo, riallineando a sua volta le spalle in uno scricchiolio secco.

- Tutto a posto, signore. Non credo sia necessario... - azzardò con un cenno del capo ed era vero, il soccorso medico lo aveva rimesso in piedi e da allora la spalla non aveva dato più problemi.

L'unica vera seccatura era stata non potersi masturbare agilmente per i tre o quattro giorni successivi. Il solo pensiero per poco non gli strappò un impertinente sorriso dei suoi.

Il Capitano esitò un istante che parve lunghissimo, gli occhi ridotti a fessure, forse valutando al millimetro le sue reazioni.

- Non era un consiglio, MacTavish. – chiosò infine asciutto, un ghigno che languiva appena fra le righe del tono severo e paternalistico. Il discorso era chiuso e Johnny era stato chiaramente congedato.

- Aye, cap. – rispose in un cenno d'assenso quasi automatico, le labbra serrate e il cervello in subbuglio.

Non si accorse nemmeno che Price lo aveva lasciato solo nell'hangar in penombra, il ronzio distante dei veicoli militari che saturava il silenzio. Avrebbe potuto raggiungere immediatamente l'ala medica, lasciare che un'infermiera della base valutasse la spalla e gli rilasciasse un dannato foglio di via prima della partenza.

Sarebbe stato più semplice. Invece, mentre in falcate pesanti riguadagnava l'uscita, cellulare alla mano, aveva già composto il numero di centralino del Royal Infirmary.


Era fin troppo immediato per un sergente delle forze speciali ottenere un appuntamento con l'ufficiale medico designato prima di una missione. Soprattutto se a richiedere la visita fosse stato il suo diretto superiore.

Se fosse il modo più adatto per comunicare di una prossima partenza alla propria ragazza, quella era tutt'altra storia.

Soap restò inquieto per il resto della giornata. Viaggiava nervoso fra il poligono, l'armeria e la palestra convinto che avere qualcosa da fare lo avrebbe aiutato a sedare quel tarlo impertinente che gli stava martellando da qualche parte fra il cuore e la nuca.

Wait for me || John "Soap" MacTavish (Call Of Duty) x OCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora