Mentre una fiamma, pigra e quasi soffocata, languiva ancora dolcemente nella brace che si andava spegnendo, Johnny rigirò a lungo nella mente quel bisogno di lei che gli era montato dentro come il salire della marea.
Torturò per qualche minuto la cover rinforzata del cellulare, tracciò nervosamente con le unghie il vetro appena scalfito, indeciso.
Il vecchio orologio a parete all'ingresso della cucina ticchettava grave i secondi a ritmo così lento da dargli su i nervi. Era particolarmente fastidioso se sovrapposto al ritmo incalzante e scoccante del proprio cuore sotto il maglione.
Le dieci.
Aggiustò la posizione scomposta del corpo massiccio affondato nella poltrona, il telefono stretto quasi dovesse spezzarsi. Non si era neppure accorto di aver aperto il suo contatto in rubrica.
Prima di poterci riflettere più a lungo, il suono della chiamata in corso gli stava rimbombando nelle orecchie.
"Johnny?"
La voce, vagamente sorpresa, della dottoressa all'altro capo fece fare al suo stomaco una spiacevole capriola.
- Hiya. Mi mancavi, bonnie. – ammise divertito nel sospiro roco che gli risaliva impertinente il torace.
- È diventato strano non vedersi mentre sono in congedo. –
Soap ingoiò a vuoto nell'aria satura dell'odore pungente e fuligginoso del caminetto del salotto di casa MacTavish.
"Lo so." Si affrettò a rispondere Yael, un chiaro sorriso nel tono misurato, poi calò il silenzio.
I secondi gli parvero interminabili e per poco fu tentato di riempirli, non andare in frantumi.
"Come ci siamo finiti a questo punto, sergente?" continuò la ragazza con più dolcezza, quasi un sussurro.
Era una domanda dannatamente sensata. Avevano finito, in poco tempo, per infilarsi a vicenda un guinzaglio strettissimo. D'improvviso, quella semplice affermazione, sembrò far collidere i loro mondi a folle velocità.
- È stata quella dannata visita, mi hai incasinato. – ghignò MacTavish per scrollarsi di dosso un presentimento, ma il cuore aveva perso per una frazione di secondo il suo ritmo.
"Ti garantisco che non sono mai così poco professionale."
- Cosa farai domani, leannan? – le chiese poi d'istinto, non era neppure certo di voler sentire la risposta.
"Lavorerò. Sono sempre di turno in questo periodo."
Di nuovo una pausa, quasi stesse scegliendo in qualche modo le parole o stesse semplicemente lottando per farle uscire.
"Vorrei anche passare al cimitero militare..." la ragazza prese un respiro.
Per quanto si fosse sforzata, Soap aveva intercettato quell'incrinatura millimetrica nel tono tranquillo. Gli serrò le mascelle in uno schiocco ovattato, lo stomaco a brandelli.
- Capisco. – ringhiò poi in un sospiro, la mano ruvida che percorreva la cresta mohicana in un gesto nervoso, gli occhi serrati, maledicendosi. Chiedendosi che altro si fosse aspettato.
Si sentì uno stronzo. Avrebbe voluto dirle mille cose, ma aveva la gola arsa. Rimase in silenzio per un tempo che parve dilatarsi a dismisura nello statico vago e distante del telefono.
"Ho promesso a Reg che sarei passata al pub questa sera. Ann verrà con me." chiosò infine Yael, forse per sollevarlo dall'imbarazzo di dover aggiungere qualcosa.
Non era così che Soap aveva immaginato quella telefonata, avrebbe dovuto sembrarle brillante, pungente, romantico perfino. Invece se ne stava in silenzio, col cuore in mano, incapace di elaborare qualcosa di sensato.
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Wait for me || John "Soap" MacTavish (Call Of Duty) x OC
FanfictionYael Williams, chirurgo d'urgenza al Royal Infirmary Hospital di Manchester, è segnata da un passato doloroso. La vita di Yael è dedicata al lavoro. È brillante e tenace, tuttavia, il suo passato l'ha resa introversa e diffidente. Un incontro casual...