16. A part of me that is still hurt

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Il sole, a malapena velato da una timida coltre di nubi, splendeva insolito su Manchester la mattina in cui Yael smontò dal turno di notte per accogliere Johnny alla stazione Piccadilly.

Nella luce pallida che si frammentava all'infinito fra i travicelli in acciaio e il plexiglass, il treno proveniente da Glasgow Central arrivò puntuale in un sommesso ronzare di freni elettrici.

Non era l'unica ad aspettare qualcuno sul binario di un grigio sfolgorante e per poco non scomparve in quel tramestio di umanità e trepidazione che affollava la banchina. Appuntò gli occhi chiari alle decine di porte metalliche che si aprivano in sincronia perfetta, scansionando accuratamente i passeggeri che defluivano come trascinati dalla corrente.

- Bonnie! –

Una mano enorme, assurdamente familiare, emerse dalla piccola folla e Yael non trattenne una risata a quel richiamo spontaneo, quasi abbaiato al suo indirizzo.

Qualcosa, nel profondo, le suggerì quasi un moto di vergogna per quel nomignolo urlato a metri di distanza, ma il battito assordante del cuore le impedì di ascoltare. Il sergente navigò rapido verso di lei e così Yael non desiderò altro che lasciarsi trovare.

In un attimo le fu di fronte e alla dottoressa parve quasi che, di colpo, quel velo di nubi oltre il plexiglass si fosse dissolto. MacTavish le scoccò un ghigno impertinente, le iridi blu allacciate alle sue, sfacciate e, prima che potesse salutarlo, Yael si sentì travolgere dal calore delle sue braccia in una stretta che le sollevò i piedi dal suolo.

La ragazza sentì il cuore librarsi al suono della risata roca, profonda, che le vibrava sulla pelle e d'istinto le mani piccole raggiunsero la nuca rasata, intrecciandosi alle ultime ciocche della cresta mohicana. Nel petto ampio, premuto al suo, il battito del cuore rimbombava pesante sotto la giacca tattica.

- Bentornato, sergente. – sorrise, il respiro appena più accelerato per la corsa e la sorpresa, mentre il naso sfiorava ancora la punta del suo e i piedi toccavano di nuovo terra.

- Mo leannan. –

Quel respiro, impastato allo scozzese denso, irresistibile, le rotolò sulle labbra in un brivido che le accese la spina dorsale. La bocca di Johnny si sovrappose alla sua in un istante, gli angoli ancora incurvati in un ghigno schietto, le dita ruvide che trovavano i suoi fianchi persino attraverso il parka invernale.

Un gemito impercettibile vibrò nella gola del sergente, era profondo, il ringhio di un animale in gabbia.

- Per quanto apprezzi un bacio in pubblico, hen. Ho bisogno di qualcosa di più privato. – gracchiò divertito, il respiro appena più svelto sulle sue labbra. L'aroma familiare di caffè misto a tabacco a invaderle indiscreto i polmoni, la barba sul mento a solleticarle il viso.

- Andiamo, chiacchierone di uno scozzese. Usciamo di qui. – ridacchiò la dottoressa in una scrollata del capo, ma il cuore le batteva così forte da creare un vuoto d'aria nello stomaco.

Soap recuperò il borsone dal binario quasi non pesasse nient'altro che la stoffa di cui era fatto e, con un ghigno di assoluta soddisfazione, le si accostò per guadagnare l'uscita. Camminarono fino al piazzale della stazione, inondato da quel curioso sole invernale, mano nella mano in un'intimità quieta e urgente al contempo. 

Sembrò naturale scendere due fermate in anticipo dalla metropolitana, lasciare l'aria asfittica, addensata dall'odore di particolato e olio minerale, per raggiungere l'appartamento a piedi attraverso lo Urban Heritage Park.

Nell'aria gelida l'odore del sole era inconfondibile, si era appiccicato al tappeto di foglie morte che scricchiolava nella brina, lambiva tiepido nelle spire di condensa delle loro risate. Le spalle vicine nell'umidità traditrice che risaliva le sponde del Castlefield Basin nel suo aroma terreno e pungente, le dita intrecciate, bollenti contro la brezza che spazzava leggera gli argini spogli in un alito costante e profumato.

Wait for me || John "Soap" MacTavish (Call Of Duty) x OCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora